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(Lotte operaie nella crisi)

Rosarno-Brembio

Il proletariato non ha che da perdere le catene di questo sistema che lo sfrutta ed opprime

(15 Gennaio 2010)

La rivolta degli immigrati di Rosarno è l’ennesima dimostrazione che il capitalismo italiano, come quello internazionale è in crisi, che i margini di manovra si sono notevolmente ridotti, che il controllo della ‘drangheta e ,per altri versi, delle organizzazioni umanitarie e caritatevoli non bastano più, contro la rivolta degli sfruttati deve intervenire lo Stato con tutto il suo armamentario repressivo e deportando migliaia di proletari nei Centri di Crotone e Bari per poi rimandarli nei loro paesi a rischio della vita.

La malavita organizzata non basta più ad arginare la protesta di questo proletariato sfruttato, con paghe da fame, moderno schiavo nelle attività agricole calabresi, Campane e delle altre regioni d’Italia.

Le minacce, le spranghe, i fucili dei caporali e malavitosi di ogni genere non bastano a contenere la rabbia di migliaia di giovani africani che vivono a Rosarno in condizioni disumane, lo Stato, espressione del dominio borghese e istigatore dell’odio di classe (vedi le esternazioni di Maroni) si è incaricato di riportare, con la repressione della polizia in assetto anti sommossa, l’ordine per mantenere in funzione il suo sistema di sfruttamento.

Lo Stato con le sue leggi Turco-Napolitano, Bossi-Fini, cerca di regolamentare, integrare e reprimere, ma non può contenere la sfida che nasce dalle viscere del sottosuolo su cui si erge il dominio della classsa capitalista, sempre più l’ordine dovrà reggersi sulle parole d’ordine che la ‘drangheta urlava in questi giorni “ sparategli addosso a questi negri “ e sparerà addosso ai tanti proletari quando si rivolteranno.

La posta in gioco è la difesa di questo sistema di sfruttamento che per perpetuarsi riduce alla fame e uccide milioni di persone nelle metropoli e nella periferie capitaliste, porta avanti guerre di dominio e di rapina ai danni di interi Paesi.

Il capitalismo imperialista impone questa legge in tutto il mondo, oggi come ieri basa le sue fortune nelle metropoli sullo schiavismo “moderno” con i suoi affiliati malavitosi ( in Italia si calcola che camorra, drangheta e mafia muovono duecento miliardi l’anno ), industriali e finanzieri. Per mantenere i loro affari utilizzeranno sempre di più la repressione statale, poliziesca (con solerzia a difendere gli interessi reprimendo chi vi si oppone), e i pennivendoli al servizio della falsità e la mistificazione e, sempre di più, cercheranno di mettere i proletari gli uni contro gli altri , di dividerli e separarli, giocando sulle differenze di origine e di nazionalità.

La crisi scaraventa sul terreno della lotta non solo i neri proletari di Rosarno o Volturno, ma l’intera classe lavoratrice, basta guardare alla vicenda degli operai FIAT o girare nella ricca Lombardia per riconoscere diverse facce del sistema di sfruttamento borghese.

Ma oltre a Rosarno c’è una novità che attraversa, finalmente, la penisola italiana: campagne, città, fabbriche, scuole, carceri speciali (CIE), tutti i luoghi dove si consumano le nefandezze schiaviste di cui sopra, sono sempre di più il teatro di battaglie accese, spesso cruenti, in ogni caso sempre più decisive.

Battaglie in cui il proletariato soprattutto immigrato si rende protagonista di lotte che tracciano gli scenari presenti e futuri del conflitto di classe e che aprono una breccia positiva all’interno di una società capitalista ormai giunta alla frutta.

Non suoni allora presuntuoso, né strumentale, il nesso e il confronto che vogliamo stabilire fra la rivolta di Rosarno e la recente vittoria a Brembio.

Per capirlo basta guardare in faccia i protagonisti, il loro ruolo, gli interessi di classe che difendono; a Brembio come a Rosarno, protetti dalle leggi razziali, dalla polizia, e nel caso lodigiano anche dalle burocrazie sindacali, vere e proprie organizzazioni integrate nello stato borghese che si sono inserite nel tessuto produttivo, garantendo il massimo del profitto e del controllo sociale ai grandi potentati economici e, ovviamente, a sé stesse.

Se dietro la rabbia e l’indignazione degli immigrati di Rosarno c’è evidentemente un’insopportabile condizione di sfruttamento quotidiano, gli stessi ingredienti li abbiamo ritrovati a Brembio dove la determinazione degli operai ha permesso di piegare l’arroganza padronale della FIEGE, e della cooperativa, sua alleata .

A Brembio, come a Rosarno, abbiamo visto all’opera la disponibilità di tutte le istituzioni ed organizzazioni borghesi ad utilizzare il ricatto e la violenza contro i proletari che si organizzano. Sanno che ogni lotta e rivolta segnala un inasprirsi dell’antagonismo di classe e questo non lascia indifferenti e preoccupa i borghesi.

Tante similitudini, che ci permettono di comprendere meglio ciò che bolle in pentola e i collegamenti fra le diverse questioni.

Ma anche una differenza fondamentale, che ci spinge ad andare avanti sulla strada intrapresa: a Rosarno la rivolta degli immigrati non poteva, dati i rapporti di forza e la mancanza di organizzazione, che essere sconfitta, ma è nella battaglia che si forgiano esperienze e uomini per una prospettiva rivoluzionaria; a Brembio gli operai hanno vinto la loro battaglia e tutti i loro detrattori e aguzzini, hanno fatto marcia indietro.

Comprendere le ragioni di tale differenza è fondamentale. Noi le riassumiamo così: mentre a Rosarno gli immigrati sono rimasti soli, circondati dallo squadrismo razzista e poliziesco e dalle lacrime di coccodrillo di chi fino a ieri ha fatto finta di non vedere (certo! Perché il modello di immigrato da loro prediletto è quello dello zio Tom) a Brembio hanno incontrato la solidarietà attiva e militante di chi fa della lotta di classe la propria ragione di esistere, rompendo quell’isolamento e moltiplicando la forza dei proletari che sono entrati coraggiosamente in lotta.

E ancor più importante che comprendere le ragioni di sconfitte e vittorie è. . .battere il ferro finchè è caldo. La vittoria di Brembio, che fa seguito e si collega direttamente a quella di Origgio e Turate, non deve restare solo un simbolo delle possibilità di riscatto per l’insieme degli oppressi e per gli operai immigrati in particolare. Può e deve essere uno strumento reale per allargare il fronte di chi sceglie coscientemente la strada della lotta per difendere le proprie condizioni di vita e per prendere in mano il proprio destino.

La discussione non è affatto scontata e tante sono le scelte possibili per trovare la giusta direzione, quella che permetterà di unire i proletari di ogni colore per affrontare battaglie che favoriranno la presa di coscienza ed organizzazione della classe e nel caso delle cooperative di contrastare apertamente quell’enorme apparato di intermediazione-sfruttamento-caporalato che finora ha imperversato sovrano nei poli logistici della distribuzione .

Questa volta l’assemblea, convocata dai diretti protagonisti delle lotte, chiama tutti i lavoratori di innumerevoli lotte di resistenza sui territori, i comitati o coordinamenti di lavoratori per decidere un percorso per rafforzare un fronte di classe decisivo per affrontare i futuri scontri.

Domenica 17-01-2010 ore 10.30 assemblea delle varie realtà di lotta,indetta dal comitato sorto a sostegno dei lavoratori della Fiege di Brembio. PARTECIPATE!!!!

L’assemblea si svolgerà presso lo Spazio Popolare La Forgia Bagnolo Cremasco via Mazzini 24 (CR)

Milano 14-01-2010

Per il comitato di lotta Fiege di Brembio
Ermir Gremi e Fulvio Di Giorgio

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