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"Incidenti"

(6 Novembre 2010) Enzo Apicella
Esplode la Eureco di Paderno Dugnano: sette operai feriti, quattro rischiano la vita. In Puglia tre morti sul lavoro nell'ultima settimana

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(Di lavoro si muore)

Per non morire di lavoro

Incontro nazionale a Orvieto (TR) il 21 novembre 2009

(17 Novembre 2009)

Nel 2008 l’INAIL riporta il dato nazionale di 1.120 morti di lavoro e di 874.940 infortuni. Nello stesso anno in Umbria i morti ufficiali di lavoro sono stati 16 e gli infortuni 17.088.

Sappiamo che questi tragici dati sono molto più bassi di quelli reali, sia per i restrittivi criteri di rilevazione adottati dall’INAIL, sia a causa di un sistema produttivo che si basa sempre di più sul precariato e sul lavoro nero, ambiti in cui lo sfruttamento e l’insicurezza per i lavoratori raggiungono elevati livelli che spesso vengono nascosti alle rilevazioni e alle statistiche.

l tema della “sicurezza” è uno dei tormentoni che viene più spesso propagandato dagli uomini politici italiani, unitamente al relativo concetto di “certezza della pena”. A noi, ai concetti di sicurezza e impunità, viene spontaneo ed immediato associare le migliaia di incidenti e di infortuni sul lavoro provocati dall’inosservanza delle norme di prevenzione, dall’utilizzo di mano d’opera irregolare in nero, dai tempi di lavoro forsennato imposti dai ritmi di produzione aziendale, dalle “non regole” ratificate nei contratti di lavoro precario. L’indifferenza nella società contribuisce in maniera determinante al non accertamento delle responsabilità rispetto a questi eventi.

Se i governi di centro-sinistra non hanno modificato i dati drammatici sui morti e sugli infortuni di lavoro è fuori discussione che con l’attuale governo delle destre la classe padronale sta riuscendo nell’intento di riportare indietro anche le norme precedenti. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il D.Lgs 106/09 ovvero le modifiche del decreto correttivo al D.Lgs 81/08, il Testo Unico per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Un pacchetto di norme che attenua l'impianto sanzionatorio precedente, riduce i casi in cui è possibile l'arresto dell'imprenditore e lo pone in alternativa alla pena pecuniaria e diminuisce tutte le ammende ora in vigore. Con l’articolo 10 bis del decreto si tenta di scagionare l'imprenditore anche nei casi di responsabilità dello stesso, inserendo un presupposto di miglior favore per il reo, agendo anche sui processi in corso, e si legittima un meccanismo pericolosissimo secondo il quale se a concorrere al verificarsi di un incidente vi è la partecipazione di uno dei soggetti sottoposti, ovvero il progettista, il medico competente o il lavoratore si cancella la responsabilità dell'imprenditore.
Inoltre con continui licenziamenti e ricatti si attacca e si umilia la figura dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza che, come Dante De Angelis e Salvatore Palumbo hanno la grave colpa di tutelare la salute e la sicurezza dei loro colleghi e degli utenti.
Invece aumentare la sicurezza del lavoro attraverso la formazione degli operai si promuove l'uso di ditte di sub-appalto (illegali negli altri paesi europei) ottenendo una dequalificazione del lavoro e un alto tasso di morti ed infortuni.

A nostro avviso, chi dispone capitali da investire nell’impresa, e pertanto ne riceve i profitti spesso a discapito di esseri umani ed ambiente, chi sceglie cosa, come, con quali mezzi e con quali tempi produrre, non può che essere il principale responsabile di tutti gli eventi che si susseguono nel processo produttivo.
Non siamo dei giustizialisti, non vogliamo vedere nessuno in galera, ma riteniamo che nel nostro paese servano “certezze della pena” ben più consistenti in tema di sicurezza sul lavoro: servono strumenti di accertamento ed ispezione molto più efficienti, che vadano oltre le sterili polemiche sul potenziamento, che comunque non viene attuato, degli organi ispettivi: è necessario che l’accertamento degli incidenti, delle loro cause, dei soggetti coinvolti e quindi delle responsabilità, si avvalga direttamente dell’intervento dei lavoratori.

Riteniamo che se un lavoratore denuncia attività svolte al di fuori delle regole della sicurezza vadano garantiti strumenti di protezione e tutela per evitare che subisca rappresaglie personali ed economiche da parte padronale. In questo senso, proponiamo la costituzione di un gruppo di supporto legale a sostegno dei lavoratori stessi e delle loro famiglie, tale da garantire le risorse necessarie per proseguire nelle vertenze, che quasi sempre si rivelano lunghe e complesse.

Non escludiamo nemmeno la proposta di assumere una specifica iniziativa normativa, attivando le procedure per una legge di iniziativa popolare o tentando di intervenire sulle leggi attualmente in discussione.

Le iniziative che intendiamo intraprendere si propongono prima di tutto la costituzione di una rete nazionale contro le morti di lavoro che sia il soggetto e lo strumento affinché un lavoratore chiamato a svolgere un’attività di qualsiasi tipo da un titolare d’impresa, da un’azienda, da un ente pubblico o privato, o anche da un privato cittadino per lavori a carattere continuativo superiori ad una giornata, sia abilitato e si senta tutelato nello sporgere denuncia nei confronti del datore di lavoro nei seguenti casi:
irregolarità nell’assunzione;
irregolarità o assenza della contribuzione previdenziale e di quella assicurativa;
irregolarità nella retribuzione
irregolarità nella funzionalità degli impianti produttivi e nella loro regolare manutenzione;
inosservanza delle norme tecniche sulle caratteristiche degli impianti per la prevenzione degli infortuni; assenza o carenza delle dotazioni (indumenti, accessori, rivestimenti, protezioni di vario genere), prescritte per le diverse attività;
attuazione di attività illegali e/o inquinanti: trattamento, trasporto o conferimento in discarica senza autorizzazione di materiali tossici, trattamento o produzione di materiali vietati dalla legge…

Nel caso in cui il lavoratore sporga denuncia sulle tipologie elencate o simili, egli deve aver diritto ad un intervento degli organi d’ispezione del lavoro e ai relativi accertamenti entro 48 ore dalla presentazione della denuncia. Nel caso gli accertamenti ispettivi producano la conferma anche parziale di quanto denunciato, gli organi suddetti devono procedere immediatamente alla definizione delle responsabilità.

Proponiamo inoltre che al lavoratore denunciante da quel momento in poi debba essere applicato un regime di protezione che preveda:
nel caso di lavoratore assunto regolarmente: la conservazione inalterata del rapporto di lavoro per almeno il successivo biennio;
nel caso di lavoratore assunto in nero o comunque irregolarmente l’azienda deve procedere alla sua assunzione regolare con contratto a durata almeno biennale;
nel caso la denuncia produca la cessazione delle attività produttive dell’azienda, che il lavoratore usufruisca di un trattamento retributivo garantito dagli enti di previdenza sociale, associato alle relative contribuzioni previdenziali, pari ad un biennio di disoccupazione ordinaria, fino ad una nuova occupazione.

Ci vogliamo inoltre adoperare, con tutti gli strumenti e le risorse eventualmente a nostra disposizione, affinché le precise responsabilità individuate per le morti causate da attività lavorative, laddove riconosciute vengano definite per legge “omicidio volontario” e non “omicidio colposo”.

Chiediamo che il Testo Unico non venga smantellato con il risultato di una mera riduzione di pene e sanzioni, un attacco al codice civile, al codice penale e allo Statuto dei Lavoratori ed il contemporaneo allungamento dei tempi di prescrizione
Sono necessari più poteri e tutela per i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.
Auspichiamo la creazione di una Procura Nazionale sulla sicurezza sul lavoro che si occupi dei reati commessi in tutta Italia, come proposto dal procuratore aggiunto di Torino, Raffaelle Guariniello.
E’ necessario che venga istituita una giornata Nazionale sulla cultura della sicurezza nelle scuole e che si organizzino iniziative tutto l'anno per sensibilizzare i giovani di oggi, lavoratori di domani, su questo tema
fondamentale.
E’ importante inoltre che il Governo dia disposizione affinché almeno il 50% dei fondi incassati dalle ASL per sanzioni in materia di sicurezza sul lavoro vengano impiegati per assumere e addestrare tecnici della prevenzione.

Per rialzare la testa e riconquistare sul campo i diritti ad un lavoro giusto, tutelato e non sottopagato riteniamo essenziale l’erogazione di un contributo economico garantito per legge ai giovani, ai precari, ai lavoratori disoccupati o licenziati o ai migranti, spesso costretti al lavoro coatto e nero. In questo senso, seppur con tutti i suoi limiti negli obiettivi e nelle risorse, un esempio positivo è rappresentato dalla recente legge regionale del Lazio, sull’istituzione del reddito minimo garantito e di sostegno al reddito, in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati e da quella i discussione in Umbria. Troppo pochi sono però i fondi investiti o promessi.

Vorremmo discutere delle nostre proposte e lanciare campagne e forme di mobilitazione e di lotta con tutti coloro che ritengano sia necessaria e non rinviabile una battaglia politica e sociale contro il criminale fenomeno degli incidenti sul lavoro, ma che sia anche imprescindibile modificare radicalmente il quadro fosco di lavoro nero, irregolare, al limite dello schiavismo, in cui oggi tanti sono sfruttati e ricattati.

Per questo lanciamo l’invito ai lavoratori, al movimento, alle reti che lavorano contro le morti di lavoro, al sindacalismo di base, all’autorganizzazione e a tutte le realtà che contrastano gli incidenti di lavoro e lo sfruttamento di partecipare al convegno “PER NON MORIRE DI LAVORO” che si terrà ad Orvieto il 21 novembre ’09.

PROGRAMMA.
Sabato 21 novembre –
Sala del Governatore, corso Cavour – Orvieto
Ore 9.30-13.30
Relazione introduttiva della rete umbra per non morire di lavoro
Lorena Coletti, Terni, Comitato Giuseppe Coletti
Vincenzo Diano, Ravenna, Rete Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro
Marina Biggiero, Patto di Base – Cobas-RdB-CUB-SdL
Un rappresentante del Comitato " 29 giugno" di Viareggio"
Dante De Angelis, Ferroviere
Marco Spezia, analisi comparativa della normativa sulla sicurezza sul lavoro in Italia ed in Europa
Marco Vitelli, Ispettore del lavoro
Un rappresentante di Taranto - Rete Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro
Un rappresentante, Istituto tumori di Milano - Rete Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro
Luigi Sicilia, Medico del lavoro
Un rappresentante di Roma, Comitato 5 Aprile - Rete Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro
Un Avvocato del lavoro
Assemblea plenaria.

LA RETE UMBRA PER NON MORIRE DI LAVORO

Fonte

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