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Ventiquattro ore senza di noi

Ventiquattro ore senza di noi

(1 Marzo 2010) Enzo Apicella
Sciopero generale dei lavoratori migranti

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(L'unico straniero è il capitalismo)

Torino, Primo marzo. Lo “sciopero” dei migranti si è trasformato in un corteo per le vie di S. Salvario.

(2 Marzo 2010)

Avrebbe dovuto essere un corteo per comunicare alla città la difficoltà della condizione migrante in Italia, dove le leggi razziste rendono dura la vita e chi, per poter risiedere regolarmente, è obbligato a chinare il capo. Un paio d’ore di visibilità e poi tutti a casa. Ma la rabbia degli immigrati è tanta. È bastato poco, un piccolo episodio di ordinaria repressione, e la pentola si è scoperchiata.

Il corteo organizzato a Torino dal Coordinamento migranti e realtà antirazziste torinesi, una rete carsica che compare per dar vita a un evento per poi scomparire dalla scena della lotta quotidiana contro il razzismo si è subito mutato in manifestazione di lotta e resistenza al razzismo.

All’appuntamento di fronte alla stazione di Porta Nuova c’era il consueto piccolo popolo della sinistra sabauda: i sindacati di base – Rdb/Cub e Cub -, sinistra critica, i rifondati, quelli del centro sociale Gabrio, gli anarchici vicini agli arrestati del 23 febbraio, il comitato pace di Robassomero, qualche squatter, e molti immigrati africani, maghrebini, asiatici, rumeni… Circa 1500 persone.

Gli anarchici della FAI, che hanno scelto di fare un presidio e punto info in solidarietà a Joy e alle altre ribellidel CIE di via Corelli il sabato precedente ed un presidio di solidarietà agli antirazzisti arrestati a Torino il martedì successivo, sono presenti al corteo del primo marzo con“Schiavitù legale”, un volantino sul lavoro migrante.

Idris, un ragazzo senegalese, ha la brutta idea di entrare in stazione per comperare una bottiglietta d’acqua. Intercettato ed identificato dalla Polfer viene fermato e trattenuto, perché senza permesso e già colpito da decreto di espulsione.

Roba di tutti i giorni all’ombra della Mole. Il destino di Idris sembrava segnato: lo aspettava un furgone per il CIE, la prigione per migranti anticamera della deportazione, per chi non ha le “carte” in regola.

Ma gli amici del ragazzo, venuti con lui al corteo non ci stanno, non vogliono partire senza di lui. Fermano la manifestazione a pochi metri dalla partenza, bloccando il traffico per oltre un’ora, chiedendo a gran voce la liberazione di Idris. Decidono poi di fare comunque un giro per S.

Salvario e tornare poi alla stazione. La rabbia degli immigrati straripa, facendo risuonare le strade del quartiere. In via Berthollet, sotto l’abitazione di Marco, uno degli antirazzisti agli arresti domiciliari per “associazione a delinquere”, sostano in tanti salutando a pugno chiuso Marco, che dalla finestra espone un drappo giallo con la scritta “Fuoco ai CIE!”. Tanti gridano “Marco libero!”.

Al ritorno a Porta Nuova in breve spariscono le bandiere e striscioni di partiti e sindacati: a restare sono sopratutto gli immigrati, i disobbedienti, gli anarchici. Nessuno se ne va se Idris non viene liberato. La polizia in assetto antisommossa è schierata a chiudere l’ingresso della stazione. C’è un lungo pesante fronteggiamento, mentre gli avvocati trattano in questura per la libertà di Idris. Passano le ore ma la gente non va via. In molti temono una carica per sgomberare i manifestanti che bloccano una della principali arterie del centro cittadino. Ma restano.

Interno alle 22,30, dalla questura dove era trattenuto, arriva Idris.

Libero. Viene portato in trionfo dagli altri ragazzi senegalesi. Tutti gridano, plaudono, ballano in strada. Un immigrato a pugno chiuso urla “affanculo la Lega!” Questa volta ce l’abbiamo fatta. Abbiamo rubato uno scampolo di libertà in questa città dove chi non ha le “carte” gioca a slalom con i check point, rischiando ogni giorno di dormire all’ombra del filo spinato del CIE.

Una donna dal microfono l’aveva detto ore prima “Oggi no. Oggi è la nostra giornata, oggi non possono portarci via”.

Una giornata speciale. Una giornata come tutte le altre per chi – ogni giorno – si mette in mezzo, rischiando la propria libertà per quella di tutti.

Prossimi appuntamenti: Ci chiamano delinquenti, siamo antirazzisti!

Martedì 2 marzo, ore 17.30 a Torino in via Po 16, punto info/interventi/presidio contro la repressione, in solidarietà ai compagni indagati e arrestati per antirazzismo.

Federazione Anarchica Torinese - FAI

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