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Pace, lavoro e libertà

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(16 Ottobre 2010) Enzo Apicella
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Come continuare la mobilitazione contro l’accordo separato?

(8 Novembre 2009)

Le reazioni alla firma del contratto separato da parte i FIM e UILM e la discussione che ne è seguita stanno convogliando l’attenzione e le energie dei lavoratori su obiettivi e strategie che sembrano obbligati e anche immediatamente praticabili, come la richiesta del referendum, e in generale di norme che regolino la contrattazione sindacale vincolandola a forme democratiche di controllo da parte dei lavoratori.

Da una parte si tratta di richieste ovvie e sacrosante, ma dall’altra tutti si rendono conto che sarà difficile realizzarle. E’ chiaro a tutti che FIM e UILM non possono accettare un Referendum che li cancellerebbe dalle fabbriche, che Federmeccanica, Confindustria, Governo, dopo aver dettato contenuti e tempi dell’operazione, li appoggeranno fino in fondo; mentre, nonostante le dichiarazioni di Epifani, la CGIL, non sembra avere la volontà di sostenere davvero e con forze adeguate questo obiettivo, e il silenzio del PD ha un significato evidente.

A noi sembra molto importante riconoscere che dietro l’arroganza e le forzature che hanno portato al contratto separato ci sia la valutazione, comune agli industriale e a CISL e UIL, sulla convenienza dell’operazione: da una parte, nell’attuale fase politica e sindacale, ritengono che ci siano buone possibilità di successo; dall’altra, sulla base dell’esperienza di vari decenni, pensano di non dover pagare alcun prezzo in caso di fallimento.

In particolare, per FIM e UILM si tratta di un atto che annulla la credibilità dei loro rappresentanti nei luoghi di lavoro e avrebbe le conseguenze di un salto nel vuoto, se non fosse per un certo senso di impunità acquisito nel tempo.

Un senso di impunità che ha in realtà radici profonde nella storia della pratica e dei rapporti sindacali. Da una parte queste organizzazioni hanno praticato in tante occasioni una politica di collaborazione con i padroni per piegare i lavoratori e spingere anche la CGIL su posizioni concilianti, dall’altra, anche quando questi tentativi sono stati sconfitti, non hanno mai pagato alcuna conseguenza, anzi si sono visti ogni volta riconosciuta e rilegittimata dalla stessa CGIL, in nome dell’unità sindacale, una funzione che la loro politica aveva reso incredibile agli occhi dei lavoratori.

La questione sostanziale che si pone quindi oggi alla FIOM è perciò se porre fine o meno a questo meccanismo di impunità e alle manovre che questo rende possibili agli industriali: bisogna far sì che i lavoratori possano valutare fino in fondo le responsabilità , in modo che sia gli industriali che i sindacati compiacenti ne subiscano tutte le conseguenze.

E’ evidente che la richiesta di Referendum e le proteste sulla democrazia non entrano di per sè in questa questione e rischiano di lasciare aperti tutti i problemi di rapporti e di pratica sindacale che hanno permesso questo come altri accordi scandalosi.

Riteniamo perciò necessario che i lavoratori e i delegati attivi e consapevoli colgano ogni possibilità per muoversi in due direzioni: primo, mostrare ai lavoratori i disastri dell’unità sindacale a tutti i costi, negare a FIM e UILM ogni credibilità, ridurre il loro peso nelle fabbriche alla loro reale rappresentatività; secondo, presentare il conto ai padroni con una pesante conflittualità in tutti i posti di lavoro.

Iniziative, la cui legittimità nessuno potrà negare, che vanno prese ovunque possibile per dare contenuto e rafforzare una mobilitazione che dia un chiaro segnale di rottura rispetto al passato, che incida in profondità sui rapporti sindacali indipendentemente dagli esiti di richieste come quella del referendum.

Essendo consapevoli che anche nella FIOM e nella CGIL non sono poche le resistenze alla rottura con un metodo e una pratica di disponibilità e compromesso, nei confronti di CISL e UIL come anche delle richieste padronali, che hanno spossessato i lavoratori del loro diritto a decidere e che si sono dimostrati fallimentari per i loro interessi.

Redazione "il Manifestino"

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