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Honduras

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(25 Luglio 2009) Enzo Apicella

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Honduras. Mel resisti, che il popolo sta con te

(12 Novembre 2009)

“La storia ci ha indicato che il cammino della conquista non e’ mai lineare, pero’ un popolo unito che prende il destino nelle sue stesse mani vincera’, senza dubbio, tutte le difficolta’, creando continuamente delle grande epopee storiche”
Hu Jintao

Il 28 giugno 2009 e’ sucesso quello che purtroppo in molti pensavano potesse accadere in qualsiasi paese progressista di America Latina: in Honduras un golpe di stato di imprenditori fascisti e di dirigenti militari venduti al vil denaro, irrispettosi della Costituzione a cui avevano giurato fedelta’, ha sequestrato il presidente democraticamente eletto dal popolo, Manuel Zelaya Rosales, portandolo, dalla base USA di Palmarola in Honduras a San Jose’ di Costa Rica.

Dopo tre mesi e mezzo dall’accaduto, ho avuto il tremendo onore di parlare personalmente con il presidente tradito, mentre sta vivendo assediato nell’ambasciata del Brasile, con sua moglie e 60 compagni fedeli .

“La tua chiamata mi alimenta molto spiritualmente, ci alimenta molto a tutti qui, ringraziamo con tutto il cuore l’appoggio di tutto i rivoluzionari del mondo, che stanno sostenendo il popolo hondureño dopo il tremendo golpe fascista e mandiamo loro un grande abbraccio”, ha esordito al telefono Manuel Zelaya.

Quando hanno sequestrato Zelaya, tutto il mondo e’ rimaste a bocca aperta: un sapore amaro e sgradevole che ricordava quel tragico 11 settembre 1973 in Cile ha incominciato a scendere nelle nostre gole.

E’ stata una sensazione improvvisa, che bruciava gli occhi, il naso, la gola, come quella che i gas lacrimogeni provocano nella popolazione honduregna, quando viene repressa ingiustamente mentre esige pacificamente la restituzione del suo legittimo presidente.

Ancora una volta gli yankee pensano di poter spazzare via, in poche ore, come se fosse un po’ di polvere, quello che un popolo povero, ma tremendamente onesto e solidario ha costruito.

Loro, gli yankee, sono rimasti ancora agli anni 70, quando un golpe di stato in Honduras paralizava il paese solamente per mezza giornata: se succedeva al mattino gia’ al pomeriggio le scuole ed i negozi avevano ripreso il loro ritmo normale, i ricchi continuavano a guadagnare rubando ed i poveri a pagare.

Pero’ questa volta un qualcosa e’ scattato nel cuore e nella mente del popolo honduregno ed ha detto : BASTA!!!

E’ vero che nessuno stato straniero ha riconosciuto il nuovo governo de facto di Roberto Gorilletti, perdon Micheletti, (a parte Israele, che si sa non brilla per democrazia, solidarieta’ed obbiettivita’, un paese dove il suo governo sionista non ha nessuna remora ad uccidere a sangue freddo donne e bambini palestinesi disarmati, di cui l’unico delitto di cui sono colpevoli e’ solo quello di credere in un altro Dio); e’ vero che gli organismi internazionali come l’ONU o l’OEA hanno condannato categoricamente il fatto…..pero’, il vero protagonista di questo processo rivoluzionario totalmente innovativo e’ assolutamente il popolo honduregno.

In un momento, dopo quel 28 giugno, come per magia, qualcosa ha scosso le coscienze di uomini e donne di buona volonta’in Honduras, persone che fino al giorno prima non si erano interessati di politica hanno deciso di scendere sulle strade e dire NO al golpe di stato.

Il presidente democraticamente eletto, Mel, come lo chiamano affettuosamente i suoi seguaci, e’ riuscito a rientrare nel paese solo il 21 settembre ed in forma clandestina, nascondendosi nell’ambasciata del Brasile.

Durante tutto questo tempo, il Fronte Nazionale di Resistenza contro il golpe di stato ha diretto la lotta del popolo sulle strade e non si e’ fermato davanti all’orribile violenza dei militari e della polizia, che hanno picchiato, violentato ed ucciso senza tregua…ma anche senza nessun successo. Nessuno si e’ arreso, anzi, ad ogni nuova violenza, ancora piu’ persone si sono unite alla resistenza.

E tutte queste meravigliose manifestazioni di protesta sono state pacifiche: l’unica violenza e’ sempre stata solamente quella del regime de facto.

In questo clima di instabilita’, violenza, lotta, speranza, aspettativa, mentre la situazione dello stato di assedio toglie qualsiasi garanzia costituzionale al popolo honduregno, sono riuscita a comunicarmi con Manuel Zelaya, mentre e’ rifugiato nell’ambasciata del Brasile.

E’ un uomo molto positivo, mi trasmette il suo ottimismo nonostante la situazione affermando che sente molta forza, che ha fede nell’umanita’, nonostante esista il male, ed e’ convinto che fiorira’ il bene comune e lo spirito della giustizia.

Mi racconta che la situazione nell’ambasciata e’ critica, devono dormire per terra e con razioni di cibo molto ridotte.

“Tutto questo mi sembra ben poca cosa se penso a quello che ha dovuto soffrire e sacrificare il mio popolo”, afferma.

Mi confessa che la sua forza proviene dal popolo honduregno che ha saputo opporsi a questo tremendo colpo che gli ha inflitto il golpe di stato, dal fatto che l’esempio di questo momento storico in Honduras, la lotta di un popolo in rivoluzione in modo totalmente pacifico spera che sia un esempio trascendente affinche’ tutto questo non accada mai piu’ in America Latina.

“Dal primo momento del mio mandato ho lottato per ottenere lo sviluppo economico di Honduras, con meno poverta’ e meno disegualianza, e mi rende orgoglioso sapere che il popolo ha capito e difende le sue conquiste senza lasciarsi calpestare dall’elite oligarchica e militare, il mio obbiettivo di svegliare la massa, di toglierle la benda e creare una coscienza collettiva per evitare il saccheggio di Honduras e’ stato raggiunto”.

Quando gli domando se crede che il popolo ha gia’vinto e che Micheletti non vuole riconoscere che ha perso su tutti i fronti e non e’ riuscito a piegare nessuno, mi dice di essere d’accordo e aggiunge che purtroppo i golpe di stato non lasciano mai niente di buono ai popoli, li fanno tornare indietro, ai periodi piu’ oscuri e sono solo le rivoluzioni che portano il progresso.

“Non ho nessuna fiducia nel tiranno anche se piu’ di lui critico quelli che hanno dato il bastone di comando a questo pazzo, loro sono il problema, cioe’ quei gruppi ambiziosi del potere economico ed ora anche del potere politico, dietro a cui ci sono le multinazionali, che hanno il monopolio di tutti i beni, di tutti gli alimenti e di tutti i servizi. Micheletti e’ solo un intermediario, sta facendo solo una parte vergognosa e infangando il nome della sua famiglia”.

Interrogato sulla mensa del dialogo, mi ha detto che non ha molta fiducia nelle negoziazioni, sono si’ uno strumento di civilta’, pero’ crede che in questo momento stanno solo ritardando le cose.

“Non fraitendermi, io non ho paura del tempo, anzi, il tempo per noi si e’ fermato il 28 giugno, tutto quello che e’ successo dopo e’ stata la dimostrazione della nostra forza, di cosa siamo capaci con questo meraviglioso movimento di resistenza pacifica.

Inoltre non posso credere nella volonta’ politica di risolvere la situazione di chi si macchia con un golpe di stato, perche’ e’ un sanguinario, esattamente come quello che ruba, secuestra, violenta, non ho nessun fiducia in lui”.

Per concluyere la mia intervista domando a Mel se quando tutto sara’ concluso ed il popolo reclamera’ un’assemblea costituente (ragione per cui si e’ prodotto il golpe, dal momento che gli oligarchi fascisti non vogliono un cambio della Magna Carta a favore del popolo) lui stesso sara’ un delegato che aiutera’ a scrivere questa nuova pagina della storia di Honduras.

“Il risultato di tutto questo incubo sara’, e puo’ essere solamente, una vittoria del popolo ed una sconfitta per i golpisti, non so quando succedera’, credo che tardera’ ancora per colpa di tutte le difficolta’ che stanno creando. Io voglio continuare ad accompagnare il mio popolo, con tutto quello che mi resta da dargli, questo mio popolo meraviglioso in rivoluzione con cui voglio continuare a lavorare, restando al suo fianco.

Per risolvere la crisi abbiamo bisogno ancora di piu’ misure internazionali, gli organismi come l’ONU devono attuare piu’ energicamente ed il popolo dovra’ mantenersi fermo nelle sue posizioni, sempre in resistenza, facendo un grande sacrificio che pero’ non sara’ invano”.

Saluto il presidente augurandogli che al piu’ presto possa tornare a condizioni di vita e di lavoro concordi alla sua alta dignita’ e parafrasando Pablo Neruda nella sua poesia dedicata al padre della patria honduregno, Francisco Morazan …. “Invasori riempirono la tua dimora, e di hanno distrutto come frutta morta ed altri hanno marcato la tua schiena con i denti di una stirpe sanguinaria ed altri hanno saccheggiato i tuoi porti caricando il sangue sopra il tuo dolore. E’ ieri, oggi o domani? Tu lo sai.

Fratelli, e’ gia’ l’alba. E Morazan veglia su di noi”.

Ida Garberi
responsabile della pagina web di Prensa Latina in italiano

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