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(4 Aprile 2011) Enzo Apicella

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    (La tolleranza zero)

    Sicurezza anche per noi... ma nei posti di lavoro !

    Contro il pacchetto sicurezza, legge razzista e inutile

    (25 Settembre 2009)

    Dall’ultimo numero di Primomaggio, settembre 2009, http://xoomer.virgilio.it/pmweb

    Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c’era rimasto nessuno a protestare”

    Discriminare per meglio sfruttare

    Il “Pacchetto Sicurezza” approvato lo scorso 8 agosto è costituito da un insieme di provvedimenti che sanciscono la sostanziale discriminazione sociale e giuridica degli immigrati extra-comunitari ai quali vengono negati diritti che vengono invece garantiti agli altri cittadini [1]. Purtroppo non si tratta di una novità e, come in altre occasioni (si prendano ad esempio le “leggi razziali” del fascismo oppure il recente “lodo Alfano” salva-Berlusconi), si misura una volta di più l'ipocrisia insita nell'auto-rappresentazione “universalistica” - “la legge è uguale per tutti” - che il capitalismo vorrebbe dare di sé e delle proprie leggi. Nel capitalismo la legge non è uguale per tutti: né nella sostanza (giacché un povero non ha certo la stessa libertà [2] di un ricco) e neppure nella forma.

    In linea generale il “pacchetto sicurezza” si propone 2 obbiettivi. Il primo obbiettivo è quello di soddisfare la brama di una certa parte dell'“opinione pubblica” “indotta a volere” la caccia all'immigrato per poter scaricare su qualcuno tutte le frustrazioni e le insicurezze della propria condizione sempre più minacciata dagli effetti devastanti del capitalismo sulla vita delle persone. Il secondo obbiettivo è quello di rendere ancora più dura la vita agli immigrati, più precaria e ricattabile la loro condizione, in modo da poterli sfruttare più ancora di quanto non sia stato fatto fino ad oggi.

    Una riflessione generale sul contenuto e sulla natura delle norme che compongono il complesso normativo in questione non può che partire dalla constatazione che, nonostante l’alternarsi di governi di destra e di “sinistra”, la politica dei Governi italiani sull’immigrazione si è caratterizzata per una sostanziale “continuità in negativo”. Il centro-destra, semplicemente, si vanta delle misure che adotta, mentre il centro-“sinistra”, dovendo tener conto di una quota di elettorato “progressista” e “illuminato”, getta il sasso e nasconde la mano.

    Il ragionamento dell'italiano razzista medio è più o meno questo: rendiamo sempre più difficile l'ottenimento della regolarizzazione, restringiamo i flussi, respingiamo alle frontiere...; rendiamo, contestualmente, più rapida l'espulsione dal paese e più dura la punizione per chi viene colto in condizione di irregolarità. In questo modo avremo meno immigrati e ci saranno più lavoro e più servizi per gli italiani. Non ha importanza se, respingendoli in mare, condanniamo uomini, donne e bambini alla fame e alla morte: i nostri telefonini devono essere ricaricati, i nostri abbonamenti alla pay-tv devono essere rinnovati, le nostre partite di calcio devono essere seguite, le nostre sedute di fitness devono essere garantite... Eppure, neanche l'enorme battage propagandistico con cui il Governo Berlusconi e la Lega Nord hanno approvato la legge sulla “sicurezza dei cittadini” per “rincuorarli” dalla paura per l’“emergenza immigrazione”, può nascondere il fatto che di immigrati - regolari e non - l’Italia (come ogni altro paese capitalistico) ha assoluta necessità. Quindi, gli immigrati resteranno. E tanto più resteranno quelli che lavorano in aziende non de-localizzabili come, tanto per fare un esempio, le case delle famiglie italiane.

    Sui “respingimenti” i politici fanno gara a vantarsene

    La campagna “anti-immigrati” si articola su diverse linee: si va da i rumeni stupratori fino ai rom ladri di bambini. Uno degli elementi su cui si è insistito di più è quello dell'ipocrita “lotta contro la clandestinità”; ipocrita, perché è evidente a chiunque abbia occhi per vedere che in nome della lotta contro la clandestinità vengono adottati provvedimenti che producono l'aumento del numero di clandestini. La cosa non avviene per caso, ma con l'obbiettivo di aumentare la subordinazione degli immigrati nel mercato del lavoro e nella società cosiddetta “civile” e di procurare un sempre più vasto “esercito di riserva” costituito da forza lavoro massimamente flessibile e ricattabile che possa essere utilizzato per meglio flessibilizzare e ricattare anche i lavoratori italiani.

    Sempre sulla base della cosiddetta “lotta contro l’immigrazione clandestina” si sostiene la necessità di fermare gli sbarchi sulle coste italiane facendo finta di non sapere che la clandestinità (o, per meglio dire, l'irregolarità) è una condizione a cui un immigrato è destinato ad andare incontro per tutta una serie di ragioni che hanno ben poco a che vedere con gli “sbarchi” (i quali, grazie alla “copertura” ossessiva dei mass media, sono divenuti uno dei pilastri su cui si è sviluppato il consenso elettorale alla Lega Nord e in generale alle politiche discriminatorie, nonostante il fatto che “negli ultimi anni si è registrato un calo degli arrivi a Lampedusa in Sicilia e nelle altre regioni meridionali, come emerge chiaramente leggendo i dati del ministero dell’interno” [3]).

    L’OCSE (Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica) ha evidenziato che il 65% degli immigrati diventa irregolare in Italia dopo essere entrato regolarmente (soprattutto attraverso visti turistici) e che meno del 15% dell’immigrazione irregolare arriva “dal mare”. Ciò nonostante il Governo italiano porta avanti la barbarie dei cosiddetti “respingimenti” [4] che non solo avviene nella totale violazione di trattati e delle norme internazionali (tra cui la Convenzione di Ginevra, per quanto riguarda i potenziali “richiedenti asilo”), ma che anzi la televisione offre in pasto ai tele-cittadini per farli sentire “più sicuri” “a casa propria”.
    Vale la pena sottolineare che quando il governo Berlusconi e il Ministro Maroni presentarono gli accordi con la Libia ed effettuarono i primi respingimenti, alcuni esponenti dell'“opposizione” (Fassino, D'Alema) si precipitarono a dichiarare che non si trattava per niente di una novità dal momento che già i governi di centro-“sinistra” avevano stipulato accordi analoghi con vari paesi - come l'Albania - ed avevano operato la politica dei respingimenti. Ce ne ricordiamo: uno di questi “respingimenti”, avvenuto nel Canale di Otranto il 28 marzo 1997, si risolse nell'affondamento e rovesciamento della nave albanese “Kater I Rades” e nell'assassinio di oltre 100 persone da parte della Marina Militare italiana. Nessun ministro si dimise, così come non si dimise nessun alto ufficiale della Marina. Un “muro di gomma”, come per la strage di Ustica. Era l'epoca del primo governo Prodi, appoggiato dal PRC e da quel Paolo Ferrero (attuale segretario PRC) che ancora non si era appollaiato sullo scranno del Ministero del Welfare per contro-firmare con il proprio nome e il proprio cognome i decreti flussi stabiliti attraverso le regole sancite dalla legge Bossi-Fini [5]...

    Ovviamente a molti “cattolicissimi” italiani ed ai loro ancor più “cattolicissimi” rappresentanti politici interessa ben poco la storia e la vita di uomini e donne che hanno abbandonato la propria terra e sono stati costretti a consegnarsi ad organizzazioni criminali le quali, in accordo con le forze di polizia di Stati come l’Italia, consentono ad una parte di loro di arrivare a destinazione, mentre condannano un’altra parte a subire torture, maltrattamenti fisici e psicologici; torture e maltrattamenti, peraltro, a cui molti immigrati sono costretti anche successivamente nei CPT (oggi CIE, Centri di Identificazione ed Espulsione) o nei campi di concentramento libici.

    Il primo pacchetto sicurezza lo ha proposto la “sinistra”

    E' parzialmente noto che il “pacchetto sicurezza” approvato ad agosto ha come predecessore un “decreto sicurezza” del 2008. Ma pochissimi sanno che anche la “sinistra” che nel 2007 aveva approvato in Consiglio dei Ministri un proprio “pacchetto sicurezza”, diverso ma con alcuni interessanti punti in comune con quello odierno. In cosa consisteva quel “pacchetto”? Ce lo dice l'Espresso: “dopo lo stop della scorsa settimana, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al “pacchetto sicurezza”, il cosiddetto Amato-Mastella. Composto, appunto, da cinque disegni di legge: disposizioni in materia di sicurezza urbana; disposizioni in materia di grave allarme sociale e di certezza della pena; adesione al trattato di Prum e istituzione della banca dati nazionale del DNA; misure di contrasto alla criminalità organizzata, delega al governo per l’emanazione di un testo unico delle disposizioni in materia di misure di prevenzione, disposizioni in materia di ordinamento giudiziario e patrocinio a spese dello stato”. Facciamo osservare solo due cose: primo, quanto le “disposizioni in materia di sicurezza urbana” assomiglino ai militari in giro per strada [6] deliberati dal Governo Berlusconi e, secondo, quanto la “banca dati nazionale del DNA” assomigli ad una schedatura di massa non dissimile dalla proposta di Maroni di prendere le impronte digitali ai rom “a scopo di identificazione”.

    Non c'è bisogno di dire che nel momento in cui la “sinistra” insegue la destra sul terreno della militarizzazione del territorio, della criminalizzazione degli immigrati, del controllo sociale... non fa che preparare il terreno ad una vittoria della destra che va ben oltre il dato elettorale e che può essere considerata una vera e propria “egemonia” sul “senso comune” popolare. E così, infatti, è andata.

    Il decreto del 2008

    Cominciamo con il dire che i provvedimenti sul tema dell'immigrazione e della “sicurezza” vengono varati un poco per volta, sia per dare l'impressione che su questo tema l'attenzione sia costante, sia per farli digerire in modo indolore cercando di evitare reazioni immediate e di massa. Anche il fatto di emettere nello stesso tempo leggi restrittive e sanatorie ridefinite eufemisticamente “decreti emersione” serve per tentare di evitare che sulle prime si mobilitino gli interessati alle seconde (anche qui, il centro-“sinistra” docet). “Il bastone e la carota”, verrebbe da dire; sì, ma alla maniera di Altan: il bastone in testa e la carota nel culo.

    Risale al maggio 2008 il momento in cui il Governo Berlusconi, appena insediato, presentava un insieme di provvedimenti (denominato fin da subito “pacchetto sicurezza”) composto da un decreto legge e da 3 decreti legislativi su ricongiungimenti, asilo e cittadini comunitari (quest’ultimo ritirato dopo le pressioni europee), ed un disegno di legge - il 733/2008 - oggi legge n. 94/2009. Il “decreto sicurezza”, convertito in legge a luglio dello scorso anno [7] (ma immediatamente esecutivo fin da maggio) prevede, tra le altre cose, l’espulsione dello straniero extracomunitario o l’allontanamento del cittadino comunitario - oltre ai casi previsti dalla legge - nelle ipotesi di condanna superiore ai 2 anni di reclusione o nei casi di condanna ad una pena restrittiva della libertà personale. Per chi non rispetta l’ordine di espulsione l’art.1 del decreto prevede una pena aggiuntiva da 1 a 4 anni. Se trovarsi illegalmente sul territorio italiano diventa una circostanza aggravante del reato commesso, allora uno stesso reato compiuto da un italiano o da un immigrato irregolare danno origine a due pene diverse: la legge non è uguale per tutti.

    L'art. 5 del decreto del 2008 [8] prevede, per chi affitta un immobile ad uno straniero irregolare, la reclusione da 6 mesi a 3 anni, fino alla confisca dell’immobile. Questa previsione ha due effetti: il primo, evidentemente, è quello di rendere molto difficile per gli immigrati irregolari trovare un alloggio e quindi di spingerli ad una situazione di estremo disagio sociale. Ma le difficoltà vengono anche per i “regolari” perché i padroni di casa avranno il timore che questi possano diventare irregolari (o sub-affittare ad irregolari) e far loro rischiare la sanzione penale. Non c'è bisogno di dire che questa norma farà aumentare gli “affitti a nero”: ovvero, che sarà fonte di illegalità. Certo, non sarà “l'illegalità” dell'immigrato che fugge dalla povertà e dalla guerra, ma l'illegalità dell'italiano che gli succhia il sangue con canoni di affitto altissimi. Un bel passo in avanti sulla via della “civiltà”, non c'è che dire.

    Essere clandestino diventa un reato

    L’iter del provvedimento è stato accompagnato da molte polemiche che hanno portato allo stralcio della norma sui medici-delatori (la norma secondo cui medici, infermieri e paramedici avrebbero dovuto segnalare all'autorità giudiziaria i “clandestini” che si fossero presentati in ospedale) in cambio della reintroduzione delle cosiddette “ronde” (in un primo tempo bocciate) e del prolungamento da 2 a 6 mesi dei tempi di detenzione nei CIE.

    Ma la norma che ha suscitato maggiori polemiche (e dibattito in sede giurisprudenziale) è stata quella dell’introduzione del reato di ingresso e soggiorno irregolare (il famoso “reato di clandestinità”), che peraltro non implica necessariamente l’immediata incarcerazione, la quale può essere commutata in un’ammenda da 5.000 a 10.000 euro (con la conseguenza che gli “irregolari” che dispongono di molto denaro - i grossi spacciatori di droga, tanto per fare un esempio - possono pagare, mentre i poveri diavoli devono andare in carcere oppure rovinarsi economicamente). Allo stesso tempo è prevista la possibilità di rimpatrio senza il rilascio del nulla osta da parte dell’autorità competente.
    La previsione di reati o aggravanti di reato (o anche solo di contravvenzioni punite con la sola pena pecuniaria dell’ammenda) “ratione subiecti”, ossia in ragione di una condizione individuale come è quella risultante dalla “irregolarità” dell’immigrato, si pone sullo stesso piano, ideologico, delle norme penali concernenti i reati politici. Basti pensare alla normativa riguardante le associazioni cosiddette ”sovversive” in cui le intenzioni (anche solo ipotetiche) vengono equiparate alle azioni, in modo tale da poter perseguire le idee politiche senza starsi a preoccupare troppo delle contestazioni specifiche. In questo senso, l'introduzione del “reato di clandestinità” si inserisce perfettamente nel solco della “tradizione italica”, inaugurata dal Codice fascista Rocco del 1930 (tuttora vigente), di perseguire le idee o, appunto, la condizione individuale piuttosto che i comportamenti specifici.
    Se teniamo conto che perfino la Corte Costituzionale ha escluso (con sentenza del 2007) che la condizione di mera irregolarità dello straniero sia sintomatica di una pericolosità sociale dello stesso, la criminalizzazione di una tale condizione soggettiva viola il principio fondamentale in materia penale secondo cui si può essere puniti solo in virtù di un fatto materiale.

    Non c'è di che scandalizzarsi più di tanto. Le leggi sono fatte ad uso e consumo delle classi dominanti. Però valeva la pena sottolineare il passaggio di cui sopra per evidenziare quanto grande sia l'ipocrisia di chi richiama le persone - in questo caso gli immigrati - al rispetto di leggi che per primi i legislatori (il Parlamento) e gli esecutori (il Governo) non rispettano.

    Più carcere. A scopo punitivo, ma non solo.

    Una pesantissima misura contenuta nel “Pacchetto Sicurezza” è quella, come detto, del prolungamento (da 60 giorni a 180 [9]) dei tempi di detenzione all’interno dei CIE . I Centri di Permanenza Temporanea (CPT), oggi appunto CIE, furono istituiti dalla legge 6 marzo 1998 (cd Turco-Napolitano) nell'ambito del primo Governo Prodi (ah, la “sinistra”...) e sono vere e proprie carceri all’interno delle quali gli stranieri vivono una condizione di detenzione a livello giuridico e una condizione di umiliazione e repressione a livello igienico, sanitario, psicologico..., una situazione nella quale, con la scusa che non sono formalmente detenuti, gli immigrati vengono privati anche il diritto alla difesa legale.
    Il carattere discriminatorio della “detenzione amministrativa” nei CPT/CIE è consistito - fin da subito, è bene sottolinearlo - nel fatto giuridico che soggetti che hanno violato una disposizione amministrativa vengono privati della libertà personale, per cui la violazione amministrativa viene punita con una pena detentiva (diversamente da quanto accade per gli altri cittadini). Tanto per fare un esempio, si tratta dello stesso trattamento che l'esercito di occupazione neo-colonialista israeliano infligge ai palestinesi che infatti non vengono “detenuti” perché hanno commesso reati, ma in quanto sono palestinesi, talvolta senza che venga formulata loro alcuna accusa specifica.

    La prima applicazione della norma del “pacchetto sicurezza” che allunga i tempi di detenzione ha provocato la rivolta dei detenuti del CIE di Via Corelli a Milano del mese di agosto 2009. Questa rivolta è passata dalla violenta rappresaglia di militari e forze di polizia all’arresto di 14 prigionieri, per poi estendersi ai CIE di altre città.

    Discriminazioni tra i discriminati. La serva serve

    Dalla legge Turco-Napolitano alla legge Bossi-Fini, dal “pacchetto sicurezza” di Amato-Prodi-Ferrero [10] a quello di Berlusconi-Maroni assistiamo periodicamente alla predisposizione di impianti normativi espressione di un medesimo segno politico: il segno della criminalizzazione dell'immigrazione (anzi, degli immigrati) e del progressivo e incessante inasprimento delle norme che la regolamentano.
    Nello stesso tempo, i governanti hanno ben chiaro che gli immigrati servono. Come ad esempio nella cura alla persona e nell’assistenza alle famiglie - settori integralmente appaltati al mercato privato - dove le immigrate rappresentano una risorsa irrinunciabile, specialmente dopo che lo Stato si è progressivamente eclissato. E poi, le serve immigrate non badano solo agli anziani o ai familiari non autosufficienti. Badano anche alla casa e ai figli. A certe condizioni e poste certe possibilità economiche, conviene. Rispedire al “focolare” per fare i lavori domestici le proletarie espulse dai processi produttivi è un conto: rispedire a casa le “donne in carriera” e le veline è tutt'altro.

    Ecco allora che il Governo, malgrado le chiacchiere del Ministero del Razzismo [11], ha approvato un bel “decreto emersione” che permetterà a colf e badanti di regolarizzarsi (a certe condizioni e fino alla fine del mese di settembre). Si tenga conto che metà delle colf e delle badanti sono di origine comunitaria (prevalentemente rumena) e quindi non hanno bisogno del permesso di soggiorno. Si parla di 700.000 tra badanti e colf, di cui 300.000 irregolari, ma il Viminale (ovvero Maroni) parla addirittura di una previsione di 500.000 “emersioni” [12]. Ora, dal momento che la domanda per l'emersione costa (approvata o meno) 500 euro non rimborsabili, se il Governo vuole 250 milioni cercherà di avere 250 milioni. Il che potrebbe produrre un allargamento dei criteri per rientrare nel decreto (che oggi prevede una serie di regole come, ad esempio, un reddito di almeno 20.000 del datore di lavoro che fa richiesta di regolarizzazione di una colf o una badante). Dunque, ci sarà maggiore possibilità di regolarizzazione “grazie” all'avidità del Governo. Questi 40 ladroni (magari fossero solo 40!) fanno la legge e la “gabbano” loro stessi, però facendo un po' di strozzinaggio ai danni degli immigrati. Si dirà: ma i 500 devono pagarli i datori di lavoro! Si, certo. E chi impedirà ai datori di lavoro di dire alla colf o alla badante: “io ti regolarizzo, ma i solidi della regolarizzazione ce li devi mettere tu”?

    Ronda su ronda

    Il “pacchetto sicurezza” prevede [13] che associazioni di “osservatori volontari” (alias, spioni) possano aiutare le “forze dell'ordine” a segnalare “problemi di sicurezza” nei quartieri. A tal proposito, ci convince “nulla, più che poco” la posizione “sinistra” dei verde-bertinottiani di “Sinistra e libertà” secondo i quali le ronde sono male, perché deve essere lo Stato a tutelare i cittadini (ci par di capire, tramite i carabinieri o i poliziotti o i “finanzieri” del tipo di quelli che a Genova nel 2001 massacrarono migliaia di persone). Non si capisce perché i carabinieri, da sempre “corpo” e anima fascista dentro lo Stato (malgrado abbiano ricevuto lo status di quarta forza armata dal “compagno D'Alema”), debbano rassicurarci più di gruppi di “non più di 3” leghisti armati di telefonino che fanno gli eroi per i quartieri rischiando di capitare in quello sbagliato... Non per sottovalutare, ma con un po' di fantasia possiamo ritorcere le “ronde padane” contro chi le ha ideate creando, tanto per dire, un caos di chiamate alla polizia e di passeggiate notturne che finiranno per rendere necessaria la scorta... ai rondisti.
    Non a caso, le ronde non sono state accolte benevolmente neppure dalle forze dell'ordine (così come non sono stati ben accolti i militari per strada) che avrebbero preferito un integrazione salariale e di organico (che il “compagno Ferrero” e il centro-“sinistra” tutto, si sono affrettati a sostenere). Sono state una concessione propagandistica alla Lega Nord e a personaggi come Borghezio; non a caso sono state re-introdotte dopo che erano già state “cassate”. È probabile che non avranno un grande seguito anche perché vogliamo proprio vedere quanti saranno tutti questi cittadini volenterosi che intendono passare le notti a “spazzare via” il crimine dalle strade.
    E' certo, però che di personaggi politicamente inquadrati in gruppi e partiti neo-fascisti, neo-nazisti, leghisti... intenzionati a girare più o meno armati nei quartieri a caccia di immigrati da terrorizzare ce ne saranno eccome, ronde o non ronde. Roba come le SSS de La Destra o la Guardia Nazionale Italiana dell'MSI, aldilà della stupefacente mancanza di senso del ridicolo che mostrano, possono anche diventare centri di inquadramento e addestramento di persone psicologicamente fragili, pericolosamente inclini alla violenza fascista e razzista. Ma il maggiore pericolo non viene da questi squilibrati amanti del look “Sturmabteilungen” (SA); viene e verrà da quelle “ronde” non istituzionali, che già oggi agiscono in tutto il paese producendo un grande numero di violenze e di intimidazioni ai danni di immigrati, gay, compagni... (ovviamente nel silenzio assordante di mass media impegnati a parlarci solo di “gossip”, “escort”, “reality”...) che certamente non si fanno inquadrare nelle regole ministeriali e verso cui sarà sempre più necessario attuare efficaci forme di auto-difesa popolare per evitare di diventarne vittime. Senza dimenticare, però, che i principali autori di violenze contro gli immigrati, restano, primi in classifica e al momento irraggiungibilli, lo Stato che li picchia in strada, in carcere, nei CPT/CIE..., o li ammazza direttamente o li costringe alla morte attraverso i respingimenti e, naturalmente, i padroni che ne fanno morire a centinaia e infortunare a decine di migliaia ogni anno nei luoghi di lavoro. Lì, per i cittadini perbene italiani, la sicurezza non è un'emergenza.

    Conclusioni

    Il “pacchetto sicurezza” non sarà l'ultimo provvedimento anti-immigrati.
    Così come il Ku Klux Klan “ammazzava i negri” che si ribellavano ma lasciava “in pace” quelli che accettavano di essere trattati come schiavi, così i nostri leghisti, fascisti, finti democratici... sono intenzionati a far sì che gli immigrati se ne stiano buoni buoni a sgobbare nelle “nostre” fabbriche e nelle “nostre” case. Più sono ricattati, isolati, denigrati, odiati... e più proficuo è il loro asservimento e il loro sfruttamento. Come il signor Sircana (già portavoce del Governo Prodi 2) che di giorno intonava il canto del cattolico moralista e la notte andava a trans; come Berlusconi che la mattina fa approvare leggi contro la prostituzione e la sera la frequenta... allo stesso modo gli italiani benpensanti che non vogliono gli immigrati corrono a cercarli non appena hanno qualche lavoretto a nero da commissionare o qualche parente da imboccare o qualche casa da pulire o qualche marmocchio da accudire o, perché no?, qualche appetito sessuale da soddisfare.

    Ma un sentimento reazionario, per molti aspetti apertamente razzista, sta cominciando a diffondersi anche tra i lavoratori e i proletari che pure spesso lavorano fianco a fianco con gli immigrati. E' un fenomeno di “degenerazione morale” molto pericoloso che segnala a quali livelli di abbrutimento (ma non abbiamo ancora toccato il fondo!) possa condurci un'ideologia dominante che, direttamente o indirettamente, ci viene proposta da tutti i partiti istituzionali. Cerchiamo pure giustificazioni e spiegazioni. È giusto e necessario. Ma ancor più giusto e necessario è cercare e trovare soluzioni oppure ci sveglieremo presto oltre il “punto di non ritorno”, almeno per alcuni decenni.

    La soluzione contro il dilagare dell'intolleranza e della xenofobia (e sempre più del vero e proprio razzismo) non è quella della “carità”, cristiana o laica, che getta un pezzo di pane ai poveri purché essi non pretendano di non esser più poveri; non è quella, paternalistica, del “bianco buono” che aiuta e educa il “marocchino” ad inserirsi o, per meglio dire, a sottomettersi alla “cultura” dominante secondo una logica di puro stampo neo-colonialista; la soluzione non è quella delle mode “etniche” o “new age” o del vestirsi “all'africana”; e tanto meno la soluzione è quella di rinchiudersi ciascuno nel proprio specifico elemento comunitario-identitario-religioso-linguistico che fa scattare il suo speculare contro-elemento “cristiano”, “italiano”, “occidentale”, ecc...
    L'unica soluzione - per quanto difficile a concretizzarsi - sta nella comprensione nuda, oggettiva, materiale... che i lavoratori italiani e immigrati, finché restano divisi sono alla mercé del padrone che li sfrutta entrambi e dello Stato che ad entrambi succhia il sangue, mentre invece, se cominciano ad unirsi e a lottare assieme, possono diventare una forza potente con la quale tutti devono fare i conti, una forza capace di strappare nuove conquiste e di difendere quelle esistenti, una forza capace - soprattutto - di spazzare via le nostre paure.

    Settembre 2009

    NOTE

    [1] Va da sé che non attribuiamo al concetto di “cittadinanza” le stesse caratteristiche che ad esso vengono attribuite sul piano meramente giuridico (es, “cittadinanza italiana”).

    [2] Libertà come possibilità.

    [3] Cfr, Respingimenti di migranti in acque internazionali e diritto alla vita di Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo (da Progetto Melting Pot Europa).

    [4] Interessante la puntata dedicata ai respingimenti di Presa Diretta, trasmissione giornalistica condotta su Ra1 3 da Riccardo Iacona, di domenica 6 settembre.

    [5] Dopo aver tuonato per anni contro la Bossi-Fini avendola descritta come una legge razzista da cancellare il centro-“sinistra” non solo non l'ha cancellata ma l'ha applicata e, nella sostanza, ratificata.

    [6] Ed infatti: “30.000 uomini attualmente in esubero nelle Forze Armate (il calcolo è dello Stato Maggiore della Difesa) che potrebbero essere utilizzati per la sicurezza”, La Repubblica, 4 settembre 2008. Questo articolo è interessante anche perché mostra la spropositata “attenzione” del Governo di allora contro i lavavetri. In un paese in cui mafia, camorra, 'ndrangheta, sacra corona unita e partiti istituzionali imperversano con qualsiasi tipo di reato, prendersela con i lavavetri (vera ossessione della “sinistra”) è davvero un modo per “garantire la sicurezza dei cittadini”. Si noti che in tema di “lotta alla mafia”, il fu Governo Prodi aveva previsto (come poi ha realizzato l'ultimo “pacchetto sicurezza” di Berlusconi) norme per l'inasprimento del carcere duro, il 41bis, spacciandole per misure contro i soli mafiosi, laddove invece si applicano anche contro i prigionieri politici (cfr. a questo proposito l'articolo dell'Avv. Giuseppe Pelazza, Non solo ronde. Le nuove crociate, 16 Luglio 2009).

    [7] Legge 24 luglio 2008, n. 125, "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica", GU n. 173 del 25 luglio 2008.

    [8] Decreto-Legge 23 maggio 2008, n. 92.

    [9] “In occasione della conversione del decreto legge n. 11, emanato il 23 febbraio scorso [in cui era stata inserita] anche la norma che prolungava fino a 180 giorni la detenzione amministrativa per gli immigrati irregolari in attesa di espulsione, il governo è stato battuto proprio sull’art. 5 che prevedeva la estensione del tempo massimo di trattenimento degli immigrati irregolari nei CIE. L’emendamento contrario presentato dall’opposizione è stato approvato a scrutinio segreto con 232 voti a favore e 225 contrari. Dodici gli astenuti, di cui dieci dell’Italia dei valori (su 22 presenti)”, Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo, Alcune riflessioni sull’allungamento della detenzione amministrativa, 9 aprile 2009.

    [10] Già, non si sa - perché nessuno osa ricordarlo - che il Governo Prodi 2 stava predisponendo un “pacchetto sicurezza” per mano del Ministro dell'Interno Giuliano Amato (contenente alcune misure analoghe a quelle introdotte da Maroni) e sul quale il “compagno” Paolo Ferrero aveva dato il suo via libera a parte alcune “perplessità” sulla questione del pattugliamento da parte dell'esercito del territorio.

    [11] “Chi è entrato clandestinamente in Italia è clandestino, punto e basta". Maroni respinge l'ipotesi di qualsiasi sanatoria generalizzata”, La Repubblica, 25 giugno 2008.

    [12] Cfr. Corriere della Sera, 10 agosto 2009. E così, non solo Maroni si è convertito alla sanatoria, ma ha già fatto due conti su quanto possa fruttare alle casse dello Stato.

    [13] Ministero dell'Interno, Decreto 8 agosto 2009, “Determinazione degli ambiti operativi delle associazioni di osservatori volontari, requisiti per l'iscrizione nell'elenco prefettizio e modalita' di tenuta dei relativi elenchi, di cui ai commi da 40 a 44 dell'articolo 3 della legge 15 luglio 2009, n. 94”.

    PRIMOMAGGIO

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