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Termini Imerese: l'incapacità del governo

(7 Gennaio 2010)

La questione dello stabilimento della Fiat in Sicilia ci rivela, come al solito, l’intima natura del capitalismo e la subalternità della politica alle decisioni imprenditoriali, anche se la politica, a buon diritto, potrebbe pretendere di dire l’ultima parola, visto che i soldi pubblici per finanziare le varie crisi e ristrutturazioni Fiat, dal dopoguerra ad oggi, sono stati erogati massicciamente a spese dei contribuenti.
L’intima natura delle imprese è quella di liberarsi dei rami secchi senza preoccuparsi delle piaghe sociali che queste scelte provocano, e comunque scaricano sulla collettività i problemi, e dunque il cosiddetto “libero mercato” si rivela una struttura predatoria che si fonda su aiuti statali quando è in crisi, e su ammortizzatori sociali statali quando ristruttura o chiude.
Una politica subalterna e vigliacca o complice della classe dominante continua a mantenere con soldi pubblici un sistema che se dovesse veramente basarsi sul libero mercato puro sarebbe già fallito, come quelle banche americane, ree di speculazioni e truffe, che sono state rifinanziate da Obama con cifre 5 volte superiori ai costi della riforma della assistenza sanitaria per tutti.
Così si crea un capitalismo irresponsabile, incapace di correggere i suoi errori, impunito, illegale, e tutta la società civile marcisce con esso, di illegalità in illegalità, di corruzione in corruzione.

Proprio in virtù di tutti quei soldi pubblici regalati alla Fiat, oggi i lavoratori di Termini Imerese devono pretendere dalla Fiat una riconversione della fabbrica in un settore che dovunque è in grande espansione, quello della tecnologia fotovoltaica, con l’obiettivo strategico (e possibile) di rendere tutta la Sicilia energeticamente autonoma, attraverso quell’inesauribile petrolio siciliano che è il sole.
E’ una proposta che deve essere supportata da tutte quelle forze politiche che non vogliono disperdere il patrimonio di 2.000 operai metalmeccanici specializzati, con la lungimiranza di risolvere un grave problema sociale di disoccupazione e disperazione, nella giusta direzione di fare una isola più pulita e moderna, che non brucia più combustibili fossili, con una microgenerazione diffusa di energia elettrica, che può rappresentare una possibilità di lavoro per migliaia di persone che intendano vivere gestendo piccole “fattorie solari” allacciate alla rete, o come integrazione ad una agricoltura anche essa in crisi.
Come si vede, la scelta di non abbandonare gli operai di Termini Imerese con una riconversione della produzione, oltre che responsabilizzare la Fiat, che ha peraltro la capacità tecnica per farlo, potrebbe segnare una positiva svolta per tutta la Sicilia, abbassando i costi degli impianti fotovoltaici, cosa che si otterrebbe con una produzione avanzata di tipo industriale.

Essendo molto scettico sulla lungimiranza della politica, questo discorso può andare avanti solo con la convinzione e la lotta della popolazione intera di Termini Imerese, che deve difendere a tutti i costi i posti di lavoro, con la capacità però di saper proporre soluzioni e pretendere che i politici accompagnino questo nuovo corso con leggi atte a facilitare la riconversione energetica.
E’ per questo che invio queste mie brevi note anche al Consiglio di fabbrica di Termini Imerese e spero che possa essere convincente.
Se il futuro non se lo fabbricano con il loro impegno non avranno futuro.
Quanto al governo Berlusconi e al suo partito che parla di libertà, mi piacerebbe che fosse chiaro che esso parla di libertà dei padroni di licenziare, una delle innumerevoli “libertà” che i padroni hanno, mentre per gli operai le “libertà” sono quelle di avere un lavoro, un sistema sanitario che funziona, e non crepare in lavori nocivi.

7 gennaio 2009

Paolo De Gregorio

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