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Fiat: lacrime e sangue

Fiat: lacrime e sangue

(14 Agosto 2010) Enzo Apicella

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    Estendere l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori

    alle aziende con meno di 15 dipendenti

    (29 Maggio 2003)

    Il 15 giugno prossimo oltre 40 milioni di persone verranno chiamate a votare nel referendum per l’estensione dell’articolo 18 (reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa) alle aziende sotto i 15 dipendenti.
    Quella dell’estensione dell’art.18 alle imprese con meno di 15 dipendenti è, a nostro avviso, una giusta rivendicazione che deve essere appoggiata anche perché si pone in controtendenza rispetto ad anni di precarizzazione selvaggia del mondo del lavoro e cerca di porre un freno all’arroganza e ai ricatti del padrone verso i lavoratori.
    Infatti, un lavoratore che può essere licenziato da un giorno all’altro senza motivo è spesso costretto ad accettare le richieste e gli atteggiamenti del padrone che viene ad avere una potente arma per imporre il proprio arbitrio. Si creano così situazioni di evidente illegalità che gli stessi lavoratori tendono a non denunciare per non perdere il posto di lavoro. Inoltre, un lavoratore privato di ogni garanzia, oltre alla difficoltà di organizzarsi sindacalmente per difendere i propri diritti, vive una condizione di continua insicurezza che rende ancora più complicata l’organizzazione della propria vita sociale e del proprio futuro.

    Oggi esistono già molti modi per licenziare un lavoratore.
    Anzi, le mille forme di “flessibilità in entrata” (con l’uso di lavoro a tempo determinato nelle sue varie espressioni) rendono spesso superflua quella richiesta di “flessibilità in uscita” che i padroni tanto sembrano inseguire e che comunque hanno già ottenuto in parte con la recente “legge Biagi” e con il precedente “pacchetto Treu”.
    Allora, perché permettere la possibilità di licenziare senza motivo ?
    L’unica motivazione è quella che i padroni vogliono mano libera nei licenziamenti per avere mano libera nei rapporti con i lavoratori e per asservirli completamente alle logiche dell’impresa (cioè del profitto), renderli disponibili ad ogni richiesta: creare un esercito di lavoratori mansueti che non lottano per i propri diritti, un esercito di lavoratori-schiavi.

    In questi anni è avanzato un gigantesco processo di ristrutturazione del mondo del lavoro.
    Pilastri di questo processo sono stati l’esternalizzazione delle produzioni (cessione di ramo d’azienda, outsourcing…) e l’uso massiccio di lavoro “atipico” (cioè precario) con la creazione di una miriade di piccole entità produttive (o dei servizi). Il tutto per frammentare i lavoratori rendendoli più deboli e ricattabili (e dunque più disponibili ad accettare condizioni di lavoro e di salario più svantaggiose), armonizzare il numero dei lavoratori impiegati con l’andamento della produzione, giostrando tra interinali, part-time, collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co.), soci di cooperative… e abusando degli straordinari, in modo da ridurre al minimo le fasi “morte” del ciclo produttivo, realizzare forme di produzione “su ordinazione” (come il “just in time”) per ridurre magazzini e scorte (e dunque liberare capitali da re-investire nelle varie speculazioni finanziarie o in altri ambiti produttivi e/o commerciali).
    Va in questo senso anche la recente approvazione della legge sull’orario di lavoro che permette l’uso “ordinario” degli straordinari e - naturalmente - la totale discrezionalità del padrone nella loro programmazione.

    In questa situazione di progressiva precarizzazione cresce il numero dei lavoratori impiegati in piccole e piccolissime imprese (spesso sub-appaltatrici o comunque dipendenti da grandi imprese) che lo sbarramento dei 15 dipendenti per l’applicazione dell’art.18 lascia sprovvisti di tutela.
    Dove i lavoratori delle cooperative e delle ditte sub-appaltatrici rappresentano la maggioranza, come in molte grandi e medie aziende, vengono loro riservate condizioni salariali (paghe conglobate), di sicurezza, di fatica e di diritti ancora peggiori di quelle dei lavoratori interni.
    L’estensione dell’art.18 alle imprese con meno di 15 dipendenti rappresenta dunque una logica necessità per impedire che nei prossimi anni il mondo del lavoro sia sempre più una giungla dove vale solo la legge del più forte (che in un sistema capitalistico, evidentemente, è il padrone e non i lavoratori).

    In Italia ci sono milioni di lavoratori dipendenti che con le proprie famiglie rappresentano la maggioranza nel paese. Quindi la battaglia referendaria si può vincere.
    Ma per vincerla non possiamo aspettare il 15 giugno e limitarci ad un semplice voto perché al referendum non votano solo i lavoratori e tutti gli strumenti delle formazione del consenso (dai giornali, alle radio, alle TV, al denaro per la pubblicità) sono in mano del padronato e dei partiti che lo sostengono.
    Oltre a tutti i partiti del centro-destra anche diversi partiti ed esponenti del centro-sinistra (come Cofferati) e alcuni sindacati (come CISL e UIL, sempre più servili verso il padronato) sono già schierati contro i lavoratori e contro il “sì” (e questo ci dice quanti nemici abbiano i lavoratori nelle stanze del potere politico e sindacale).
    E’ dunque indispensabile lanciare una massiccia campagna di mobilitazione e di controinformazione diretta dai lavoratori stessi che come nessun altro conoscono i propri interessi e la propria situazione.
    Ed è indispensabile coinvolgere in questa battaglia tutti i lavoratori, da quelli a cui si applica l’art.18 (perché la sconfitta referendaria spianerebbe inevitabilmente la strada ad un ulteriore attacco analogo a quello portato dal governo Berlusconi con la delega alla legge Biagi) a quelli cui l’art.18 non si applica (e che ovviamente hanno tutto l’interesse ad acquisire questo importante diritto).

    La battaglia per il sì all’estensione dell’art.18 a tutti i lavoratori è una battaglia politica.
    E’ una battaglia di civiltà e giustizia sociale che può essere osteggiata solo in un sistema politico caratterizzato dal profitto capitalistico e dallo sfruttamento della forza-lavoro.
    L’importanza di questa battaglia va oltre la vittoria referendaria (come dicevamo prima difficile, ma possibile) e risiede nella conquista, da parte del mondo del lavoro, di una chiara coscienza dei propri diritti e dei propri interessi di classe.
    Anche per questo riteniamo che sia indispensabile costruire un collegamento dal basso dei lavoratori che sappia stimolarne l’autonomia e rappresentarne direttamente la voce.
    Aldilà delle sigle sindacali e delle categorie di appartenenza questo collegamento può essere costruito dai lavoratori stessi, partendo sia dai loro interessi generali che da quelli particolari.
    Il collegamento che siamo impegnati a costruire deve essere basato su alcuni pilastri che a nostro avviso possono riscontrare un grande consenso tra i lavoratori: rifiutare la pratica e la logica stessa della concertazione, ribadire la centralità della lotta come strumento per la difesa e la conquista di diritti e salari, lottare contro la mancanza di democrazia sui luoghi di lavoro (e nelle stesse organizzazioni sindacali), porre al centro del dibattito la ricomposizione della classe dei lavoratori, dell’unità di lotta tra lavoratori precari e lavoratori con maggiori diritti, della difesa dei diritti acquisiti contro gli attacchi padronali - e non solo padronali - come ad esempio sulle pensioni, sulla sanità, sulla casa, sulla sicurezza e la salute sul lavoro…; sono, questi, tutti elementi che uniscono amplissimi settori di lavoratori e che possono rappresentare una base di partenza per aprire un confronto teso a ricostruire sul territorio una forza del lavoro con cui tutti (dai padroni, alle istituzioni, ai partiti, ai sindacati) debbano fare i conti.

    31 MAGGIO - ORE 14.30 - MASSA
    TEATRO LA SALLE - Via Chiesa (vicino Piazza Garibaldi)

    ASSEMBLEA PUBBLICA DEI LAVORATORI A SOSTEGNO DEL
    SI AL REFERENDUM
    PER ESTENDERE L’ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI
    LAVORATORI ALLE AZIENDE CON MENO DI 15 DIPENDENTI

    Carrara - Massa - Versilia, maggio 2003

    Prime adesioni di lavoratori, lavoratrici e delegati (aggiornamento al 28 maggio):

    1) Comitato iscritti FIOM Nuovi Cantieri Apuania (Marina di Carrara)
    2) RSU FIOM NCA
    3) Una RSU indipendente NCA
    4) Lav. ditte appaltatrici NCA
    5) Lav. ICET (ditta nel Nuovo Pignone di Massa)
    6) RSU SLAI Cobas (Cantieri Azimut Viareggio)
    7) Lav. Lion Boat (cantieristica, Viareggio)
    8) Lav. MTM (cantieristica, Viareggio)
    9) RSU Savema (marmo, Pietrasanta)
    10) Lav. Fisa (Marmo, Pietrasanta)
    11) Lav. DS Data Systems (informatica, Marina di Massa)
    12) Lav. Ospedale (Carrara)
    13) RSU CGIL ASL-1 Massa
    14) Lav. CGIL ASL-1
    15) Lav. Ospedale (Versilia)
    16) Lav. ASL (Sarzana)
    17) RSA CGIL Don Gnocchi (M. Massa)
    18) Comitato iscritti FIOM Tirrena Macchine (metalmeccanica, Massa)
    19) Lav. SAEM (M. di Carrara)
    20) Comitato iscritti FIOM Eaton (metalmeccanica, Massa)
    21) RSU FIOM Eaton
    22) Lav. Carp Apuana (M. di Carrara)
    23) Lav. Comune di Massarosa
    24) Lav. Comune di Montignoso
    25) Lav. ex-Climass (metalmeccanica, Massa)
    26) Lav. PAM (distribuzione, Sarzana)
    27) RSU Cobas Scuola Liceo Linguistico e Psicopedagogico “Montessori” (Carrara)
    28) Lav. Cimel Italiana (M. di Carrara)
    29) Lav. Salov-Salindo (Viareggio)
    30) Lav. ATET (Azienda Telefonica Elettrica Toscana)
    31) RSU SLAI Cobas Provincia di Lucca
    32) Lav. LSU Provincia Massa-Carrara
    33) SLAI Cobas (Coordinamento provinciale di Lucca)
    34) Cobas settore privato (Massa-Carrara)
    35) Cobas Scuola e Confederazione Cobas (Massa-Carrara)
    36) Unicobas (Carrara)
    37) Sin Cobas (Massa)
    38) RdB-CUB Lucca
    39) Lavoratori delle cooperative sociali, precari, lavoratori stagionali e del turismo, disoccupati della zona apuo-versiliese….

    Per informazioni: 339.6473677, 339.8431056, 339.4505810, 333.8042110

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