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A New York, lunghe file ai centri di distribuzione viveri.

(31 Ottobre 2009)

I servizi giornalistici di Cath Turner del network Al Jazeera da New York City attestano code interminabili ai centri di distribuzione viveri nei sobborghi come il Bronx, con larga presenza di persone a reddito insufficiente.

Nel primo periodo del 2008, sommosse per il cibo e proteste hanno scosso il mondo, quando i prezzi delle materie prime di base crescevano vertiginosamente fuori controllo e andavano al di là della portata delle risorse di milioni di persone che non potevano più a lungo affrontare l’acquisto di riso, pane ed altri generi alimentari essenziali.

Tuttavia, questa insicurezza alimentare non veniva circoscritta alle nazioni in via di sviluppo o sottosviluppate, ma coinvolgeva certamente anche milioni di persone nei paesi occidentali opulenti. Ad esempio, negli Stati Uniti, i centri di distribuzione viveri in tutta New York City riportavano un incremento del numero di persone che cercavano assistenza, con qualcuno che documentava un aumento superiore al 25% rispetto all’anno passato.

Negli Stati Uniti, la sicurezza alimentare si è progressivamente deteriorata, con milioni di Americani che devono fare riferimento ad organizzazioni caritatevoli e ad istituti di beneficenza per il loro prossimo pasto. Il costo della vita è aumentato troppo rispetto a solo pochi anni fa, e per l’abitazione, l’alimentazione e i servizi di trasporto si paga sempre di più. Però i salari e i redditi fissi, così come l’assicurazione sociale e altri benefici dello stato sociale, sono rimasti allo stesso livello.

A New York City, il cuore dal punto di vista economico degli Stati Uniti, molta gente non riesce ad avanzare molto denaro per il cibo e per altre necessità elementari della vita, dopo avere pagato l’affitto o il mutuo per la casa. Fra il 2003 e il 2008, a New York City il numero di persone che si è trovato in difficoltà a procurarsi da mangiare è raddoppiato, da due a quattro milioni.

La “Food Bank”, la “Banca del Cibo”, di New York City distribuisce cibo ad 800 dispensari e cucine economiche di cinque distretti amministrativi della città. Il 93 % dei centri di distribuzione alimentare hanno riportato un aumento degli utenti che per la prima volta varcano le loro porte. E stanno verificando che arrivano per farsi aiutare tutti i tipi di persone – famiglie, donne con bambini, anziani, impiegati e disoccupati.

Una generazione finanziariamente al verde.

Aine Duggan, la vice-presidente per la ricerca e l’educazione alimentare della “Food Bank”, afferma che lo stereotipo della persona povera, senza tetto, che usa le cucine economiche, non è più vero. Il 75% dei loro utenti stanno vivendo in alloggi in affitto, ma non hanno assolutamente abbastanza denaro per mangiare. Uno su quattro di coloro che si mettono in fila per una minestra ai centri di distribuzione alimentare supera i 65 anni.

La “Food Bank” è veramente preoccupata per una particolare situazione demografica: i soggetti appartenenti al periodo del boom delle nascite ora stanno per andare in pensione.

La Duggan mette in evidenza che costoro fanno parte di una generazione che non ha risparmi finanziari a cui ricorrere in periodi di crisi. I loro redditi normali finiranno quando andranno in pensione, e quindi costoro saranno costretti a fare riferimento agli istituti di carità per alimentarsi. In parte, sono le politiche e gli orientamenti del governo da mettere sotto accusa per gli attuali livelli di povertà.

La Duggan fa osservare che i salvataggi delle banche dell’anno scorso per molti miliardi di dollari da parte del governo degli Stati Uniti risultano un “fatto rivelatore”, dato che viene dimostrato che quando Washington vuole, allora l’aiuto può arrivare immediatamente.

Ancora di salvezza per i poveri
La “Food Bank” è preoccupata che coloro che hanno fame saranno presto dimenticati, ora che il governo sta iniziando a manifestare il proposito di rimettere in sesto il sistema economico.

Aine Duggan a riguardo così si esprime: “Molto spesso, da quando si è affermato che la recessione è superata, la solidarietà per le persone che si trovano maggiormente nello stato di necessità tende a dissolversi. E circola l’opinione che la gente dovrebbe realmente rimettersi a lavorare duramente e ritornare su i suoi passi, la recessione è superata, non vi sono più scuse, e se voi vi trovate nel bisogno, questo si deve al fatto che siete indolenti, e se voi vorreste cavarvela da soli, allora andrebbe tutto bene per voi e per la vostra famiglia. Bene, molte delle persone che vengono da noi non possiedono “calza-stivali” (per cavarsela da soli) e tanto meno gli stivali e nemmeno dispongono di cibo!”

La lotta per sopravvivere
“Part of the Solution” (Parte della Soluzione) – anche nota come POTS – è una cucina economica che distribuisce pasti nel quartiere del Bronx.

Le persone bisognose arrivano alla POTS da molto lontano e sono disposti a mettersi in fila per ore, dato che questa mensa è famosa per il suo carattere di solidarietà e di buona accoglienza.

La POTS serve pasti due volte al giorno a circa 400 persone ogni giorno, ed inoltre fornisce altri servizi gratuitamente, come consulenza legale, taglio di capelli e un posto per fare la doccia.

Suor Maria Alice è il direttore responsabile di POTS e vi ha lavorato per dieci anni. Lei conosce tutto di coloro che arrivano alla POTS per alimentarsi e ci dice che le storie personali che sente spezzano il cuore e nello stesso tempo sono stupende. “Ho soggezione di queste persone che passano queste porte, che possono sopravvivere nella situazione in cui si trovano. Io penso, vivere su una panchina, giorno dopo giorno, notte dopo notte, non mi importa quale sia la tua dipendenza, se da alcol o da droghe, non mi importa quali siano i tuoi problemi, come sopporti questa vita? Come fai a sopravvivere?”
Ma con l’inverno in arrivo fra poche settimane, sopravvivere diventerà tanto più duro per coloro che si trovano nel bisogno negli Stati Uniti.

Titolo originale dell’articolo presente nella sezione “Focus” di english.aljazeera.net :
“Longer lines at New York food banks”
(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Cath Turner

Fonte

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