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Le sedie di Amantea

Le sedie di Amantea

(22 Giugno 2011) Enzo Apicella
Berlusconi telefona ad un convegno in Calabria ma quando chiama la sala si è già svuotata e lo ascoltano solo le sedie e le telecamere

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Patrizia D’Addario ad “Anno zero”

(2 Ottobre 2009)

Per capire quale regime mediatico ci tiene in pugno dobbiamo, come al solito, usare l’arma della deduzione: al di fuori della “scheggia impazzita” Santoro, chi ci ha offerto in prima serata televisiva un quadro delle recenti vicende che riguardano il presidente del consiglio? Nessuno. E questa è la proporzione di libertà di stampa televisiva: 100 a 1.
Comunque lamento che quasi mai si arrivi al cuore del problema.

Nella faccenda delle belle fanciulle fatte arrivare a palazzo Grazioli dallo squallido reclutatore Tarantini, l’aspetto principale non è quello che Berlusconi andasse a puttane (cosa diffusissima fra i buoni padri di famiglia italiani), ma la certezza del Tartantini di ottenere dei favori politici in ragione del servizio erogato, forse anche gratis. E questa è una questione grave.
Qualunque pettegolezzo o divagazione dal tema principale ci porta sul terreno del gossip e delle infinite verità, mentre ci si allontana dal fatto primario. Ossia che il presidente del consiglio si lascia avvicinare da un semisconosciuto, affiliato al Pdl, accettando l’omaggio offerto, ben sapendo che una mano lava l’altra, e che così si espone al possibile ricatto di chi, conoscendo i dettagli della vicenda, può ottenere favori politici per la propria attività imprenditoriale con certezza matematica.
Evidentemente vi è a monte una valutazione sul personaggio Berlusconi, sulla sua spregiudicatezza, sul suo notorio interesse per le fanciulle, e che è quel signore onnipotente che può far eleggere in Parlamento le sue giovani amichette e con una parola è in grado di cambiare il destino economico di chiunque (basta pensare al regalo dell’Alitalia ai suoi sodali contro gli interessi della compagnia).
Questo non è un pettegolezzo o guardare dalla serratura, ma nella specifica vicenda di Tarantini vi è la rappresentazione di un malcostume conclamato in cui si intrecciano squillo, affari e politica. Una cultura intollerabile di cui Berlusconi è massima espressione, come ci dicono gli innumerevoli processi di cui è protagonista a cui è sfuggito solo grazie al suo abnorme potere di cancellare norme dal nostro ordinamento.

Il problema dell’Italia è proprio il “Berlusconismo”, l’anomalia della concentrazione di potere economico, mediatico, politico in una sola persona, per di più appartenente alla P2, che ebbe il monopolio televisivo grazie all’intreccio tra politica e affari gestito dal delinquente Craxi.
Bisogna tornare in democrazia con una severissima legge sul conflitto di interessi che vieti a chiunque possieda mezzi di informazione l’ingresso nella vita politica.
Non c’è, infatti, nessuna libera competizione se uno parte a piedi e l’altro a cavallo.

2 ottobre 2009

Paolo De Gregorio

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