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(17 Luglio 2010) Enzo Apicella
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Perché partecipiamo alla manifestazione a Roma del 5 dicembre

(1 Dicembre 2009)

VIA BERLUSCONI E I SUOI COMPLICI PER APRIRE UNA NUOVA FASE POLITICA! TRASFORMIAMO LA CRISI CAPITALISTA IN UNA OPPORTUNITA’ PER COSTRUIRE GLI STRUMENTI POLITICI ADATTI A 5 DICEMBRE TUTTI A ROMA PER UNA GIORNATA DI LOTTA CONTRO IL GOVERNO DEL CAPITALE E DELLA MAFIA! REALIZZARE UNA SOCIETÀ LIBERATA DALL’OPPRESSIONE DEL LAVORO SALARIATO: LA SOCIETA’ COMUNISTA

La crisi del capitalismo, che è irreversibile, sta scaricando tutte le sue drammatiche conseguenze sulle spalle dei lavoratori di tutti i settori. Il capitale nazionale ed internazionale vorrebbe uscire da questa crisi aumentando lo sfruttamento, il precariato, le delocalizzazioni e la miseria. Ma il capitale è stretto in una morsa mortale fra necessità di ampliare il consumismo e una crisi derivata dalla sovrapproduzione dei beni.
Il governo di Berlusconi e dei suoi complici è al servizio di questa logica e persegue una politica economica che produce disperazione e passivizzazione sociale, disoccupazione, cassa integrazione e precarietà.
Il governo Berlusconi-Bossi-Fini che ha l’avallo del Vaticano è un governo autoritario,razzista e anti-operaio. Le sue scelte sono basate su una politica economica che attacca in continuazione le condizioni materiali e normative dei lavoratori( i salari sono sempre più bassi ed inadeguati per una vita dignitosa, lo squallido Brunetta tenta in continuazione di opprimere e “controllare” in modo totalitario i lavoratori del Pubblico Impiego, cercando di demonizzarli, manipolando e rovesciando la realtà), sulle privatizzazioni sel-vagge(vedi il decreto di privatizzazione della gestione dell’acqua, i finanziamenti pubblici alla scuola privata ecc. ecc.), sui finanziamenti alle banche e ai centri finanziari, usando denaro pubblico, sulla persecuzione metodica e violenta dei lavoratori immigrati e dei loro fratelli che cercano di venire nel nostro paese e sul restringimento sistematico dei diritti sociali e civili conquistati con dure lotte negli ultimi 40 anni.
Il governo Berlusconi e dei suoi complici tentano in ogni momento di violare la stessa Costituzione re-pubblicana e antifascista nata dalla Resistenza, approvata 60 anni or sono e frutto del compromesso fra le forze della borghesia e quelle del proletariato.
Il governo Berlusconi afferma di fatto il principio che “la legge NON è uguale per tutti”, proponendo pervicacemente leggi “ad personam” per garantire allo stesso Berlusconi l’opportunità di non essere processato( ma se si ritiene “ così innocente , non mafioso e vittima del sistema giudiziario, perché non si fa processare?) e la sua impunità. Si vuole istituzionalizzare il principio per cui esistono due livelli di giudizio: uno per i potenti e uno per le classi oppresse. Chi non si oppone esplicitamente a queste pratiche e cerca di dialettizzarsi con l’attuale blocco di potere E’ COMPLICE di questa stessa politica. Non è concepibile che si dichiari di essere contro l’attuale governo e poi ci si mostri disponibili a mettere mano alla Costituzione per stravolgerla in peggio, come fa il PD. E’ grave che non si colga la pericolosità di questo governo con le sue involuzioni autoritarie e para-fasciste.
Il governo Berlusconi è il governo dello stravolgimento e della manipolazione politica, teorica, storica, culturale e del linguaggio. Nessuno, o molto pochi, in questi anni hanno colto e combattuto nei fatti il tentativo di Berlusconi e dei suoi complici di stravolgere e manipolare la realtà storica e politica gettandola in pasto alla parte meno còlta e attenta della popolazione: si è cercato di mettere sullo stesso piano i Partigiani e i repubblichini, si sono stravolti i fatti reali inerenti la questione delle foibe, si usano costantemente termini come “Riforme” per indicare in realtà controriforme involutive e reazionarie e anti-popolari( vedi pensioni e leggi sul precariato), gli indiziati per reati gravi ( vedi Dell’Utri, Berlusconi, Cosentino ecc.ecc. accusati di concorso esterno alla mafia ) vengono fatti passare per vittime incolpevoli, mentre i compagni e gli antifascisti vengono sbattuti in carcere per mesi ed anni a prescindere dalle prove di reato e senza che si concludano i processi, un ministro come Brunetta incompetente, complessato e rapace insulta impunemente milioni di lavoratori, ribaltando la vera realtà, senza che nessuno si opponga significativamente ecc. ecc. Le missioni di guerra in Afghanistan, Iraq, Somalia, Kossovo ecc. sono spudoratamente propagandate da tutti e sei i canali televisivi controllati da Berlusconi e dall’ineffabile ministro delle guerre La Russa( ex-fascista) come missioni di pace, i militari uccisi in teatri di guerra, vengono spacciati come eroi-missionari ecc.ecc.
Il “berlusconismo” con i suoi potenti mezzi di comunicazione sta cercando di criminalizzare termini co-me “comunismo”, “lotta di classe”, “conflitto”, in modo da bandirli dal linguaggio comune e dalla comu-nicazione ufficiale e dall’insegnamento scolastico, senza che ci sia una reazione adeguata a questo scempio. Anzi “le forze di opposizione” non contrastano questa deriva, ma in alcuni casi sostengono attivamente questo processo revisionista e manipolatorio.
Per tutte queste sintetiche considerazioni diventa improrogabile e fondamentale organizzarsi autono-mamente per scacciare questo governo che non solo sostiene una politica anti-proletaria e che non rap-presenta la maggioranza del paese, ma che di fatto costituisce un’anomalia costituzionale anche dal punto di vista borghese ( vedi conflitto di interessi e legge elettorale anti-democratica ). Partecipare alla manifestazione del 5 dicembre 2009 a Roma con questi contenuti politici e con le parole d’ordine prevalenti nell’area comunista acquista quindi un significato politico specifico: CACCIARE BERLUSCONI SULL’ONDA DI UN MOVIMENTO DI LOTTA CHE CREI LE CONDIZIONI PER UNA NUOVA FASE POLITICA CON AL CENTRO LE ESIGENZE E I BISOGNI DEL NUOVO PROLETARIATO. A Roma non ci dovrà essere solo la solita sfilata che si esaurirà in sé stessa, ma questo appuntamento dovrà costituire l’inizio di un percorso articolato di lotte sociali che portino alla caduta di questo governo anti-operoia e razzista.
Berlusconi e i suoi complici condizionano e ricattano il paese da 15 anni. Non si può rimanere indifferenti e ignavi di fronte alla sua arroganza e spregiudicatezza . La caduta di Berlusconi non la si può delegare ai “giochi Parlamentari”. Dobbiamo prendere in mano il nostro futuro e non delegare a nessuno l’organizzazione della lotta contro questo governo e tutti i governi della borghesia che dovessero succedere a questo.
Se questa è un’analisi oggettiva dei fatti occorre anche, per comprendere meglio la situazione, denunciare l’oggettiva complicità, favorita anche dall’impotenza, delle forze di opposizione istituzionale con il PD in testa. Ma non si possono neppure tacere le gravi responsabilità politiche di Rifondazione e del “bertinotti-smo” nell’aver creato e diffuso negli ultimi anni demoralizzazione, sfiducia, revisionismo storico, squallide e manipolatorie tesi sulla non-violenza e sconcerto nel nuovo proletariato.
La risposta a questa grave crisi della sinistra e dei comunisti non può essere certo quella costituita dall’ e-sperimento in corso che si propone di realizzare la Federazione di quel che e’ rimasto di PdCI e Rifondazione più alcuni gruppuscoli inesistenti e sopravvissuti al passato
Questa soluzione è politicamente, temporalmente e sostanzialmente inutile, inadeguata ed inefficace. Costituisce un tentativo mistificatorio e “ripropositivo” di quanto avvenuto nel passato con la “sinistra ar-cobaleno”. Si cerca di sommare due o tre realtà che non hanno più alcun insediamento sociale per ripro-porre di fatto le stesse pratiche del passato devastanti e controproducenti. Invece di lavorare con metodo per realizzare e ricostruire un insediamento sociale sostanziale, si ribalta il meccanismo, per cui si fa una federazione priva di contenuti politici significativi , che risponde solo ad esigenze elettoralistiche contingenti (elezioni regionali del 2010). La federazione fra PRC e PdCI e altri satelliti opportunisti e insignificanti è destinata a fallire, nonostante il tentativo esplicito di strumentalizzare organismi, movimenti, comitati, gruppi e associazioni presenti sul territorio per supplire alla loro assenza di insediamento sociale. I risultati elettorali di due anni orsono non furono altro che lo specchio di una crisi politica che viene ben più da lontano. La sinistra che si autodefiniva ancora comunista aveva costruito attorno a sé un ceto politico burocratico legato affannosamente al potere istituzionale (sottogoverno, assessorati ai vari livelli istituzionali, consiglieri regionali, consigli d’amministrazione degli Enti Pubblici ecc. ecc.), che ha scimmiottato malamente il ceto politico della borghesia, assumendone gli aspetti peggiori quali l’arroganza, l’inadeguatezza culturale e politica e, in alcuni casi, anche la corruzione. Per questi ed altri motivi altrettanto gravi, qualsiasi processo serio ed unitario di fondazione di una nuova formazione comunista dovrà passare necessariamente fuori e contro tutto il ceto politico che ha coscientemente operato per la cancellazione della presenza comunista nel nostro paese.
In questo contesto la mancanza di una valida ed unitaria formazione comunista in grado di raccogliere esi-genze e bisogni del nuovo proletariato ritarda il precipitare della crisi e una soluzione alternativa di potere e di governo.
La nascita di una nuova formazione comunista unitaria dovrà passare necessariamente attraverso il ri-dimensionamento del ruolo dei vari gruppi della galassia “auto proclamatasi” rivoluzionaria e comunista e l’azzeramento dei gruppi dirigenti già “ pre-costituiti”.
Gli anni dal 2006 al 2008 che hanno visto i partiti della “sinistra” partecipare al governo moderato di Prodi, e la conseguente loro cancellazione dal Parlamento, hanno sancito definitivamente il mutamento genetico degli eredi non meritevoli della “sinistra storica”. L’avallo ai finanziamenti delle missioni militari e quindi della politica imperialista del nostro paese, l’accettazione delle politiche e delle compatibilità imposte dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale e dalla Banca Centrale europea, la non volontà e l’incapacità nel contrastare i processi di precarizzazione della forza-lavoro, il sostegno della contro-riforma delle pensioni ecc… stanno lì a spiegare il perché, per la prima volta nell’ultimo secolo (a parte la parentesi fascista, ma non di tutto il periodo del regime) la classe sfruttata non ha più alcuna rappresentanza parla-mentare. Dentro questo contesto rischiano di essere altrettanto inadeguate e riduttive alcune risposte che vengono avanzate da settori di diversa ispirazione comunista, di fronte all’attacco strategico che la borghesia e i suoi apparati statali stanno portando a tutta la classe lavoratrice, sia sul piano delle condizioni materiali, sia su quello delle libertà individuali.
Oggi i militanti e i quadri comunisti isolati nella società, o presenti in alcuni gruppi organizzati hanno un compito gigantesco: la ricostruzione di una forza comunista che faccia tesoro degli strumenti scientifici di analisi marxista-leninista e dell’esperienza storica dei comunisti nell’ultimo secolo, tenendo conto dei limiti, ma anche degli aspetti positivi presenti nei diversi tentativi di costruzione di una società socialista (dall’URSS alla Cina, da Cuba al Venezuela e dal Vietnam alla Bolivia fino al Nepal). Quindi non si tratta di costruire una sinistra plurale( che significa? Che cosa sarebbe?) e neppure una generica sinistra anti-capitalista, ma una nuova organizzazione comunista che lavori con metodo per l’abbattimento della società capitalistica e per la realizzazione della società socialista, come fase di transizione al comunismo.
Il percorso per raggiungere questo obiettivo comporta delle scelte conseguenti sia sul piano politico che organizzativo. In sostanza non più un’organizzazione concepita sui modelli dei partiti borghesi, funzionale prevalentemente alle scadenze elettorali, ma un partito di quadri e di militanti in grado di radicarsi nei luo-ghi di produzione, di studio e nel territorio e capace di accumulare forza e realizzare egemonia fra il nuovo proletariato e in altri settori della società.
Noi riteniamo indispensabile che si debba compiere uno sforzo culturale per uscire dalla difesa sterile del proprio “orticello” organizzativo o da “furbismi” annessionistici, compiendo una profonda e radicale rivolu-zione culturale, in grado di rimescolare tutte le carte sul tavolo(leggi gruppi, partiti, partitini, associazioni ecc. ecc.). Per spiegarsi meglio: sarebbe suicida pretendere di risolvere il problema della presenza di una formazione comunista, avviando semplicemente un processo che porti all’adesione a qualche organizza-zione già presente; oppure ritentare un processo di unificazione o di federazione fra i gruppi d’ispirazione marxista-leninista nel nostro paese, come la nostra associazione, con altri compagni, tentò di fare un de-cennio fa. Dobbiamo prendere atto del fallimento politico e organizzativo di tutti i gruppi autoreferenziali.
Non si può pensare di mettere le basi per una nuova forza comunista, se contemporaneamente vengono attivate due o tre“costituenti comuniste” che procedono a prescindere l’una dall’altra. Una vera “Costitu-ente”, a nostro avviso, dovrà avere come soggettività protagoniste tutte le strutture e i soggetti che avranno il coraggio politico, culturale ed organizzativo di mettere in discussione il “proprio status”. Oggi si tratta di compiere un’impresa enorme e difficile, che passa attraverso la messa in discussione e lo stravolgimento non solo dei gruppi dirigenti della sinistra storica uscente, ormai del tutto omologata al sistema, ma anche di tutte quelle realtà minoritarie già consolidate, ma che rischiano di perpetuare se stesse e garantire solo la loro presenza, seppur dignitosa e rispettabile, ma non adeguata storicamente e politicamente all’attuale contesto storico-politico. Oggi il proletariato ha bisogno di risposte più alte e meno asfittiche, che non stanno certo dietro l’angolo, o nella bacchetta magica di qualcuno, ma nella disponibilità di migliaia di militanti comunisti e di avanguardie rivoluzionarie a discutere, confrontarsi e lottare per garantire in un futuro non biblico la possibilità di costruire una nuova formazione comunista che sia la sintesi teorica e pratica delle esperienze storiche rivoluzionarie dell’ultimo secolo, applicate in un paese a capitalismo sviluppato.
Lavorare per rilanciare il processo di costruzione di una nuova formazione comunista è l’unica via per farci uscire dalla confusione e dalla sfiducia in cui la borghesia tende a far precipitare le masse popolari sfruttate. Quindi occorre aprire un confronto ed una discussione seria, che sia in grado di destrutturate le vecchie appartenenze. In sintesi è necessario volare più alto, usando sobrietà e modestia, perché la partita in corso ha una valenza storica. Niente risulta impossibile per i rivoluzionari comunisti. Le ultime esperienze del Sudamerica e del Nepal sono lì a dimostrarlo nella loro complessa semplicità e chiarezza.

Milano, 1 dicembre 2009

SU LA TESTA L’altra Lombardia

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