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Berlusconi e l'origine dell'odio

(15 Dicembre 2009)

L’odio è un sentimento. Come l’amore non nasce dal nulla ma è determinato da eventi che concorrono a strutturarlo nel tempo.
In genere alla base dall’odio politico vi è una forte frustrazione per ingiustizie sociali o per l’impotenza a cambiare le cose, mentre sono terrificanti e devastanti sentimenti come l’indifferenza, la rassegnazione, lo scetticismo, sapientemente e cinicamente alimentati dalla religione che offre alle oligarchie economiche cittadini modello affinché tutto rimanga inamovibile.
Quali sentimenti deve provare una persona onesta di fronte ad un personaggio che deve la sua ricchezza e il suo potere all’inconfessabile intreccio tra affari e politica, con la sporca vicenda, patrocinata dalla P2, che ha visto il presidente del consiglio Craxi, in nome del socialismo, affidare il monopolio delle TV private ad un solo soggetto, in cambio di grande visibilità politica e finanziamenti al partito?

Questo è il certificato di nascita di Berlusconi (se a ciò hanno contribuito capitali mafiosi e patti con la mafia saranno i giudici a dirlo), ma il peccato originale è della politica di Craxi che ha fatto strame delle idee del socialismo, in un partito infiltrato dalla P2 nelle sue massime cariche dirigenti, consegnando quel monopolio che poi avrebbe dato a Berlusconi anche il potere politico, creando una svolta a destra, e facendo tramontare ogni possibilità di una naturale alleanza a sinistra.
Il burattinaio era Craxi e quando, per evitare la galera, latitò verso la Tunisia il suo naturale delfino divenne Berlusconi che ben conosceva l’importanza della politica nel proteggere gli affari (suoi).
Per chi conosce semplicemente i fatti, sentire che Berlusconi è un grande imprenditore, dopo uno spontaneo sghignazzo, viene subito un attacco di fegato e da qui all’odio il passo è breve.
Nei 15 anni di attività politica diretta, non solo non ha risolto alcun problema sociale, ma ha passato la maggior parte del suo tempo a recitare la parte della vittima delle toghe rosse, a farneticare contro una inesistente “sinistra” e ancor più inesistenti “comunisti”, ad insultare i giudici, a delegittimare istituti costituzionali, a cercare di ottenere l’impunità personale scardinando il principio della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ad occupare con i suoi servi due reti della RAI, a fare leggi a favore dei delinquenti quali quella sullo scudo fiscale e sulla limitazione delle intercettazioni telefoniche.
Tutto ciò si chiama “berlusconismo” ed è una antidemocratica ed inedita concentrazione in una sola persona di potere economico-mediatico-politico, che da 15 anni ammorba la nostra democrazia, che non è più tale e sta causando grossi rischi.

Una nuova opposizione deve tener conto di questa pericolosa realtà e chiedere nuove regole che impediscano per il futuro il ripetersi di tale fenomeno.
Come vedete, non ho parlato di escort o di concubine fatte ministri della Repubblica, e mi riconosco nelle parole pronunciate in piazza dal fratello di Paolo Borsellino, che auspicava che Berlusconi se ne andasse dall’Italia, senza processi, impunito, purchè ci liberi da questa anomalia che ha trasformato la Repubblica in un corrotto e decadente sultanato.
Il gesto violento di Tartaglia favorisce solo B, che da fomentatore di odio diventa vittima e tali atti sono stupidi e controproducenti.

Le regole per tornare in democrazia e impedire un altro fenomeno Berlusconi a mio avviso sono le seguenti:
-ripristino delle preferenze
-non può essere eleggibile chiunque possieda, direttamente o indirettamente, giornali, radio, Tv, anche locali
-non si può essere candidati in più collegi, ma solo dove si risiede da più di 5 anni
-per impedire che il denaro sia decisivo in campagna elettorale e dia la visibilità con spot televisivi o con manifesti gigantografie per le strade, la campagna elettorale deve svolgersi solo con lo strumento dei comizi, del porta a porta con i cittadini e con la diffusione scritta del proprio programma
-nessun deputato o senatore è rieleggibile dopo due legislature
-non deve esistere una pensione per gli eletti. Il Parlamento deve pagare solo i contributi ai fini pensionistici alla categoria di appartenenza di ogni singolo deputato o senatore. Se sei operaio ti pago i contributi da operaio, se sei avvocato ii pago la quota dell’ente pensionistico a cui sei assicurato, per il periodo che resti in Parlamento
-lo stipendio degli eletti non può superare quello di un magistrato al culmine della carriera
-non è eleggibile un pregiudicato e chiunque durante il mandato sia chiamato in giudizio deve rispondere come un qualsiasi cittadino, senza necessità di nessuna autorizzazione a procedere da parte del Parlamento
-deve sparire l’istituto dei senatori a vita
-va creato l’istituto del referendum propositivo
-non va alterato l’equilibrio costituzionale della separazione dei poteri e la magistratura deve continuare nella sua indipendenza dal potere politico
-i partiti politici e i giornali non devono avere alcun finanziamento pubblico, devono vivere di luce propria, come anche la Chiesa cattolica con l’annullamento del Concordato e dell’8 per mille
-la RAI deve assicurare il “servizio pubblico” attraverso una “public company” con presidente eletto da coloro che pagano il canone, ogni 5 anni, non rieleggibile dopo due mandati, scelto tra personalità indipendenti di riconosciuto impegno sociale
-lo Stato italiano deve chiudere ogni base militare straniera sul proprio territorio, che sono state usate per aggressioni ad altri paesi, rapimenti, operazioni sporche, ricatto politico.

Queste sono semplicemente regole necessarie alla democrazia, necessarie per noi umani come l’aria che respiriamo.

15 dicembre 2009

Paolo De Gregorio

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