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    Ritorno alle gabbie salariali

    (5 Agosto 2009)

    Nell’Italia che si sfascia una nota dalla Banca d’Italia sul costo della vita al Nord ed al Sud ha dato lo spunto alla Lega di lanciare una nuova campagna di odio verso il Mezzogiorno. Sostiene la Lega che, dal momento che la vita costa meno, i salari nel sud dovrebbero essere più bassi di quelli del Nord. In particolare hanno fatto impressione al leghista Calderoli gli affitti che nel Sud sarebbero il sessanta per cento della media nazionale.

    Bisogna osservare, prima di tutto, che tutti salari italiani sono tra i più bassi dell’OCSE e che nel corso degli ultimi venti anni hanno perso almeno il trenta per cento del loro valore a causa dell’ ancoraggio al tasso di inflazione "programmata" di gran lunga inferiore di quello reale. Quindi si pone con urgenza un problema di generale aumento dei salari a tutti i lavoratori italiani per sollevarli dal livello quasi di indigenza in cui si trovano ed avvicinarli a quelli francesi, tedeschi ed inglesi. Un aumento generalizzato dei salari sarebbe una frustrata benefica per i consumi e sarebbe un tonico per l’economia italiana.

    Non se ne farà niente perchè i sindacati confederali italiani non si muovono dalla linea di paralisi che li caratterizza ed assecondano passivamente la Confindustria anche nella riduzione del poco che rimane ai lavoratori (vedi modifiche apportate al contratto di lavoro).

    Il Parlamento italiano non farà niente per un miglioramento dei redditi da lavoro dal momento che da anni il suo impegno "sociale" consiste nel ridurre i diritti dei lavoratori piuttosto che nel migliorarli. Per quanto riguarda i salari al Nord ed al Sud mi limito ad osservare che le famiglie meridionali sono generalmente più povere di quelle del Nord e che sono quasi tutte monoreddito contrariamente a quelle del Nord che sono quasi tutte plurireddito. E’ vero che la vita costa meno ad Agrigento che a Bergamo almeno per alcuni consumi fondamentali. Ma è anche vero che il monoreddito agrigentino serve a far vivere una intera famiglia e spesso più di una. E’ molta diffusa la condizione di famiglie che vivono di un solo reddito di lavoro o di pensione e addirittura di più famiglie che si sostengono con un unico cespite. Mentre molte famiglie del Nord dispongono della abitazione di proprietà e quindi non pagano affitto per niente, molti lavoratori del Sud non posseggono la casa dove abitano. Quindi il fatto che gli affitti sono il sessanta per cento di quelli del Nord di fatto non significa niente.. Insomma la situazione va vista nella sua concretezza e va analizzata approfondendo i dati ed applicandosi all’esame delle condizioni obiettive. Gli affitti delle abitazioni nel Sud anche se più bassi decurtano i salari cosa che non accade a quanti nel Nord posseggono la casa. Infine aggiungo che l’ingresso nella vita lavorativa al Sud avviene molti anni dopo che al Nord dal momento che non esiste un tessuto economico che assorbe immediatamente manodopera come succede spesso in gran parte del Nord.

    Pietro Ancona già segretario generale CGIL sicilia.
    http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/

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