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(18 Maggio 2003)
Ho ricevuto da alcuni compagni la richiesta di spiegazioni per la lettera (vedi allegato), del segretario nazionale della Cgil G. Paolo Patta a nome dell'area Lavoro Società, che comunica l'uscita dal Comitati per il Si.
Credo che la lettera si spieghi bene; ma a personale integrazione mi sento d'apprezzare la scelta fatta per conto dell'area, in quanto è coerente con la conseguenza del voto dell'ultimo Direttivo nazionale.
In quel direttivo a larghissima maggioranza e stata votata la relazione del Segr. gen. Epifani, che nell'indicare il voto al referendum sull'art. 18, stabiliva anche il comportamento (vedi dispositivo e relazione allegate) che la Cgil avrebbe adottato: una posizione autonoma nella campagna referendaria e senza aderire ai Comitati per il Si (vedi anche dichiarazione voto).
Mi sembra coretto e conseguente all'espressione di quel voto, praticamente unanime, al quale hanno contribuito tutti i compagni dell'area Lavoro e Società (salvo Grondona), presenti nel direttivo nazionale (dell'area Fiom sono presenti il compagno Cremaschi, Grondona e la compagna Vaccargiu), che l'area abbia deciso di uscire dal comitato per il Si, per impegnarsi e impegnare tutta l'organizzazione nella campagna Referendaria.È un atto formale che personalmente ritengo dovuto, dopo la scelta fatta.
Altre ragioni e argomentazioni tutte libere e legittime devono tener conto che prima del 6 e 7 maggio non era scontato che la Cgil dicesse per il si, e che nella Segreteria nazionale 5 segretari su 11 non erano d'accordo.
Tutti sappiamo come è positivamente finita. Immagino che il risultato finale sia un punto d'equilibrio ritenuto avanzato da tutti coloro che l'hanno votato e da tutti noi. Rispetto le diverse obiezioni che potranno essere fatte a quanto sopra, ho letto anche qualche polemica per questa decisione dell'area, ma resto convinto che quando si vota, cioè si prende una decisione e tanto più se si contribuisce direttamente a farlo è giusto essere conseguenti.
Un abbraccio a tutti
Augustin Breda
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