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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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TFR: un furto già annunciato.

(21 Dicembre 2009)

La Legge finanziaria ha ottenuto il voto di fiducia e, in attesa del gettito proveniente dallo scudo fiscale, tra le pieghe della Legge il governo ha introdotto il meccanismo attraverso il quale drenare 3,1 miliardi dal TFR dei lavoratori.

Infatti, l'esecutivo, grazie alle norme della "riforma" Prodi del 2007, sottoscritta da CGIL, CISL, UIL e UGL, si appresta ad un prelievo forzoso del TFR depositato all'Inps.

Due anni fa, il governo di centrosinistra e le burocrazie sindacali confederali e di destra, ebbero la faccia tosta di presentare la riforma del TFR come un vantaggio per i lavoratori, annunciando che i fondi pensione sarebbero cresciuti sul mercato finanziario e che il TFR "inoptato" sarebbe stato, in ogni caso, "garantito" dall’Inps.

In realtà, è accaduto l’opposto.
I fondi pensione sono stati colpiti dalla crisi, e il TFR depositato all’Inps è diventato il Bancomat del governo: esattamente come avevano denunciato e previsto il sindacalismo di base, gli unici che si erano opposti.
Ora, il governo usa a proprio vantaggio, contro i lavoratori, l’eredità del centrosinistra: purtroppo non solo sul TFR ma, anche, su tanti altri terreni.
Insomma, se oggi il governo di centrodestra mette le mani nei risparmi dei lavoratori è perché il governo Prodi gli ha spianato la strada.

Prodi lo definì un "accordo verso la concertazione" mentre il suo Ministro dell'Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa Schioppa, noto ai lavoratori del MEF per la destrutturazione del dicastero, "un accordo storico".
Le dichiarazioni di soddisfazione da parte del sindacato confederale furono incontenibili: "una buona intesa, un accordo soddisfacente", anche perché, in questo modo, "i lavoratori potranno scegliere liberamente".
Era ottobre del 2006 e si respirava grande soddisfazione tra Governo, Confindustria e CGIL, CISL, UIL e UGL anche dopo la sigla dell'accordo che spostava il cosiddetto TFR inoptato quello, cioè, che non viene dirottato dai lavoratori alla previdenza complementare, sul Fondo Tesoreria dell'Inps.

Si trattava esattamente della riforma che, oggi, la finta opposizione e la CGIL rimproverano al governo Berlusconi e al ministro Tremonti ma che, in realtà, è il prodotto delle politiche del secondo governo Prodi.
Più precisamente, la norma era prevista dalla finanziaria 2007.
L'ex presidente del Consiglio, infatti, dichiarava che "quelli del TFR e della previdenza integrativa sono temi centrali per l'impianto della manovra e per le scelte di fondo della politica di governo" mentre, Tommaso Padoa Schioppa, non vedeva l'ora di poter disporre di un Fondo di alcuni miliardi di euro.

L'accordo fu raggiunto dopo alcune tribolazioni.
Il governo, infatti, voleva trasferire presso l'Inps tutto "l'inoptato", circa 6 miliardi di euro, scatenando la protesta delle piccole e medie imprese che si sarebbero viste così sottrarre una enorme quantità finanziaria molto importante per il loro autofinanziamento.
Solo dopo un lungo tira e molla, il padronato di Confindustria, ottenne l'esenzione per le imprese con meno di 50 dipendenti.

L'accordo fu siglato nell'ambito del lancio della previdenza complementare, già stabilito dal precedente governo ma che il governo Prodi decise di anticipare di sei mesi, al primo gennaio 2007.
Una riforma che prevede l'investimento dei fondi del TFR in appositi fondi di investimento previdenziali, con l'odiosa truffa del silenzio-assenso, e il cui andamento dal 2007 a oggi è stato poco più che disastroso.

La burrasca finanziaria che ha colpito il mondo intero si è abbattuta come una mannaia sui risparmi dei lavoratori che, oggi, sono falcidiati e che dovranno attendere molto tempo ancora prima di poter essere rivalutati, a differenza dei fondi mantenuti nel TFR, che si sono rivalutati in misura del 2-3% annuo.
Oggi, il Ministro Tremonti, approfitta di quella norma per incamerare circa 3 miliardi di fondi "inoptati" e utilizzarli per far quadrare i conti facendo, quindi, debito, cosa sempre categoricamente esclusa finora.
Uno scippo dei soldi dei lavoratori, a cui nessuno ha chiesto il parere, esattamente come accadde tre anni con il governo Prodi.

Solo che, allora, a gestire la misura fu il governo di centrosinistra con il consenso esplicito di CGIL, CISL e UIL.
E' bene ricordare che per i lavoratori pubblici, gli stessi autori della rapina del TFR dei lavoratori privati, si apprestarono a sottoscrivere all'Aran, con un vero e proprio blitz estivo (1 agosto 2007) "l’Accordo per la costituzione del Fondo Nazionale Pensione Complementare per i lavoratori dei Comparti Pubblici", con la chiara intenzione di non rinunciare al bottino del TFS.
La decisione del Governo, quindi, di utilizzare oltre 3 miliardi di euro provenienti dagli accantonamenti del TFR dei lavoratori a copertura di un terzo dell'intera Finanziaria è un furto già annunciato.

Già dalla decisione di trasferire il TFR dalle aziende ai fondi pensione e all'Inps era chiaro che il risparmio affidato ai fondi pensione sarebbe diventato carta straccia, e quello all'Inps sarebbe stato utilizzato dal Tesoro a copertura di esigenze che nulla hanno a che vedere con la previdenza dei lavoratori.

Dunque, non ci stupisce tanto questo quanto il fatto che CGIL, CISL, UIL e UGL, che hanno fortemente voluto e sostenuto il trasferimento del TFR ai fondi pensione e lo smantellamanto di fatto dell'istituto del TFR, oggi si stupiscano dell'uso che il Governo ne intende fare.

Non solo la RdB diffida il governo dall'utilizzare questi fondi in modo diverso da quello che è il loro unico scopo, ovvero garantire la buonuscita dei lavoratori, ma ritiene che sia ormai improcrastinabile l'introduzione di una norma che almeno consenta ad ogni singolo lavoratore di fare marcia indietro e di riprendersi i propri risparmi.

Ci troviamo, quindi, di fronte da un lato a un gigantesco condono per i grandi evasori fiscali e, dall'altro, al sequestro di tre miliardi dalle "buonuscite" dei lavoratori.
Questi sono gli unici pilastri della legge finanziaria del governo attuale.

RdB/CUB MEF Coordinamento Nazionale Ministero dell'Economia e delle Finanze

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