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Berlusconi in Israele (tra il serio e il faceto)

Fino a dove può condurre l’eccesso di zelo e il protagonismo da avanspettacolo

(4 Febbraio 2010)

La visita che in pompa magna Berlusconi ha compiuto in Israele si presta a due prime riflessioni. La prima è che l’eco di questa visita non ha oltrepassato i confini della acque territoriali italiane e israeliane, a conferma dell’insignificante posizione dell’Italia sulla scena internazionale. La seconda, ma non ce n’era bisogno, di quanto stringente sia, per non dire patetico, il rapporto di sudditanza che lega la casta politica italiana tutta (si noti infatti come improvvisamente tacciano i trombettieri dell’anti-berlusconismo nel caso del pellegrinaggio gerosolomitano) all’Entità sionista. C’è infine una terza riflessione.....

Per avere conferma che del pellegrinaggio a Gerusalemme non è importato un fico secco ad alcuno, è sufficiente un pur rapido sguardo ai siti dei principali mezzi di comunicazione mondiali. Nessuno, ma proprio nessuno, ha ritenuto che la visita di Berlusconi e di mezzo governo italiano meritasse, non diciamo la prima pagina, ma nemmeno il diritto di cronaca. Nessuna traccia di questo pellegrinaggio nella stampa araba, neanche l’ombra in quella cinese, indiana o russa. Niente di niente in quella nord-americana o latino-americana. Dei network africani neanche a parlarne. L’unica eccezione è stata la stampa persiana, che ha reso nota una telegrafica dichiarazione di Kazem Jalali, modesto portavoce della commissione affari esteri del Parlamento iraniano, il quale si è limitato a dire che le affermazioni del premier italiano sul fatto che Tehran dovrebbe capitolare ai diktat imperialistici «non potranno aiutare a risolvere i problemi, ma al contrario li renderanno più complicati» e che esse suonano come una «interferenza negli affari interni di un Paese indipendente».

Questo silenzio tombale tira in ballo la questione del discredito universale di cui gode il pagliaccio, che i media mondiali rappresentano infatti come tale, come l’inveramento politico di Pulcinella, trovando quindi più significativo raccontare le sue gaffe, le sue battute da puttaniere, o segnalando il suo profilo di torbido capitano d’industria. Qualcuno avverta Berlusconi, che sappiamo non difetta di megalomania, che egli è considerato un nano, non nel senso di brevilineo, ma proprio nel senso politico. Ma questo nanismo non è che una metafora dell’insignificanza italiana sulla scena mondiale, paese noto ai più per la Ferrari e i marchi come Valentino o Prada o, per meglio dire, come quell’area geografica che sta attorno al Vaticano. Tant’è che quando il viaggio lo fa il Papa la musica cambia: l’attenzione dei media mondiali, almeno fino all’Indo, è assicurata. L’irrilevanza del peso politico dell’Italia nel mondo è tutta in questa rappresentazione: che essa è una mera appendice della Santa Romana Chiesa, cattolica e apostolica.

La terza riflessione è sul senso politico di questa visita. La presenza di mezzo Consiglio dei ministri mostra quanto questo mezzo-Stato tricolore sia legato al vero-Stato che è Israele e quanto sia intenzionato ad intensificare le relazioni bilaterali, economiche, commerciali, diplomatiche. Lo scopo è evidente: rendere indissolubili le relazioni strategiche, portarle ad un punto di non ritorno, così che, non si sa mai, chiunque sia domani alla guida del paese, non possa scantonare e proceda sulla direzione tracciata.

Noi non sappiamo, e Lor signori si guardano bene dal renderlo noto, che tipo di accordi le delegazioni hanno stipulato. E’ la diplomazia segreta, ma è segreta appunto perché vengono siglati patti e prese decisioni, che non attengono certo al commercio di pompelmi o di sali del Mar Morto. Riguardano invece materie strategiche scottanti come lo scambio di tecnologie sensibili, la cooperazione sul piano militare e logistico, la cooperazione d’intelligence. Il tutto, beninteso, a spese non solo del popolo palestinese, ma della Resistenza libanese e araba, nonché dell’Iran.

E proprio l’Iran riteniamo sarà stato il primo punto dell’agenda di questi incontri. Netanyahu e la Livni non hanno fatto mistero di aver chiesto all’Italia, e ottenuto, una posizione dura contro l’Iran, non solo per quanto attiene alla disponbilità a promuovere pesanti sanzioni internazionali. Nello specifico il governo sionista avrà chiesto che il governo di Roma si impegni a premere sulla tante aziende italiane che fanno affari d’oro con Tehran. No, non solo l’Eni. Gli israeliani sanno bene che decine di aziende italiane cooperano con l’Iran in diversi e ben altri campi, tra cui le alte tecnologie, comprese quelle spaziali e militari. Berlusconi, a legger tra le righe, ha assicurato l’impegno affinché le aziende italiane in questione tronchino i loro rapporti con l’Iran. Alla faccia delle libertà di mercato.

Noi sospettiamo così che questo pellegrinaggio gerosolomitano abbia un altro possibile recondito significato. Essendo l’Italia il primo partner commerciale dell’Iran, i sionisti, che non hanno mai nascosto l’intenzione di compiere un attacco aereo su grande scala alle centrali nucleari persiane e che attendono, per metterlo in atto, solo il semaforo verde dalla Casa Bianca, hanno voluto metter sull’avviso gli amici italiani: “Guardate che quest’attacco è imminente, meglio per voi se fate armi e bagagli e ve ne venite via dall’Iran, prima che sia troppo tardi”.

Che sia andata proprio così lo ha confermato Netanyahu quando ha esordito: “Silvio è il carissimo amico italiano, che deve essere d’esempio per tutti i leader del mondo, che ha il nostro totale appoggio, che stimiamo e amiamo.” Più chiaro di così si muore. Il servo sciocco, da parte sua, dandosi le arie, gli ha fatto eco sostenendo che si considera “... l’avvocato degli interessi israeliani.. e farò tutto quello che potrò fare per sostenere le ragioni di Israele.” Amen.

In questo eccesso di zelo, sempre proteso alla ricerca della battuta ad effetto per conquistare le luci della ribalta, Berlusconi non è riuscito a trattenere la “tavanata”: “Sogno Israele nella Unione Europea!”.
Una sciocchezza sesquipedale che poteva fare rumore in questo paese allo sbando che è l’Italia, ma alla quale, naturalmente, la più seria stampa israeliana non ha dato il benché minimo peso. Il perché è evidente: vi immaginate i sionisti che chiedono a Bruxelles se possono o non possono spianare Gaza o attaccare il Libano? Se debbono o non debbono radere al suolo le centrali atomiche persiane? Se il Mossad può o non può continuare la pratica delle uccisioni mirate a danno dei combattenti palestinesi? Ve lo immaginate il governo israeliano dover concordare la sua politica estera con Almunya? O cedere la propria sovranità monetaria?

Chiunque abbia un po’ di sale in zucca, sa benissimo che stiamo parlando di fantapolitica. E infatti avviene praticamente il contrario: è quest’appiccicaticcio dell’Unione Europea che ogni volta non può che limitarsi a prendere atto delle iniziative unilaterali e guerrafondaie dei sionisti, magari dandosi un tono storcendo il naso, il più delle volte facendo finta di niente.

Berlusconi ha sparato la sua cavolata (è un’altra storia che egli ci creda davvero o lo faccia solo per far parlare di sé), certo pensando di toccare le corde dei sionisti, ma questi, pur apprezzando il suo zelo, l’hanno lasciata cadere. Hanno cose più serie e tremende a cui pensare.

Mercoledì 03 Febbraio 2010

Campo Antimperialista

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