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L'Islanda riconosce lo Stato Palestinese

L'Islanda riconosce lo Stato Palestinese

(3 Dicembre 2011) Enzo Apicella
Martedì scorso il parlamento islandese ha votato a favore del riconoscimento dei Territori Palestinesi come stato indipendente.

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(Imperialismo e guerra)

Affrontare i nuovi passaggi del movimento di solidarietà con la resistenza palestinese

(10 Febbraio 2010)

Il Forum Palestina ha aperto la discussione sul bilancio della propria attività di questi anni e sui problemi che sono venuti emergendo nell’attività di solidarietà con la resistenza e per la autodeterminazione del popolo palestinese.

Un indicatore dell’esperienza positiva accumulata fino ad oggi dalla sua costituzione nell’ottobre 2001, può essere ricavata dai buoni risultati del sito www.forumpalestina.org e dalle attività informative connesse (vedi la scheda a fine documento). Le iniziative e le relazioni costruite in questi anni hanno fatto del Forum Palestina una delle più interessanti e durature esperienze di rete organizzata nel panorama del nostro paese.

Abbiamo ritenuto indispensabile riaprire la discussione sul nesso inscindibile tra la realtà nell’area mediorientale e nel campo palestinese e la nostra attività in Italia. La consapevolezza che la nostra funzione è da definirsi dentro questo ambito, deve ispirare le scelte e l’azione concreta del Forum Palestina. Non possiamo negare che le contraddizioni, le difficoltà e le divisioni implose dentro la prospettiva di liberazione del popolo palestinese e nelle forze politiche e sociali che la animano concretamente, ha inevitabilmente ripercussioni sulla attività di solidarietà nel nostro paese.

La battaglia politica, informativa, concreta che il Forum Palestina ha condotto in questi anni si è sempre sviluppata in rapporto allo scontro politico che si esprimeva sul terreno nella lotta quotidiana contro l’occupazione coloniale israeliana. Sulla base di questo abbiamo dato battaglia anche dentro i movimenti e nella sinistra in Italia contro le posizioni di equidistanza tra la causa palestinese e le ragioni di Israele, considerando come ormai irrealistica e non risolutoria la posizione dei “due popoli due stati”, scegliendo di sostenere l’opzione della resistenza con ogni mezzo necessario contro l’intero apparato coloniale israeliano che occupa dal 1948 i Territori Palestinesi.

Di fronte alla divisione della soggettività e della prospettiva politica del movimento di liberazione palestinese, non possiamo che auspicare la ricomposizione dell’unità nazionale dei palestinesi nella prospettiva della resistenza e della ripresa dell’iniziativa politica a tutto campo contro l’occupazione israeliana. Oggi – come in altre realtà regionali - esiste il rischio concreto di una frantumazione dell’identità nazionale palestinese in diverse entità separate geograficamente e politicamente (Gaza, Cisgiordania, palestinesi del ’48 in Israele, Gerusalemme, campi profughi nella diaspora).

Fino ai primi anni Novanta l’OLP aveva in qualche modo assicurato una direzione e un coordinamento delle diverse realtà in cui era stato frantumato il popolo palestinese, ma gli accordi di Oslo e l’emergere della centralità dell’ANP hanno via via depotenziato e liquidato sia l’OLP che la sua capacità di assicurare una direzione unitaria della resistenza in tutte le realtà. Questo indebolimento dell’OLP, ha visto crescere altre forze di carattere politico-religioso nel campo palestinese che hanno acquisito una influenza crescente fino alla vittoria elettorale del 2006, una vittoria legittima che è stata negata frontalmente e criminalizzata dall’apparato coloniale israeliano e dalle sue complicità negli USA, Europa e mondo arabo, inclusi settori dell’ANP. Oggi queste forze ispirate all’islam politico rivelano di disporre nell’intera regione mediorientale di maggiori risorse, coordinamento e progettualità rispetto a quelle eredi del nazionalismo arabo laico e progressista negli anni scorsi duramente attaccate dall’imperialismo e dai regimi arabi. Di questo occorre tenere conto per definire chiaramente i punti di confronto e quelli di divergenza sulle prospettive.

Il Forum Palestina ha sempre inteso la sua attività come sostegno all’intero popolo palestinese ovunque collocato e indipendentemente dalla sua rappresentanza politica predominante in una fase o in un'altra. Ci sentiamo di confermare questo approccio indicando come discriminante quella tra chi oppone resistenza all’occupazione israeliana e chi vi collabora. Riteniamo decisivo riavviare la resistenza attiva contro la crescente occupazione coloniale dei Territori Palestinesi, contro il rafforzamento del sistema di apartheid verso i palestinesi del ’48 residenti in Israele e porre con la dovuta forza la questione del diritto al ritorno dei profughi dei campi nella diaspora.

Le coordinate politiche della nostra attività

Nella nostra attività in Italia, non possiamo pretendere di indicare noi la prospettiva al movimento palestinese che dovrà ridefinirla sulla base dei suoi processi interni, ma non possiamo neanche appiattirci sulle contraddizioni interne al movimento palestinese assumendole interamente come nostre. In un certo senso, l’attività del Forum Palestina non potrà che prescindere dai problemi interni del movimento palestinese e definire una propria agenda collegata ai punti di resistenza e prospettiva obiettivamente più avanzati che vengono oggi dalla realtà palestinese. Indubbiamente ciò che l’apparato coloniale sionista al momento teme di più sono le campagne internazionali (da quella contro il Muro alla campagna BDS o a Free Gaza). Non è un caso che la repressione israeliana in questa ultima fase si sia abbattuta contro gli attivisti palestinesi (e israeliani) attivi in queste campagne o contro giornalisti e attivisti internazionali attivi nei Territori Palestinesi. L’apparato coloniale israeliano è forte sul terreno ma vulnerabile nel contesto regionale e internazionale. Per questo riteniamo che occorra:

a) - Rafforzare la campagna internazionale per il Boicottaggio, Disinvestimenti, Sanzioni verso Israele (BDS) per indebolire l’apparato dell’occupazione,
b) - Continuare la battaglia politica e culturale avviata con il convegno di novembre contro il progetto sionista che fornisce la cornice e la legittimazione ideologica al modello coloniale israeliano,
c) - Avanzare l’obiettivo dello Stato Unico per palestinesi e israeliani come soluzione democratica alternativa al fallimento dell’ipotesi “due popoli due stati”.
d) - Impedire che la questione palestinese sia derubricata da questione politica a questione meramente umanitaria da gestire attraverso le agenzie internazionali o il sistema della Ong.

Bilancio della Gaza Freedom March

Il Forum Palestina ha affrontato anche la discussione sulla recente esperienza della Gaza Freedom March. Anche se ha indubbiamente pesato la frustrazione per non essere riusciti ad entrare nella Striscia di Gaza per rompere l’assedio, il bilancio finale dell’iniziativa non può che essere positivo per gli effetti politici che ha prodotto in territorio egiziano ed anche in Italia. Le manifestazioni al Cairo hanno rivelato all’opinione pubblica egiziana, araba e italiana il ruolo complice dell’Egitto con l’assedio di Gaza (cosa che avevamo già denunciato alla Fiera del Libro a Torino nel maggio del 2009 ma con scarsissimi entusiasmi intorno a noi). Non solo. Anche il sistema dei mass media italiani – che si preparava ad ignorare l’anniversario dell’aggressione a Gaza e la stessa iniziativa della Gaza Freedom March – è stato costretto più volte e in più canali a parlare della presenza degli italiani in una iniziativa che intendeva rompere l’assedio di Gaza in occasione del primo anniversario dell’Operazione Piombo Fuso.

Se il bilancio politico è positivo, l’esperienza della GFM ha anche evidenziato alcuni nostri errori di valutazione e gestione dell’iniziativa. Sono problemi di cui il Forum Palestina si assume le responsabilità e da cui non possiamo che imparare per le prossime volte sia sul piano organizzativo preliminare di iniziative così complesse sia sul piano del maggiore coinvolgimento degli attivisti impegnati nell’iniziativa. Occorre volgere in positivo le difficoltà – esattamente come hanno fatto sul campo gli attivisti nella GFM di fronte ai divieti imposti dalle autorità egiziane – e imparare dalle esperienze sia in positivo che in negativo.

La campagna “Non in nostro nome”. Proposte di manifestazione

Il Forum Palestina ha ritenuto opportuno denunciare con indignazione le dichiarazioni di Berlusconi in Israele e gli accordi materiali siglati dal governo italiano con le autorità israeliane. Questi accordi rendono l’Italia complice a tutti i livelli dell’oppressione coloniale israeliana contro il popolo palestinese e delle avventure belliciste che Israele sta predisponendo da tempo contro gli altri paesi dell’area mediorientale. Il lancio della campagna “Non in nostro nome” che denunci e separi le responsabilità del governo Berlusconi da quelle di settori della società che non intendono sentirsi complici, può e deve diventare una sorta di “logo” di una indignazione collettiva a cui dobbiamo dar voce con tutte le iniziative possibili ma che dobbiamo anche incentivare, sollecitare, includere. L’appello “Non in nostro nome” da sottoscrivere, far sottoscrivere e far circolare può essere un primo strumento di iniziativa da socializzare a tutti i livelli. E’ stata aperta una casella di posta noninostronome@libero.it per raccogliere le adesioni. L’appello è QUI .

E’ stata avanzata la proposta di far convergere la campagna in un appuntamento centrale e nazionale (manifestazione) per sabato 6 marzo a Roma (data che rientrerebbe anche all'interno della "Settimana internazionale contro l'apartheid israeliana" dall'1 al 7 marzo). Su questo c’è stata un’ampia discussione e posizioni piuttosto diverse sulle possibilità reali di riuscita della manifestazione nella data proposta. Le preoccupazioni sulla sua riuscita sono direttamente proporzionali alla sua opportunità. E’ opportuno che su questa proposta si pronuncino tutte le realtà che riceveranno questo documento con l’indicazione di fattibilità o di altre proposte che possano dare efficacia alla campagna “Non in nostro nome”

Adesione alla manifestazione di Milano del 20 febbraio e ad altre iniziative

In questo quadro il Forum Palestina aderisce alla manifestazione internazionalista del 20 febbraio a Milano “Tanti popoli un’unica lotta” proprio perché ritiene che la politica estera seguita dal governo Berlusconi sta rendendo ancora più complice l’Italia non solo dell’oppressione palestinese ma anche della messa al bando e della persecuzione contro i partiti politici progressisti dei curdi in Turchia e dei baschi in Spagna. Tra le scadenze prese in considerazione nella nostra agenda vanno segnalate lo sciopero e le carovane dei diritti degli immigrati del 1 marzo e la manifestazione per l’acqua pubblica del 20 marzo a cui abbiamo già partecipato in precedenza ponendo la questione del furto e del diritto all’acqua per i palestinesi.

La Campagna di Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni verso Israele

Infine abbiamo deciso di avviare uno specifico gruppo di lavoro per la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (BDS) che si incaricherà di dare impulso organizzativo e sistematico allo sviluppo della campagna. Il Forum Palestina è parte della Campagna internazionale BDS, una campagna che fortunatamente include anche altre forze e associazioni e che anzi dobbiamo fare in modo che cresca in tutti gli ambiti in cui è possibile ricercando momenti di confronto e coordinamento con altre associazioni impegnate o interessate alla campagna. A tale scopo è stato reso disponibile il sito www.boicottaisraele.it che raccoglie e diffonde notizie e documenti utili alla campagna BDS sia in Italia che a livello internazionale.

La campagna di informazione contro il sionismo

Nella terza settimana di febbraio si chiuderà la raccolta degli interventi al convegno “Dieci domande sul sionismo” e si procederà alla stampa del libro. Da marzo è dunque possibile e auspicabile mettere in piedi una capillare campagna di presentazione del libro in tutte le città dove le varie realtà locali valuteranno tempi e modi delle iniziative che consentiranno una maggiore capillarizzazione del lavoro di informazione, studio e denuncia del sionismo come progetto coloniale, con una particolare attenzione alle università.

Roma, 7 febbraio

Il Forum Palestina

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