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(26 Ottobre 2009)
L'ennesimo accordo separato che FIM, UILM hanno sottoscritto con Federmeccanica, il 15 ottobre, è stato raggiunto senza alcuna mandato della base operaia dei metalmeccanici e per questo va inteso come un'ipotesi transitoria che la lotta e la mobilitazione dovranno modificare e migliorare sensibilmente.
La mancanza di democrazia e di regole esigibili sono fattori funzionali agli interessi della controparte padronale, la quale impone le proprie priorità a chi ci sta, senza badare alle rivendicazioni della maggioranza dei lavoratori del comparto, per questo l'accordo separato non può essere ritenuto ultimativo, né accettabile.
Con l'accordo separato, FIM e UILM, pertanto, hanno deciso di sottomettere tutta la categoria ai piani di ristrutturazione industriale che hanno in mente i padroni ed associati a Federmeccanica, i quali vogliono far pagare la crisi in atto solo ai lavoratori, con il solito metodo più che sperimentato del: privatizzare i profitti e socializzare le perdite.
L'accordo separato è in questa ottica esemplare, distribuisce un "aumento" salariale, in realtà poco più di una carità, che parametrato al 3° livello è pari a 69 Euro netti in tre anni (per il 2010 aumento netto di 18 euro, per il 2011 aumento netto di 25 euro e per il 2012 aumento netto di 26 euro), istituisce un organismo BILATERALE (ente che dovrebbe dare sostegno al reddito) con quota fissa a carico dei lavoratori che sarà operativo, però, solo nel 2013, ed infine assorbe tutti i peggiori contenuti dell'accordo separato interconfederale del 22 gennaio, poi ratificato il 15 aprile ultimo scorso, tra CISL, UIL, UGL, Confindustria e Governo, compreso l'allungamento del tempo di vigenza del CCNL, la possibilità di derogare in tutto o in parte da esso ed i limiti dei diritti nei luoghi di lavoro, introducendo l'arbitrato e le sanzioni verso le RSU.
Nell'accordo separato di FIM e UILM, in fine, non c'è alcun minimo accenno alla necessaria e più che doverosa difesa d'ogni posto di lavoro, con il blocco dei licenziamenti, che in tempo di crisi, non è un'affermazione astratta, ma un segnale netto e concreto di tutela di chi lavora.
Bene ha fatto, dunque la FIOM ha rispondere mobilitando la base operaia contro un accordo che lo stesso segretario nazionale Gianni Rinaldini ha definito:"Un colpo di stato contro i metalmeccanici", poiché in assenza di una consultazione vera e democratica con i lavoratori, questo accordo è in realtà un atto di protervia di una minoranza ai danni della maggioranza dei metalmeccanici e una dimostrazione di subordinazione agli interessi delle controparti padronali.
ORA OCCORRE CONTINUARE A RICHIEDERE CON FORZA IL RIPRISTINO DELLA DEMOCRAZIA NEI POSTI DI LAVORO, ESIGENDO, UN REFERENDUM VINCOLANTE SULL'ACCORDO SEPARATO, IMPEGNANDOSI A PRETENDERE LE ASSEMBLEE GENERALI E CHIAMANDO FIM E UILM ALLE PROPRIE RESPONSABILITÀ VERSO TUTTE E TUTTI I METALMECCANICI ITALIANI.
COORDINAMENTO OPERAI COMUNISTI FABBRICHE MONFALCONESI
aderente al Coordinamento provinciale per la Costituente Comunista
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