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(18 Novembre 2008) Enzo Apicella

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Referendum: una sconfitta con molti genitori

comunicato di Pietro Bernocchi

(18 Giugno 2003)

Si dice spesso che la vittoria ha molti padri e la sconfitta è orfana. Ma stavolta la sconfitta dei 2 referendum ha parecchi genitori. Primo "padre/madre", la Consulta che, annullando ben 4 dei 6 referendum presentati (e soprattutto il più popolare di essi, quello che avrebbe permesso di cancellare l’orrenda legge di "parità scolastica"), ci ha inferto il primo micidiale colpo. Secondo "genitore" è stata la maggioranza del centrosinistra che, schierandosi, come Cofferati, con fervore per l’astensionismo attivo, ha regalato al governo e ai padroni una vittoria che essi non mancheranno certo di sfruttare. Poi, l’oscuramento dei referendum da parte di quasi tutto l’apparato massmediatico; e, infine, il "colpo di grazia" con la scelta della data (dopo due tornate elettorali e la fine delle lezioni scolastiche) che, congiunta al terrificante caldo, ha reso irresistibile l’invito del 90% delle forze politiche ad andare al mare.

In tali condizioni, i più di dieci milioni di cittadini (l’87% dei votanti) che hanno detto SI all’estensione dei diritti del lavoro (e alla limitazione dell’elettrosmog) sono comunque un risultato apprezzabile e per nulla scontato: essi testimoniano come la lotta alla precarizzazione e per l’estensione dei diritti dei lavoratori/trici non sia più patrimonio solo di ristrette avanguardie antagoniste.

Purtuttavia bisogna ammettere che la partecipazione al voto è stata comunque inferiore alle nostre attese e speranze. E la prima riflessione, che tale scarto induce, riguarda la profondità dei danni che più di un ventennio di liberismo dilagante, di attacco massiccio ai diritti dei lavoratori/trici, di esaltazione della precarietà, della flessibilità e della "irrilevanza" del lavoro – condotti all’unisono dai governi e dalle forze del centrodestra e del centrosinistra – hanno inferto a tutto il tessuto sociale, inducendo anche tra una parte significativa di lavoratori, precari e disoccupati sfiducia e rassegnazione.

L’inversione di tendenza nell’ultimo biennio, indotta soprattutto dal movimento antiliberista, è stata di grande rilievo. Non solo si è ripreso a lottare contro il liberismo e la guerra, ma il conflitto tra capitale e lavoro è tornato ad essere sotto gli occhi di tutti/e. Però, il risultato referendario ci dice che tale rinnovata attenzione, a differenza di quanto accaduto per la guerra, non ha ancora prodotto un radicale cambio di sensibilità, di consapevolezza e di cultura tra la maggioranza dei cittadini/e e dei salariati, rendendoli disponibili a difendere "senza se e senza ma" i diritti del lavoro e del reddito.

Guai, però, a trarne conclusioni pessimistiche: la direzione del cammino è quella giusta, anche se la strada percorsa si è rivelata ancora non sufficiente per raggiungere subito quella che sarebbe stata una vittoria storica. La lotta contro la precarizzazione globale sarà ancora di più, nei prossimi mesi, impegno cruciale per tutti/e noi, insieme alla battaglia contro la guerra permanente e contro la mercificazione/privatizzazione generale: e i dieci milioni di SI sono una base importante e significativa da cui partire e alla quale dare risposte e strumenti adeguati per un conflitto altamente impegnativo e di lunga durata.

Roma, 16 giugno 2003

Piero Bernocchi portavoce nazionale dei Cobas della scuola

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