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(13 Ottobre 2009)
Era la notte del 26 settembre. Quindici poliziotti fanno irruzione nella casa di un immigrato pachistano nel sobborgo di Nikaia. Mohammad Atif Kamran era sospettato di aver picchiato un bambino. I vicini di casa raccontano di aver assistito ad una scena terribile. Il giovane è stato trascinato per i piedi giù dalle scale e la sua testa ha picchiato su tutti gli scalini. La locale stazione di polizia è diventata la sua camera di tortura. Legato mani e piedi è stato picchiato selvaggiamente e sottoposto a scariche elettriche per due giorni. Il secondo giorno l'uomo che aveva inizialmente accusato Kamran ha dichiarato di non riconoscerlo, sostenendo che la polizia aveva arrestato la persona sbagliata. La famiglia e i vicini di Mohammad, pur sapendo delle torture, non hanno osato portarlo in ospedale, perché Kamran era senza documenti. La legge nega ai 'clandestini' l'accesso alle cure mediche. Il 9 ottobre il ragazzo è morto. Il 10 ottobre centinaia di manifestanti hanno marciato verso il commissariato di Nikaia ad Atene, accusando di omicidio la polizia.
Mohammad Atif Kamran è la prima vittima della Grecia socialista. Ucciso dalla polizia e dalle leggi che rendono illegale un uomo senza carte. Nell'Europa dei muri e delle gabbie un episodio normale, quasi banale. La banalità del male.
Chi volesse dire la propria alle autorità greche può scrivere o telefonare a quest'indirizzo:
Via Antonio Stoppani 10, 00197, Roma
Numero di telefono/fax : tel. 06/8082030, Fax: 06/8081114
e-mail: grcon.rom@mfa.gr
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