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(7 Novembre 2009)
Una signora finlandese, sposata a un italiano, con figli italiani ed essa stessa cittadina italiana, si è messa in testa di educare i suoi ragazzi all’ateismo. La sua pretesa, per quanto “disdicevole”, non è un reato nel nostro paese, ma si scontra con l’abitudine che hanno le autorità di impiantare in ogni luogo scolastico pubblico, e quindi pagato anche dalle tasse degli atei, il simbolo della religione ritenuta, a torto o a ragione, dominante in questo paese.
La signora protesta perché, secondo lei, la presenza del simbolo religioso può indurre i suoi figlioli a ritenere che quanto viene loro insegnato a casa non sia poi così vero e ne chiede la rimozione. Le autorità scolastiche se ne guardano bene e la signora si rivolge a numerosi tribunali della Repubblica. Tribunali che si esibiscono in una serie di sentenze una più surreale dell’altra.
http://www.osservatoriosullalegalita.org/06/acom/02feb2/1633ritastatolaico.htm
A questo punto la testarda signora continua la sua lotta fuori dai confini nazionali e ottiene udienza presso la Corte Europea dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa: organismo questo, non poi così finto, di cui fanno parte tutti i paesi del continente europeo (manca solo il Belarus) e da non confondere con l’Unione Europea che conta 27 membri su 47. La Corte ascolta sia lei che il governo italiano e sentenzia quello che sa ogni persona intellettualmente onesta che ha a cuore il rispetto dei Diritti Umani: cioè che l’esposizione di simboli religiosi nei luoghi pubblici è una chiara violazione delle norme internazionali.
http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?action=html&documentId=857724&portal=hbkm&source=externalbydocnumber&tabl
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/04/la-signora-lautsi-contro-il-governo-italiano/
Il resto sono solo zucche vuote.
Claudio Giusti (Forlì)
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