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25 Aprile

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(23 Aprile 2009) Enzo Apicella
Il libro di Domenico Losurdo "Stalin.. storia e critica di una leggenda nera" scatena la polemica all'interno del Prc

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    Tempo di fascismo, tempo di antifascismo

    (5 Dicembre 2009)

    Non è un mistero che il governo Berlusconi racchiude, come in una galleria degli orrori, gli eredi del fascismo mussoliniano, i nuovi fascisti del razzismo “padano”, la paccottiglia di fasciste ambizioni di potere e di carriera raccolta nella corte del “maschio” duce di Arcore.

    Mentre imperversa la crisi economica e sociale più devastante dal secondo dopoguerra (i cui effetti micidiali quest’accolita di fascisti ha deciso che si scarichino su lavoratori, disoccupati e pensionati, su studenti e giovani, perché su di loro si rafforzi la dittatura dei padroni e del Potere), l’azione governativa sforna leggi che servono, da un lato, a preservare da condanne sicure il cosiddetto “premiere, con lui, i protagonisti del malaffare politico-imprenditoriale e la criminalità organizzata; e, dall’altro, a perseguitare, a trasformare in bersagli di campagne di odio, a privare della libertà migranti, ragazzi che lottano nelle scuole e nelle università, operai che scioperano, senza-casa che occupano case sfitte, democratici e antifascisti che non si arrendono alla fascistizzazione governativa e alle azioni facinorose delle squadracce fasciste.

    Un antifascista arrestato a Firenze, uno a Pistoia, dove altri due antifascisti sono agli arresti domiciliari, come altri quattro a Livorno: questo, in Toscana nell’ultimo mese, è il bilancio dello “Stato democratico” in mano al partito del “Popolo della Libertà” (PdL) e alla Lega Nord. E, ancora, tre antifascisti sotto processo a Pontedera; e a Pisa una ragazza di vent’anni ferita a manganellate alla testa dai carabinieri (“fedeli nei secoli” allo Stato dei padroni), durante la protesta pacifica contro il fascista Gasparri, capo dei senatori del PdL, venuto in Consiglio comunale a vantarsi del “pacchetto sicurezza”: la legge che perseguita gli immigrati e chiunque non sia disposto a conformarsi a questo governo, che i cittadini di fede democratica non esitano a definire almeno “governo della malavita”.

    Che il governo si stia preparando a commemorare, da par suo, il ”12 dicembre”, data che ci riconduce al 1969 e alla strage nella Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, dove una bomba (depositata da mani fasciste e progettata da uomini ai vertici di istituzioni statali) fece 17 morti e 88 feriti?
    Una “strage di Stato”, come fu definita dalla sinistra extraparlamentare dell’epoca, una strage con cui si intendeva fermare l’ondata di lotte contro la guerra “amerikana” in Vietnam, dei senza-casa, degli operai, degli studenti, dei soldati di leva, dei detenuti, delle persone chiuse nei lager manicomiali: lotte di liberazione sociale e personale e di solidarietà, lotte per cambiare la vita e il mondo.

    Una strage, seguita da molte altre stragi: in Piazza della Loggia a Brescia, il 28 maggio 1974, contro un grande comizio sindacale (8 morti e 90 feriti); sul treno Italicus” nella galleria tra Firenze e Bologna, il 4 agosto 1974 (12 morti e 48 feriti); nella sala di attesa della stazione di Bologna, il 2 agosto 1980 (85 morti e 200 feriti); sul treno 904” ancora nella galleria tra Firenze e Bologna, il 23 dicembre 1984 (15 morti e 267 feriti); a Firenze, in via dei Georgofili, il 27 maggio ‘93 (5 morti, 48 feriti); a Milano, in via Palestro, il 27 luglio ‘93 (5 morti e 12 feriti)
    Per non parlare della strage nel mare di Ustica, dove il 27 giugno 1980 fu abbattuto da un missile un aereo Itavia diretto a Palermo, portando a morire 81 persone; o di quella nel porto di Livorno, dove il 10 aprile 1991 il traghetto Moby Prince naufragò a causa di una nave misteriosa, e misteriosamente scomparsa, che la costrinse fuori rotta, e 140 persone ci persero la vita.

    Anche noi vogliamo ricordare il “12 dicembre”, per imparare dalla storia, per aprire strade
    di opposizione sociale e democratica al progetto liberticida e antipopolare del governo,
    per rivendicare la libertà per gli antifascisti che ne sono stati privati, perché il carcere cessi
    di essere (come spesso è per decine e decine di detenuti) il luogo della tortura e della morte.

    *10 dicembre, ore 17.30, PISA, PRESIDIO davanti al “Don Bosco”.
    *12 dicembre, ore 15.30, FIRENZE, piazza S. Marco:
    CORTEO REGIONALE

    COORDINAMENTO ANTIFASCISTA ANTIRAZZISTA - PISA

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