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(28 Luglio 2010) Enzo Apicella
Anche la Omsa di Faenza vuole delocalizzare in Serbia

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Omsa Faenza: 320 lavoratrici rischiano il posto.

Padron Grassi vuole delocalizzare dove il lavoro costa... niente!

(11 Gennaio 2010)

omsa faenza

Padron Grassi e la sua famiglia possiede la OMSA, il prestigioso marchio di calze noto in tutto il mondo: ha fabbriche un po’ ovunque in Italia, oltre che nella “sua” Castiglione delle Stiviere (MN) dove, da anni, oltre ad essere il punto di riferimento dell’imprenditoria locale e il precursore della trasformazione dei calzifici da laboratorio nel garage sotto casa a impresa, rappresenta l’eminenza grigia del potere politico locale targato PDL.

Non si è mai risparmiato per lanciare il prodotto di qualità: partito da casa ha fondato la Golden Lady e poi acquisito i marchi concorrenti, fino alla prestigiosa OMSA, anni fa ha ingaggiato persino Kim Basinger per pubblicizzare i suo collant, insistendo che nella sua azienda continuava a respirarsi il clima familiare degli esordi. Ma i bei tempi sono finiti, la concorrenza c’è ed anche vicino a casa e le operaie … costano! Per cui il clima familiare è tornato ad essere condiviso ma solo dai parenti stretti, quelli veri.

Allora non resta che delocalizzare, partendo proprio dalla storica sede dell’ OMSA di Faenza: 320 posti di lavoro, quasi tutte donne, a forte rischio perché pare che il padrone abbia già avviato le procedure per portare i macchinari all’estero dove ovviamente la manodopera esegue lo stesso lavoro, qualità compresa, per un tozzo di pane e in più, non rivendica diritti. Le operaie di Faenza, soprattutto per merito della RSU, stanno organizzando la protesta, lo smarrimento e la delusione di chi ha creduto davvero nella politica dei Grassi e nella favola della famiglia, stenta ancora adesso a crederci perché dopo decenni di lavoro, straordinari, abnegazione, riduzione al minimo delle rivendicazioni sindacali, la sorpresa è stata infinita. Eppure è così, il padronato ha una faccia sola e un solo interesse, quello del profitto: il proprio. Di operai disposti a lavorare a meno e che non protestano, se ne trovano a centinaia, le distanze poi con i paesi dell’est, meta del trasloco, ormai sono irrisorie, così come i costi per trasportare prodotti finiti che non hanno nulla da invidiare a quelli di qualità prodotti in Italia. Anche i trasportatori dell’est, del resto, costano molto meno, lavorano di più e non pongono condizioni contrattuali…
La manifestazione di sabato in piazza a Faenza alla quale anche la cittadinanza ha dato la propria convinta solidarietà, è stata il primo importante passo per cercare, almeno, di iniziare un dialogo che come ormai avviene d’abitudine, non è nemmeno stato iniziato, giacché concertazione col sindacato oggi significa proprio questo: il padrone può fare quello che vuole!

Faenza, 9 gennaio 2010

Monica Perugini
(proletari@)

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Commenti (1)

domanda da 100 milioni di euro

dove sono finite tutte quelle operaiew che sono state fotografate in questa foto? Ah già dimenticavo che tante hanno votatop sì.

(26 Aprile 2010)

anna rossi

anna_rossi654@virgilio.it

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