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(28 Maggio 2011) Enzo Apicella
Fincantieri chiude gli stabilimenti di Sestri Ponente e di Castellammare di Stabbia e annuncia 2.500 licenziamenti.

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    (Lotte operaie nella crisi)

    Fiege Borruso di Brembio. L’unità e la solidarietà proletaria piegano i padroni e la forza repressiva dello stato.

    (8 Gennaio 2010)

    La lotta per la difesa del posto di lavoro e del salario degli operai della cooperativa che lavorano alla FIEGE Borruso di Brembio (Lo) ha vinto dopo 4 giorni di blocco dei camion in entrata e in uscita.

    La Cooperativa UCSA il 15 dicembre subentrando alla Cooperativa RSZ New Project prospettava ai lavoratori un contratto multiservizi (pulizie) che prevedeva salari ridotti, assunzioni nel sito di Brembio per 33 operai e lo spostamento degli altri 35 a 50 Km dal sito. Il 15 dicembre alla notizia una buona parte di lavoratori entrano in sciopero, picchettano l’azienda e così il giorno 16.

    Mercoledì 30 dicembre 2009 intorno alle 13 la direzione della FIEGE non si presentava alla trattativa e 35 operai su 68 che non accettavano il cambio d’appalto si rifiutano di firmare il peggioramento delle loro condizioni contrattuali, salariali e normative che la nuova cooperativa voleva imporre. Vengono, così, licenziati.

    Immediata scatta la protesta. I lavoratori, tutti stranieri (rumeni, albanesi, arabi) e tutti iscritti allo Slai Cobas, insieme al coordinatore dello Slai Cobas di Cremona bloccano i camion in entrata e in uscita sul piazzale della logistica. I dirigenti, dopo aver minacciato i lavoratori, chiamano le “forze dell’ordine”, e decine di carabinieri, poliziotti e digos accorrono a tutelare gli interessi dei padroni.

    Gli sbirri prima cercano di intimorire i lavoratori presenti minacciando di togliergli il permesso di soggiorno, poi li identificano tutti: i 35 lavoratori migranti, il coordinatore sindacale dello Slai Cobas e una ex lavoratrice della cooperativa ora disoccupata del “”Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio”, che era accorsa a dare solidarietà ai suoi ex compagni di lavoro. Nonostante le intimidazioni e le minacce i lavoratori, per nulla intimoriti, continuano la lotta rimanendo seduti davanti ai cancelli. La protesta pacifica va avanti e questo scatena la violenza della polizia, digos e carabinieri che con spinte, calci e manganelli cercano di trascinare via gli operai. Questi appena spostati ritornano a bloccare il passaggio.

    Intorno alle 18.00, i poliziotti in assetto di guerra partono con una nuova e più violenta carica nel tentativo di disperdere i lavoratori. Due operaie vengono ammanettate ai cancelli ed il coordinatore dello Slai Cobas Fulvio Di Giorgio e un operaio albanese Ermir Gremi (intervenuto per fare scudo con il suo corpo alla sorella) vengono caricati a forza sulle macchine della polizia, arrestati e portati via. La violenza poliziesca provoca 7 feriti fra i lavoratori (5 uomini e due donne), e per 4 lavoratori (3 uomini e una donna) rimasti a terra sotto i colpi degli sbirri sono necessarie le ambulanze che li portano al pronto soccorso.

    Poco prima della violenta carica finale la polizia si accorge che la compagna italiana aveva ripreso tutto e cerca di fermarla. Questa, vedendo che la stanno puntando fugge, e dopo aver messo in salvo i filmati, ritorna per continuare la lotta insieme ai suoi compagni e compagne.

    Le violenze e gli arresti, pur creando smarrimento fra i lavoratori, non li disperdono.

    La compagna italiana rimasta con loro prima chiama i lavoratori del Comitato per la Difesa Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Sesto San Giovanni e quelli dello Slai Cobas (che insieme a Work e al comitato antirazzista di Milano saranno i primi ad arrivare a Brembio verso le 19,00) e avvisa la stampa e le televisioni dell’accaduto mettendo a disposizione le prove filmate delle violenze poliziesche, che la Rai ha trasmesso in tutti i telegiornali.

    L’arrivo in poco tempo di decine di lavoratori e compagni (fra cui lo Spazio Popolare la Forgia di Crema) ha rafforzato il picchetto e il morale di tutti.

    Intorno alle 21.00 una cinquantina di compagni, lasciato il presidio, si è recato sotto la questura a Lodi lanciando slogan sulla liberazione dei due arrestati e chiedendo il rilascio dei compagni arrestati. Alla notizia che i due compagni sarebbero stati processati per direttissima l’indomani, ci si da appuntamento per il mattino successivo.

    Il 31 dicembre alle ore 6,00 di nuovo picchetto alla Fiege di Brembio e alle 10.30 una quarantina di persone (fra cui i compagni del C.S Vittoria di Milano accorsi in mattinata) si reca al tribunale di Lodi per portare solidarietà agli arrestati che vengono scarcerati (fra slogan e momenti di gioia): il processo riprenderà il 23 gennaio 2010. Un corteo spontaneo partito dal tribunale, dopo aver percorso il centro cittadino, si reca sotto la prefettura dove era in corso la trattativa sindacale, con la presenza anche della delegazione dello Slai cobas dei lavoratori della cooperativa, rimanendo fino alla fine.

    La trattativa si concludeva con un accordo fra CGIL-CISL ed i padroni della cooperativa alla presenza del prefetto ed il sindaco di Brembio, non sottoscritto dallo Slai Cobas, perché non garantiva il posto di lavoro e il salario alle precedenti condizioni.

    A questo punto la lotta non è più solo sindacale. Per reggere meglio lo scontro viene costituito il Comitato di Lotta per gestire le varie necessità che lo scontro richiedeva. Il 4 gennaio il blocco è totale a sostenere la lotta partecipano lavoratori delle cooperative di Turate, di Origgio, di Milano, Torino, Parma, Brescia, Cremona…Carabinieri, polizia e Digos non si vedono. L’azienda fa la serrata.

    Per 4 giorni la lotta prosegue con il blocco dei camion dalle 5,30 del mattino a notte fonda.

    Padroni, sindacati e istituzioni alla fine hanno ceduto.

    Il 3 gennaio sera l’avvocato delegato della DHL a mantenere il rapporto con le cooperative da Roma si mette in contatto telefonico con un coordinatore dello Slai Cobas e chiede se vi sono le condizioni per aprire di nuovo la trattativa. L’intransigenza dei lavoratori fa si che il responsabile UCSA sia costretto a venire presso la Fiege a trattare con la delegazione dello Slai Cobas: un’ora dopo la delegazione Slai usciva dall’azienda con una dichiarazione in cui si sosteneva che non ci sarebbe stato l’allontanamento dei 68 e la promessa di firmare l’accordo all’indomani.

    Il 4 gennaio, telefonicamente il rappresentante UCSA, avvisava lo Slai Cobas tramite Aldo Milani, che loro avrebbero mantenuto i 68 nel sito, ma con il contratto dei multiservizi che prevede una riduzione di circa 200 euro sulla base delle 40 ore settimanali. La decisione sindacale a quel punto non poteva che essere quella di indurire la lotta. Alle 11 il direttore della Fiege telefonava annunciando che avrebbero accettato tutto.

    Alle 16,30 del 4 gennaio 2010 viene convocata direttamente nella Logistica una nuova trattativa fra la proprietà, lo Slai Cobas rappresentante dei 35 lavoratori licenziati, CGIL-CISL e il sindaco di Brembio.

    A questo punto i confederali sono costretti ad accodarsi alle richieste degli operai licenziati e nella trattativa viene sottoscritto il seguente accordo: annullamento dei 35 licenziamenti, riassunzione di tutti i 68 lavoratori alle condizioni precedenti.

    L’unità e la solidarietà proletaria crescente intorno a questa lotta ha costretto i padroni della cooperativa e della FIEGE Borruso e i sindacati confederali a fare marcia indietro.

    I padroni hanno dovuto accettare la riassunzione alle precedenti condizioni contrattuali, normative e salariali, non solo per i 35 licenziati ma di tutti, nonostante CGIL- CISL
    avessero sottoscritto condizioni peggiorative.

    La dignità, l’unità e la solidarietà che si è manifestata in questa lotta ha permesso la vittoria, dimostrando che gli operai di tutti i paesi o nazionalità sono un’unica classe con gli stessi interessi, rendendo più attuale che mai la parola d’ordine
    Proletari di tutti i paesi uniamoci.

    Milano 06-01-2010

    coordinamento dei proletari e dei lavoratori comunisti

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