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(2 Maggio 2012) Enzo Apicella
A Torino contestato Piero Fassino al corteo del primo maggio. La polizia interviene con una carica pesante e immotivata.

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Vi ricordate quel lontano 12 dicembre…?

(13 Dicembre 2009)

12 Dicembre 1969
All’interno della Banca dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano esplode una bomba che provoca 16 morti e 87 feriti, un secondo ordigno in un’altra zona della città viene trovato inesploso. Contemporaneamente a Roma altre tre bombe feriscono 17 persone. Da subito i colpevoli furono cercati tra gli anarchici, prima viene fermato e ucciso il ferroviere Giuseppe Pinelli, pochi giorni dopo viene arrestato Pietro Valpreda, liberato tre anni più tardi e assolto solamente nel 1979.

Dalle fabbriche, dalle piazze e dalle scuole si alzò un grido: la strage è fascista e di stato! Infatti, le indagini dimostrarono presto la responsabilità dei fascisti dietro la strage. Quest’ultimi protetti, finanziati e addestrati dalle più alte cariche dello stato, dalla P2, dall’esercito, dalle forze dell’ordine e da agenti segreti americani della Nato che formano eserciti paramilitari come la Gladio. A distanza di quarant’anni ufficialmente non c’è nessun colpevole, solo i parenti delle vittime sono stati condannati nel 2002 a pagare le spese processuali.

La strage di Milano non fu né il primo né l’ultimo attentato fascista. Dal 3 gennaio 1969 ci furono 145 attentati: uno ogni 3 giorni di cui 96 di riconosciuta marca fascista. Dopo Piazza Fontana, invece, le stragi nere più gravi furono quella del 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia a Brescia durante un comizio operaio (8 morti), del 4 agosto 1974 sul treno Italicus (12 morti), alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980 (85 morti). Perché tanta morte e terrore?

La strage a Piazza Fontana avviene in pieno “autunno caldo” in cui quasi 5 milioni di lavoratori, insieme agli studenti, si mobilitano e conquistano molti diritti: il rinnovo di una ventina di contratti, l’approvazione dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori, le riforme dell’edilizia, fiscale e sanitaria, l’orario lavorativo a 40 ore, le 150 ore per il diritto allo studio, gli aumenti salariali uguali per tutti. Lo stato rispose anche con le stragi per frenare le lotte della classe operaia e dei movimenti studenteschi, e creare un clima di terrore che legittimasse leggi e operazioni autoritarie e poliziesche. Altro che servizi segreti deviati! Lo stato non si è mai tolto la camicia nera sotto al doppiopetto democratico.

E oggi?
La tendenza dello stato è quella di riabilitare il fascismo e di usarne i suoi mezzi. Lo vediamo con gli accoltellamenti e le aggressioni squadriste, che rimangono quasi sempre impunite proprio come per trent’anni fa, Casapound che liberamente occupa gli spazi mentre si sgomberano i centri sociali, piena agibilità ad organizzazioni neofasciste come Forza Nuova, riscrittura della storia partigiana, repressione per gli antifascisti e chi si batte per cambiare questo sistema. Oggi come ieri, attraverso grandi campagne mediatiche, si produce paura e insicurezza tra la gente per giustificare la militarizzazione delle città, le missioni di guerra e leggi razziali come il pacchetto sicurezza. Se i padroni non tornano indietro dal fascismo, noi non dobbiamo fare un passo indietro dalla Resistenza!

Padova 12-12-2009

Collettivo Politico Gramigna

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