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Secondo discorso di Hugo Chavez a Copenhagen

(5 Gennaio 2010)

Secondo discorso di Hugo Chávez, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, in occasione della chiusura del vertice climatico, molto deludente, tenutosi a Copenhagen

Buona sera, la signora Presidente vi ha detto una grande verità, bisogna andare a pranzare. Napoleone Bonaparte affermava che gli eserciti marciano sugli stomaci.
Ringrazio molto che ci è stata data la parola, al presidente Morales e al sottoscritto, noi l’avevamo sollecitata di buon’ora questa mattina, perché ci troviamo qui già da qualche giorno.
Obama è arrivato, ha parlato e se ne è uscito dalla porta secondaria. Quella piccola porta, nascosta là in fondo, che si utilizza, immagino, per ragioni di servizio, per la logistica e i coordinamenti della presidenza, ed è per là che se ne è andato, per la porta di dietro.
È l’impero, l’impero che arriva nel mezzo della notte, nell’oscurità, e alle spalle della maggioranza, in maniera antidemocratica, pretendono di propinarci un documento che noi non accettiamo ne’accetteremo, mai lo accetteremo !

Ed io sono assolutamente sicuro che qui difendiamo la dignità, noi tutti, il governo anfitrione, la regina di Danimarca, che noi ringraziamo per la sua amabilità, per le sue attenzioni, a me è stato assegnato un autista molto scrupoloso, che si chiama Thomas, gli amici che ci hanno fornito la sicurezza, la signora dell’hôtel, i lavoratori dell’hôtel.
Ieri sera ci siamo riuniti in un ginnasio con migliaia di appartenenti ai movimenti sociali che hanno manifestato per le strade sotto la neve con i loro cartelli, i movimenti che lottano per la giustizia sociale, i partiti politici. Ci siamo riuniti qui a Copenhagen noi, compatrioti dell’America Latina, dei Caraibi, di tutti i paesi. Noi siamo stati molto contenti.
Ieri notte ci siamo sfidati alla corsa, benché Evo sia molto più giovane di me, ed io ho vinto ad una corsa di cento metri sulla neve, Evo ci dà dentro nella corsa.
Ora, sono sicuro che il governo anfitrione condivide i medesimi nostri criteri, che sono della maggioranza immensa, coloro che non li condividono sono coloro che se ne vanno per la porta posteriore, e così se ne esce l’impero da questo mondo, per la porta di dietro, se ne va per la porta posteriore in una maniera indegna.
Nel frattempo, qui siamo molto preoccupati perché apprendiamo che, fra le molte riunioni, ci sono state quelle fra un piccolo gruppo di paesi amici della Presidenza della Conferenza, noi non siamo dei nemici, vero ? Anche noi siamo amici di tutti, ma non ci hanno invitato a partecipare, per nulla, nemmeno siamo stati consultati per sentire la nostra opinione, e noi vogliamo fermamente ribadire che tutti i paesi sono uguali, e noi, i Presidenti, i capi di stato e di governo, siamo tutti allo stesso livello, qui non ci sono Presidenti di prima categoria e Presidenti di seconda, non esistono popoli di prima classe e popoli di seconda classe, tutti siamo uguali, e noi, qui, vogliamo mettere ben in chiaro questo.

Credo che si sia trattato di un maneggio poco trasparente, per dirla in maniera elegante (voi lo sapete?), per tentare qui di far abortire una soluzione, che, come ha affermato Lula, solo un miracolo potrebbe salvare, e come per questo non ci aspettiamo un miracolo; noi dobbiamo partire, non parlo solamente a nome del Venezuela, sono stato autorizzato dai rappresentanti dei paesi dell’Alleanza Bolivariana, qui presenti, dei popoli della nostra America, vale a dire il governo e il popolo della Bolivia, il governo e il popolo di Cuba, il governo e il popolo dell’Equador, il governo e il popolo del Nicaragua, il governo e i popoli dei Caraibi, i paesi Dominica, Saint Vincent e Grenadine, Antigua e Barbuda e Venezuela, (noi dobbiamo partire)non crediate dalla porta posteriore, per dove se ne è andato Obama, e sta per arrivare un pezzo di carta segreto, top secret, e si pretende presentarlo al mondo come la soluzione.
Fin da adesso lo impugnamo, perché noi non conosciamo nessun tipo di documento. Stanno circolando per qui versioni e documenti poco trasparenti, per questo è necessario protestare.
Siamo sicuri che non si intenterà alcun tipo di frode, perché questa sarebbe una frode ai popoli del mondo.
Se qualche cosa deve instaurasi nel mondo, essere recuperata nel mondo, questa è la fiducia fra noi, è ora di finirla che alcuni si credano superiori a noi, gli indios del Sud, a noi, i neri africani indigeni, i popoli del Sud, noi siamo tutti uguali.
Ebbene, noi partiamo facendo registrare una protesta, siamo in presenza di una violazione delle procedure delle Nazioni Unite, no?
Abbiamo avuto il timore che non ci fosse data la parola, ci era stato detto dal servizio di Segreteria che l’accesso alla parola non ci veniva garantito, e ci veniva spiegato nel seguito della mattinata che solo un gruppo di Presidenti potevano parlare, dei Capi di Stato molto degni, stavano su una lista che qualcuno aveva fatto, non si sa chi l’abbia fatta, no?
È per questo che noi ringraziamo molto la Presidente che ci ha concesso la parola, al Presidente Morales e a me. Sarebbe stato deplorevole se si fosse preteso mettere un veto durante questa riunione, non lo posso pensare, ne’ sospettarlo.
Il Protocollo di Kyoto, l’ha già detto Lula, non può essere dichiarato morto od estinto, come pretendono gli Stati Uniti, ed è a questo riguardo che Evo ha detto una grande verità : «Se Obama, il Premio Nobel della Guerra, ha detto persino (e qui alcuni sentono odor di zolfo, si sente lo zolfo, si continua a sentire lo zolfo in questo mondo) che è venuto qui per agire, ebbene, lo dimostri, signore, non se ne vada per la porta di dietro, faccia tutto il necessario perché gli Stati Uniti aderiscano al Protocollo di Kyoto, e noi andremo a rispettare Kyoto e a potenziare Kyoto, e a rispondere al mondo in maniera trasparente.»

D’altra parte, tutti siamo d’accordo che le riduzioni delle emissioni di carbone per l’anno 2050 non debbano essere inferiori di un 80, 90 per cento, la maggioranza di noi concorda su questo.
Noi crediamo, signora Presidente, che Copenhagen non termina con oggi, per la dignità di questa gente, non vogliamo partire con l’amaro sapore della frustrazione.
No, noi desideriamo partire con il ricordo di un popolo gioioso, di un popolo che noi non conoscevamo, di una città, di un paese : la Danimarca.
Noi vogliamo portare Copenhagen nel cuore non come una frustrazione, ma come una speranza.
Ieri sera, ce lo dicevamo, Copenhagen non è finita oggi, Copenhagen ha aperto le porte perché noi continuiamo a condurre un grande dibattito mondiale sulla questione di come salvare il Pianeta, di come salvare la vita sul Pianeta.
Copenhagen non è una fine, Copenhagen è un principio, perché noi conseguiamo gli accordi che bisogna ottenere, ed Evo lo ha già detto, ottenere l’equilibrio della Madre Terra: la Pachamama.
Quello che dice Obama è veramente ridicolo, gli Stati Uniti che hanno la macchina per fabbricare i dollari, gli Stati Uniti che credo abbiano fornito 700 miliardi di dollari per salvare le banche, è con ragione che laggiù per le strade si sta denunciando che se il clima fosse stato una banca, l’avrebbero già salvato.
Ed ora viene qui a dire che intende mettere a disposizione 10 miliardi di dollari l’anno, un cifra irrisoria.
È un pò una presa in giro, il modo con cui si è espresso il Presidente degli Stati Uniti: la spesa militare degli Stati Uniti, ebbene!, si aggira sui 700 miliardi di dollari l’anno.
Solamente diminuendo almeno della metà la spesa militare vi riuscirebbero (a salvare il clima), gli Stati Uniti, che sono i responsabili più grandi delle emissioni, che sono i più grandi inquinatori, ed è, l’impero yankee, il grande colpevole per avere imposto a colpi di invasioni, guerre e minacce, assassini, e persino con il genocidio, il capitalismo a questo mondo, gli Stati Uniti e i loro alleati, eccoli i grandi colpevoli, dovrebbero farsene carico con dignità, in verità sappiamo che non vuole farsene carico questo governo degli Stati Uniti, perché non è niente di più che la continuazione del governo precedente, Obama rimarrà nella storia come una delle più grandi frustrazioni per molte persone che hanno creduto in lui, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo, ma qui lo sta dimostrando, un grande fallimento.
Ma quello che importa, quello che importa, la cosa più importante è che i popoli del mondo e i governi degni del mondo, la grande maggioranza, noi ci mettiamo d’accordo e diamo impulso a soluzioni veritiere.
Noi non veniamo qui per domandare l’elemosina, noi veniamo in condizioni di parità per portare modestamente idee per trovare delle soluzioni, che nessuno lo dimentichi, che nessuno lo dimentichi, la colpa è del capitalismo, e bisogna aggredire le cause.
Dal Venezuela noi lo affermiamo con modestia, l’unica maniera per ottenere l’equilibrio delle società, di salvare la vita, di conseguire livelli superiori di vita, per elevare l’essere umano a condizioni degne di esistenza, è attraverso il socialismo, questa è una discussione eminentemente politica, eminentemente morale, eminentemente necessaria, assolutamente necessaria; il capitalismo è il cammino verso la distruzione del Pianeta.
Signora Presidente, noi vogliamo che sia chiaro, noi partiamo, non possiamo sperare troppo, noi ce ne andiamo, però i paesi dell’ALBA fanno chiaramente comprendere che noi contestiamo fin da ora qualsiasi documento che Obama abbia passato sotto la porta, o che sia spuntato dal nulla, come ieri hanno detto alcuni di voi, cercando di presentare questo come una soluzione salvifica.
Non esistono soluzioni salvifiche, semplicemente noi partiamo consapevoli che un accordo non è stato possibile qui a Copenhagen, e non è stato possibile per quello che ieri abbiamo denunciato: la mancanza di volontà politica dei paesi più sviluppati della Terra, a partire dagli Stati Uniti, e questa è una vera vergogna, e l’egoismo dei più responsabili, soprattutto per i modelli irrazionali di produzione e di consumo del loro capitalismo ipersviluppato.
Fidel Castro ha scritto (e con questo termino per non interrompere il pranzo, la foto e le prossime sessioni) ieri sera una riflessione su questa riunione con la speranza che siano prese delle decisioni per salvare l’umanità, e parlava di una ingloriosa conclusione, di una chiusura senza gloria.
Sono d’accordo, sarà una conclusione senza gloria, però lo stesso voglio esprimere, signora Presidente, in onore di tutti coloro che hanno partecipato, che sono stati ascoltati, qui ci sono persone che non hanno dormito non si sa da quanti giorni, un riconoscimento speciale per voi, i negoziatori, i ministri, i delegati, i capi delegazione, gli esperti, quanti hanno lavorato, bisogna dare un riconoscimento a tutti…

E confidiamo nel fatto che l’intenso lavoro di voi tutti non vada a perdersi, questo è un contributo.
Noi ce ne andiamo più consapevoli del problema e più impegnati a formare una coscienza presso i nostri popoli sui problemi climatici e sul tema dello squilibrio ambientale.
Allora, come ha detto Fidel, siamo arrivati ad una conclusione senza gloria, non voglio dire che questo avverrà con dispiacere, no, non si tratta di una penosa conclusione quella che avverrà questa sera, si tratta di una conclusione che lascia allo stesso tempo la porta aperta a speranze, alla speranza per cui noi dobbiamo riuscire ad assumere decisioni per salvare l’umanità, e noi riusciremo solo lasciando da parte gli interessi egoistici, questo soprattutto da parte dei paesi più sviluppati.
Desidero porgere omaggio a Copenhagen e al suo spirito, al suo popolo e ai popoli del mondo e ci impegneremo per la vita, ci impegneremo per il futuro.
Una ingloriosa conclusione, ma anche una buona conclusione ricca di speranze, così porteremo Copenhagen nel nostro cuore.

Signora Presidente, molte grazie. Signore e signori, buona sera.

Copenhagen, 18 dicembre 2009.

(Traduzione dal francese di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova da www.primitivi.org)

Hugo Chavez

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