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(10 Gennaio 2010) Enzo Apicella
Dopo la rivolta degli schiavi di Rosarno

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Rosarno - Un esempio per tutti i lavoratori. Non questione di Razza ma di Classe, e di lotta di Classe

È finalmente esplosa forte e fiera la rabbia dei braccianti immigrati. "La lotta di classe è il motore della storia", titolavamo nell’ultimo numero di questo giornale. Questa verità, ben nascosta da quasi un secolo di pacifismo sociale e di riformismo, centinaia di lavoratori, di cento razze diverse, l’hanno riportata alla luce del sole! Pugno in faccia ai lustratori del capitalismo e del suo "progresso", lo sciopero, che questo è stato, esploso a Rosarno non è episodio di una guerra fra razze, ma fra opposte classi sociali, una tipica lotta di braccianti stagionali con i medesimi tumultuosi tratti della sua storia secolare. Da una parte uno strato di puri proletari salariati che, come tutta la loro classe, non hanno niente da perdere e non hanno patria, dall’altra i fondiari, i capitalisti agrari, il loro Stato e polizia e i loro giannizzeri armati, con su gli alberi i frutti che intanto maturano.

È bastato che la classe si alzasse in piedi per terrorizzare i borghesi e far sparire dalla scena tutti i suoi bravacci.

Sì, è vero che le condizioni di alloggio, di retribuzione e di lavoro a Rosarno erano "da schiavi", come ora tutto il pretume borghese finge di accorgersi e di lamentare. Ma quelle sono da sempre le condizioni della parte più bassa e avventizia della classe lavoratrice. Sono quelle paghe al limite della sopravvivenza e quelle lunghe giornate di lavoro la condizione normale e inevitabile a cui nel capitalismo tende tutta la classe operaia, nel capitalismo nascente ottocentesco come nel contemporaneo in declino e morente. È forse diversa la condizione dei giovani lavoratori precari anche al Nord, cittadini italiani e di razza bianca ? E guadagnano più dei 30 euro al giorno del "negro" ? E non sono ugualmente licenziati senza preavviso e senza le paghe arretrate quando comoda al padrone ?

Il razzismo, frutto di una lurida campagna ben organizzata dai mestatori del regime borghese, è lo strumento necessario per dividere il fronte della classe operaia. L’altra grande frattura è quella imposta fra vecchi operai "garantiti" e giovani privi di qualsiasi protezione e previdenza. Non si tratta di combattere il razzismo con l’anti-razzismo, non di "integrarli" nella "nostra" società, ma di integrarli nella nostra classe e nelle sue lotte. E da integrare, ben si vede, non sono i braccianti immigrati, ma gli operai italiani!

Niente di questa semplice verità traspare dagli atteggiamenti dei sindacati di regime, si veda il documento della Fiom, ed anche quello delle RdB.

Tutto è addebitato alla "criminalità locale", come se il problema, invece che connaturato alla società del capitale, fosse di "ordine pubblico" o prodotto di una particolare "immoralità", solo contro la quale i lavoratori dovrebbero lottare, evidentemente insieme ai borghesi "onesti", perché il loro Stato funzioni ammodo. La classe operaia lo Stato borghese lo deve combattere, non "migliorare". Né davvero si vede come la "ndrangheta" possa essere peggiore dello Stato nel torchiare la classe operaia, per conto dei borghesi.

La responsabilità vera delle dure condizioni dei braccianti, e degli immigrati irregolari in genere, è sì da ascrivere alle infami leggi discriminatorie dello Stato borghese, che dividono i lavoratori in base al passaporto. Ma questo è stato possibile perché i sindacati di regime, Cgil-Cisl-Uil-Ugl, mai si sono opposti a questo e nulla hanno mai fatto per quella gran massa di lavoratori costretti alla illegalità. La difesa della classe operaia coincide con la lotta in difesa della sua parte più debole, contro la organizzazione borghese del crumiraggio. I sindacati hanno abbandonato gli immigrati "irregolari", così come hanno preparata e accettata la "regolarizzazione" del precariato, perché sono sindacati traditori dell'insieme della classe operaia. La comune organizzazione di tutti i tipi di salariati e la comune battaglia sindacale per comuni obbiettivi, con la mobilitazione e la forza dei regolari, viene a difendere prima di tutto questi ultimi, insieme alle nuove generazioni di lavoratori. I peggiori razzisti sono, in realtà, gli anti-razzisti: la Fiom che usa le parole "noi" e "loro" nel suo volantino "di solidarietà", a parole.

Sempre più assimilabili le condizioni dei lavoratori di tutte la nazionalità, di tutte le razze e categorie, sempre più facile e necessaria la loro unitaria riorganizzazione sindacale di lotta e il recupero della loro comune e antica prospettiva di emancipazione.

Per questo rivolgendoci alla classe, a Rosarno come in ogni altro luogo del mondo, gridiamo e invitiamo a gridare la loro, la nostra, unica consegna: Proletari di tutti i paesi unitevi!

http://www.international-communist-party.org/ItalianPublications.htm

(24 Gennaio 2010)

Partito Comunista Internazionale

icparty@international-communist-party.org

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