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La crisi politica a Bologna

(1 Febbraio 2010)

Le dimissioni del sindaco e la relativa crisi di giunta rendono evidente un ulteriore passaggio politico del nostro territorio, passato dalla fine del modello emiliano alla crisi del modello del “buon governo”.

Pd, IdV e la sinistra alternativa sono responsabili e complici di questa situazione. Di fronte alle attuali emergenze sociali provocate dai processi di crisi c’è stato, non solo un semplice immobilismo da parte della giunta, ma complicità con le logiche della rendita, della speculazione e delle privatizzazioni. Riteniamo che debba essere chiaro che Delbono e la sua giunta non sono entrati in crisi, da”sinistra”, ma per la loro esigenza di auto tutelare un sistema affaristico clientelare.

Le vicende inerenti al sindaco, in merito al cosiddetto Cinzia-gate, sono secondarie rispetto allo svolgersi dell’attuale crisi politica. Quello che emerge è la fine del vanto della “buona amministrazione democratica”.

Trascinando con se non solo il comune di Bologna, ma l’intera amministrazione regionale.

Con ironia ricordiamo che, non meno di qualche settimana fa, la giunta comunale voleva limitare la partecipazione ai cittadini in consiglio comunale lamentandosi delle continue interruzioni da parte dei lavoratori precari e degli sfrattati, che manifestavano contro l’immobilismo della giunta.

La fase che si apre impone alla sinistra di classe e anticapitalista un ragionamento a tutto campo in merito al ruolo che oggi, questa stessa sinistra, deve avere rispetto a tutte quelle fasce sociali che in questi mesi hanno provato a resistere alla crisi e a rivendicare diritti sociali e civili. Dobbiamo partecipare alla ricostruzione di un blocco sociale indipendente che abbia una sua rappresentanza politica.

Dove indipendenza vuol dire primo essere indipendenti e alternativi al PD, non solo sul piano delle scelte strategiche e di prospettiva, ma anche sul piano delle alleanze elettorali, secondo partecipare attivamente all’auto-organizzazione sociale, decisiva ai fini di un recupero di radicamento e credibilità tra i lavoratori e i settori popolari.

Indipendenza come progetto, che si concretizza in una azione e unità popolare che sappia darsi proprie forme di identità e collettività, non attraverso la somma di quello che rimane a sinistra, ma attorno a tutti gli uomini e le donne che oggi rimettono al centro una idea di società fondata su una visione collettiva e non di mercato. Questo vuol dire costruire la rappresentanza politica di un blocco sociale che si batte per la difesa e il rilancio della dimensione pubblica, impegnandosi nei diversi aspetti della vita sociale e culturale cittadina e per lo sviluppo delle garanzie sociali,civili e di cittadinanza.

I gruppi dirigenti della sinistra a livello nazionale cosi come a livello locale, si trascinano di sconfitta in sconfitta, ma sarebbe riduttivo personalizzare gli errori. Tutta la politica fondata sul tatticismo e sul politicismo salottiero va definitivamente abbandonata.

Occorre quindi uno sforzo di immaginazione da parte di tutte quelle forze che a sinistra condividono il bisogno di indipendenza per saper raccogliere le istanze di lotta e di resistenza delle fasce popolari. Una sinistra anticapitalista e di classe, se conseguente al proprio nome, deve e può dare un contributo importante perché questo progetto si sviluppi.

Bologna 1 febbraio

Lista Reno, Partito Comunista dei lavoratori, Rete dei Comunisti, Sinistra Critica, Terre Libere, Linea Rossa,

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