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Risposta all'articolo di Romano Prodi sulla Palestina, comparso su "il messaggero" il 13/10/09

(29 Ottobre 2009)

Egregio Presidente Prodi, ho cominciato con entusiasmo la lettura del Suo articolo sulla Palestina comparso su “Il Messaggero” martedì 13 ottobre 2009. Speravo in un articolo interessante o che almeno non cambiasse la realtà dei fatti; invece non è stato così: man mano che proseguivo nella lettura saliva in me la tristezza di chi si sente deluso dal pensiero di una persona che stima.

A mio parere, Lei sembra dare una visione diversa della situazione in Palestina, canalizzando il problema sulle diatribe interne al governo palestinese e arriva ad affermare che lo Stato israeliano ha il diritto di trattare con una controparte che garantisca e rispetti gli accordi raggiunti.

Perché Israele è uno Stato che rispetta sempre gli accordi; in fin dei conti, le 73 risoluzioni ONU non rispettate da Israele sono cosa di poco conto, si possono ignorare. Si può ignorare anche la continua e inarrestabile costruzione di colonie israeliane in terra palestinese, terra spesso espropriata con la forza, tanto non è di nessuno. E nessuno si deve lamentare, perché lo stato palestinese non esiste, esistono solo i Territori Palestinesi, ormai ridotti solo all’ 11 % della Palestina storica: per fortuna che Israele se ne occupa e spende pure soldi di tasca propria per occupare militarmente quei Territori da 40 anni. Pensi che fortuna sig. Prodi, se non lo facesse Israele, dovrebbe farlo probabilmente l’ONU, dovremmo essere pure grati a loro di occuparsi di questa patata bollente. Se poi, quasi 4 milioni di palestinesi vivono schiacciati come sardine dentro il loro territorio, dal quale non possono uscire o semplicemente andare a scuola oppure andare a trovare i parenti nei villaggi vicini se non scavalcando un muro alto 9 metri o superando uno dei 520 Check Point simili a bastioni medioevali, cosa importa? Questi palestinesi sono quasi tutti terroristi e se non lo sono lo diventeranno, meglio prevenire. E’ interessante scoprire che il partito “terrorista” di Hamas non si potrebbe definire tale se ci fosse uno stato ufficialmente riconosciuto alle sue spalle.

E’comunque chiaro a tutti che il principale ostacolo alla pace è il problema demografico. Il tasso di natalità dei palestinesi è molto più alto di quello degli ebrei, in pochi decenni gli ebrei si potrebbero trovare in minoranza nel loro stato ed avere un eventuale stato palestinese sovrappopolato lungo gran parte dei propri confini. E se poi capitasse un presidente degli Stati Uniti un po’ più deciso di Obama, se la vedrebbero davvero male.
Ad Israele (come dice un recente numero della rivista di geopolitica Limes) conviene mantenere la situazione così com’è ora, occupare i Territori e ogni tanto fare delle incursioni armate, delle guerre, contro i palestinesi: una situazione instabile, ma sotto totale controllo israeliano.
Certo, gli israeliani tengono i palestinesi dentro una prigione a cielo aperto e in condizioni disumane, oltre agli attacchi aerei e alle uccisioni più o meno mirate; i palestinesi, d’altra parte, lanciano i missili Kassam e si fanno saltare in aria dentro gli autobus israeliani come kamikaze. Entrambi sbagliano gravemente ed entrambi sono disperati. Eppure le colpe non sono da spartire solo tra israeliani e palestinesi.

La colpa, la grossa colpa, è quella di aver creato Israele senza aver creato uno Stato Palestinese. I palestinesi si sentono traditi soprattutto dal mondo occidentale che li ha umiliati nel ’48 e li continua a umiliarli ora, considerandoli terroristi e appoggiando unilateralmente la pesante occupazione israeliana. I palestinesi sono privati della libertà, affamati, disperati e in queste condizioni non si sa mai come si reagisce.
Lei, sig. Prodi, si risente anche del fatto che l’Europa non si occupa del problema mediorientale: il problema israeliano-palestinese è stato creato e sempre gestito, male, da inglesi e americani. Cosa può fare l’Europa? Dire all’America “Mettiti da parte che ci pensiamo noi!”, oppure “Dai, sbagliamo tutti insieme!”.

La Pace tra Israele e Palestina non potrà mai arrivare se non verrà imposta con la forza dal mondo occidentale, garantendo ad Israele la sua esistenza anche nel futuro ma, soprattutto, restituendo al popolo palestinese dignità, libertà, speranza di vita e una quantità minima di terra per sopravvivere. Quello che sta succedendo in Palestina è una vergogna dell’umanità, una voragine nelle coscienze di tutto il mondo. Un peccato originale che non sappiamo spiegare ai nostri figli.

20 ottobre 2009

http://www.romanoprodi.it/articoli/italia/non-ce-pace-senza-lunita-dei-palestinesi_1084.html

Ruggero Da Ros
Vittorio Veneto

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