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La Scala

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(8 Dicembre 2010) Enzo Apicella
Contestazione e cariche della Polizia alla "Prima" della Scala

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(La controriforma dell'istruzione pubblica)

“Riforma” della scuola superiore: solo tagli e minimalismo culturale!

Se lo stato di civiltà di un Paese si vede dalla situazione scolastica e dal sostegno alla cultura, povera Italia!

(6 Febbraio 2010)

I tagli della “Berluscuola”

Secondo quanto dichiara il ministro Tremonti, la manovra generale legata ai provvedimenti Gelmini produrrà complessivamente dal 2009/2010 al 2011/2012 la bellezza di 130.000 tagli: 45.000 posti ATA (una percentuale maggiore di quella relativa ai docenti) ed 85.000 cattedre. In realtà il “ministro unico” glissa sulla Scuola Superiore: da quest’anno, con 9.000 tagli già operati (nonostante la controriforma vada a regime dal 2010/2011), sono state illegittimamente costituite cattedre ben superiori alle 18 ore (persino di 23) e gli “spezzoni” seguono una diversa gestione. In tal modo s’aggiungono altri 20.000 tagli, e la riduzione di cattedre della Scuola Superiore raggiungerà quota 50.000 (mentre il governo ne dichiara “solo” 30.000). Il totale complessivo sarà quindi di 150.000 posti in meno entro il 2012.Vengono massacrati i precari, presi in giro da un ridicolo decreto ad hoc che certo non li salva (come invece pretenderebbe il “titolo” col quale è stato accortamente pubblicizzato). Ma anche una parte del personale di ruolo andrà in esubero: non potendosi certo assorbire il taglio col mero blocco del turn-over e verrà spedito d’autorità in altri settori del calderone del pubblico impiego. Siamo di fronte alla manovra più pesante nella storia dello stato unitario, ma la cosa viene praticamente ignorata: CISL, UIL, SNALS e Gilda acconsentono, i media tacciono, l’imbonitore nazional-popolare Vespa “doverosamente” ignora e stessa prassi hanno adottato anche “Ballarò” e “Report”. Così il ministro-commercialista può continuare a dare numeri al Lotto e parlare indisturbato di un 8% di tagli, facendosi lo sconto ed addomesticando la matematica, come sempre quando si parla di scuola: una categoria di un milione di persone!

Il minimalismo culturale

Da questo Governo alcuni attendevano una riforma in linea con la tradizione della destra storica. Il richiamo corre doverosamente a Gentile. Però almeno il liceo classico di Gentile era una scuola seria, ed i programmi erano dovunque estesi e compiuti. Bene, cosa direbbe oggi Gentile di una “riforma”che marginalizza il latino nel Liceo Scientifico? E della riduzione generalizzata delle ore per materia, che investe ogni ordine e grado di scuola? Prendiamo ad esempio la Primaria: dai tempi della Moratti (ed i suoi “ritocchi” sono rimasti intonsi con Fioroni ed il cosiddetto Centro-Sinistra), in quella che fu la miglior Scuola Elementare del mondo (dati OCSE 1990), il programma di storia della classe quinta non arriva più al giorno d’oggi, bensì alla fine dell’impero romano. In compenso si resta due/tre anni sull’età delle caverne! Vagli poi a parlare della “giornata della memoria” (come doverosamente previsto ancora dalle circolari ministeriali)! Di contro, il governo delle “tre i”, ha quasi eliminato le ore di bilinguismo e di informatica (taglio di educazione tecnica) nella Scuola Media. E che dire della riduzione da 11 a 9 delle ore di lettere?

Distingue la controriforma un impianto minimalista che non solo è privo di riferimenti a questa o quella tradizione politico-culturale, ma che non ha alcuna radice in Europa. Solo negli USA la storia non è considerata materia curricolare, ma di mero approfondimento universitario: gli statunitensi studiano solo dalla rivoluzione americana in poi. Ecco l’esempio luminoso della “berluscuola”: un Paese dove gli studenti che s’approssimano alle Università (tutte molto care, perché gestite da fondazioni, come imposto dallo scorso anno anche agli Atenei italiani), nei selettivi test d’ingresso collocano mediamente (ad esempio) la Turchia ai confini col Canada. Un sistema di istruzione, quello americano, meccanicista, mono professionalista e comportamentista, nonché di mero apprendistato, come diventa oggi quello italiano che ricomprende nell’istruzione obbligatoria un anno di lavoro presso terzi. Un obbligo, quello italiano, che resta all’ultimo posto in Europa, dove la media è di 11/12 anni: da noi invece si fanno le riforme per abbassare la formazione richiesta per legge (e torniamo ad 8 anni)! Sull’esempio USA vengono “riformati” i nostri Istituti Tecnici (praticamente privati persino della geografia) e Professionali (questi ultimi sottoposti anche a regionalizzazione, per realizzare spezzoni della “scuola nazionale padana” cara a Bossi). Lo strumento per tagliare è la riduzione ad un massimo di 32 ore settimanali. Basta pensare agli Istituti d’Arte, che attualmente ne hanno 40. Ma l’abbassamento della qualità si determina soprattutto con il “riordino delle classi di concorso”: per utilizzare i docenti in esubero, si potranno insegnare materie per le quali non s’è sostenuto neppure un esame universitario.

L’Unicobas Scuola lancia un appello a docenti, amministrativi e collaboratori della scuola italiana: non collaboriamo con il ministro! Cominciamo con il non impegnarci in tutte le attività facoltative e volontarie: gite, progetti, sostituzione degli assenti, rifiutiamo la pratica vergognosa della divisione delle classi (vero e proprio vulnus al diritto allo studio), invalsa perché hanno eliminato i soldi per i supplenti. Apriamo lo stato di agitazione permanente, per arrivare poi al blocco generale della scuola.

Stefano d’Errico
(Segretario nazionale Unicobas Scuola)

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