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ATA: nuova scandalosa sentenza politica della Corte Costituzionale

(28 Novembre 2009)

Con la sentenza n.°311/2009, resa nota ieri, la Corte non fa altro che ribadire pedissequamente quanto affermato nella finanziaria 2006, cioè la negazione del diritto elementare dei lavoratori provenienti dagli Enti Locali e spostati d’ufficio nel comparto scuola, ad un inquadramento in tutto identico a quello degli altri lavoratori settore. I lavoratori ATA (ausiliari, tecnici ed amministrativi) e ITP (insegnanti tecnico pratici), si sono autocostituiti in Coordinamento Nazionale ATA e ITP ex EE.LL., con lo scopo di rilanciare le iniziative di lotta per il riconoscimento di un diritto costituzionale negato. E’ infatti la Costituzione a garantire che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3).

Neppure due anni or sono, in campagna elettorale, pressoché tutti i candidati hanno riconosciuto la assoluta inadeguatezza delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti in Italia. Oggi va ricordato nuovamente alla classe politica italiana l’esistenza di una (sotto)categoria di lavoratori a tempo indeterminato che (nel pubblico impiego e non nei call centers), con 20 e più anni di anzianità di servizio, percepiscono salari di 900 € mensili proprio per responsabilità precipua di chi ha partorito (e mai modificato) quell’aborto che è il comma 218 della Legge Finanziaria 2006, la quale ha stravolto l’iter giudiziario dei ricorsi, sino alle ben 8 sentenze della Corte di Cassazione del 2005, tutte favorevoli ai lavoratori.

Questa sentenza ci fa vergognare di appartenere ad un Paese dove la giustizia è solo un gioco, gestito sul tavolo “bipartizan” di maggioranze di governo e false opposizioni. Della cosa è stata da tempo investita la Suprema Corte Europea: vedremo se anche la UE – ma sarà difficile sia scesa al medesimo livello – si è per caso “italianizzata”. Nel frattempo la vertenza la riapriamo nelle scuole: con il Coordinamento Nazionale che ne esprime le ragioni, stiamo vagliando le iniziative da mettere in atto al più presto. I 70.000 ATA provenienti dagli Enti Locali sapranno rispondere come di dovere a questo arbitrio assoluto, reso possibile anche dall’insipienza dei sindacati autonomi della Scuola e dall’aperta connivenza dei Confederali, artefici dell’accordo-truffa che ha azzerato l’anzianità di servizio maturata da collaboratori, altro personale ed insegnanti tecnico-pratici negli Enti Locali di provenienza al momento del passaggio allo Stato e poi capaci persino di lucrare sui ricorsi che hanno denunciato questo scandalo.

Stefano d’Errico (Segretario Nazionale Unicobas)

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