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Privatizzazione e suicidi alla France Telecom

(29 Novembre 2009)

Dall'inizio del 2008 ad oggi si sono verificati, fra il personale di France Telecom, non meno di 26 suicidi su un organico totale di 187 000 dipendenti, dei quali circa 100 000 si trovano in Francia. Fra questi ultimi, una parte (80 000 nel 2006) sono ancora dipendenti pubblici ed il resto sono impiegati con un contratto a tempo indeterminato. 115 anni dopo la sua nazionalizzazione, nel 1889, l'impresa é stata privatizzata sull'onda di una grande campagna mediatica che magnificava i vantaggi dell'operazione, per il suo personale e per la sua vasta clientela - precedentemente chiamata, con un termine divenuto d'un tratto démodé, utenza – 174 milioni nel mondo che avrebbero potuto approfittare di un migliore servizio a costi inferiori.

Nulla descrive meglio il cambiamento di cultura connesso alla privatizzazione della lettera nella quale il dipendente suicidatosi a Marsiglia il 14 luglio 2009 scriveva: "Mi suicido a causa del mio lavoro a France Télécom. E' la sola ragione. Urgenza permanente, sovraccarico di lavoro, assenza di formazione professionale, disorganizzazione totale dell'impresa. Management attraverso il terrore". La politica applicata al personale ha già ridotto quest'ultimo di 22 000 unità in meno di tre anni, ne ha sconvolto le condizioni di vita mettendo in atto una serie di "ristrutturazioni" che hanno comportato la retrocessione di numerosi dipendenti, il loro trasferimento, l'esercizio di ogni sorta di pressioni perché lasciassero l'impresa. La parte fissa del salario é stata ridotta al minimo e tutto dipende ormai dalla parte variabile, il PVV, Premio Variabile di Vendita, calcolato in base alle vendite effettuate.

Le organizzazioni sindacali, in particolare la CGT, sostengono la necessità di aprire una vera trattativa a tutti i livelli sul contenuto, l'organizzazione e le condizioni di lavoro, per lottare contro lo stress e la sofferenza di cui l'impressionante numero di suicidi, tutti sul posto di lavoro, sono un indice evidente ed incontestabile. Non puo' essere un caso se il fenomeno dei suicidi appare in Francia alla fine degli anni 90, in concomitanza con la generalizzazione della privatizzazione dei servizi pubblici in ossequio alle regole comunitarie, che prescrivono l'apertura ai capitali privati secondo i canoni del liberismo economico i cui risultati sono messi in evidenza dalla crisi generalizzata attuale.

La prima conseguenza della privatizzazione é la riduzione del numero degli occupati, che costringe il personale rimasto a fare anche il lavoro di quanti hanno lasciato l'impresa, mantendendo gli stessi volumi produttivi malgrado gli effettivi ridotti. La riduzione continua di personale induce inoltre paura e preoccupazione per il futuro che si traducono in fatica nervosa e stress. In questa situazione, l'unica preoccupazione dell'impresa é quella di formare i dipendenti alla resistenza ai ritmi ed ai carichi di lavoro che non cessano di aumentare esponenzialmente per rispondere, invece che alle esigenze del servizio pubblico come un tempo, a quelle sempre crescenti di un azionariato avido di rapidi guadagni: nel 2008 l’azienda ha realizzato 4 miliardi di euro di utile ed ha distribuito 1,4 euro per azione.

Gli esponenti del governo, espressione del cartello delle destre che ha vinto le elezioni politiche del 2007 ed ha portato alla presidenza Nicolas Sarkozy, moltiplicano le dichiarazioni rassicuranti. Per Claude Guéant, segretario generale della presidenza della Repubblica, lo Stato e la direzione di France Télécom hanno il "dovere" di dare un aiuto morale e psicologico ai dipendenti e di "vedere se vi sono misure in termini di organizzazione del lavoro" che possono permettere di mettere fine a questa serie di drammi, aggiungendo pero' che "il suicidio é cosa troppo grave, troppo personale perché si possa ridurre questo fenomeno ed un problema di organizzazione aziendale". Il ministro del Lavoro, Xavier Darcos, ha provveduto a destituire il presidente direttore generale, Didier Lombard ed a nominare al suo posto Sthéphane Richard, attuale direttore di gabinetto della ministra dell'Economia, Christine Lagarde, mentre il ministro del Bilancio, Eric Woerth, ha invitato la direzione di France Télécom a prendere la cosa "molto sul serio".

Da quando l’azienda é stata privatizzata, anche la prassi seguita per la riparazione dei guasti non é più la stessa: quando il servizio era pubblico, il tecnico passava anche una giornata, se necessario, per riparare un guasto, mentre adesso dispone di 1 ora per cliente, viaggio compreso e deve seguire alla lettera un questionario-tipo. Dopodiché deve fatturare da 99 a 149 euro per intervento e non importa se il cliente é di condizione modesta ed il guasto era solo un contatto difettoso.

I sindacati denunciano l'insufficienza delle risposte date dall'impresa - che ha provvisoriamente sospeso la mobilità all'interno del gruppo e si é impegnata a rinforzare l'organico degli psicologi e dei medici del lavoro - e quelle del governo, che si é limitato a trovare un capro espiatorio: l'una e l'altro continueranno, magari dopo una pausa, nella politica economica e sociale che fa parte del loro DNA e consiste nella ricerca del massimo profitto facendone pagare i costi ai lavoratori, trasformati, perché no?, in azionisti.

Giustiniano Rossi

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