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(6 Marzo 2010)
Egr. Presidente Berlusconi,
mi consenta di ringraziarla per questa sua nuova battaglia in difesa della democrazia contro i soliti burocrati che vogliono applicare leggi che, forse per una svista, nonostante i non pochi anni che l'hanno vista governare, non ha ancora avuto modo di modificare.
Ma come si dice: di necessità virtù.
Quanto sta avvenendo nel Lazio e in Lombardia ha infatti messo in evidenza una grave lacuna che va immediatamente colmata con un provvedimento su misura: consentire agli elettori di votare anche per chi potrebbe non essere in regola con le leggi vigenti.
Basta firme. Basta certificati. E basta pure scadenze perentorie, neanche si fosse di fronte ad una bolletta del gas o della luce non pagata; o l'assicurazione dell'auto o un bando di concorso per un posto di lavoro.
Che sia chiaro una volta per tutte: il voto sana tutto, perché gli elettori ben sanno cosa è giusto o non è giusto votare.
Ed è con questo spirito, quindi, che mi attendo da lei e il suo Governo un atto che consenta di superare tutti i formalismi: elezioni libere per tutti, anche per la lista che intendo presentare.
Sì, lo so, non ho ancora un programma.
Ma chi è che ce l'ha?
La Polverini o la Bonino pari sono. Un bel giorno sono state candidate, non si sa bene da chi e non si sa bene per fare cosa, con buona pace dei militanti di base che neanche hanno avuto modo di poter esprimere la loro opinione.
Gli hanno detto di fidarsi e loro lo faranno. E quelli del PD, per essere sicuri sino in fondo, lo hanno pure scritto sui manifesti: ti puoi fidare.
Certo, al momento non ho neanche i nomi del listino; come non ho i nomi dei candidati delle liste che potrebbero sostenermi.
Ma cosa vuole che sia. Del resto, lo ha pur visto a quali problemi si va incontro nel dover decidere per tempo quali candidati presentare: uno neanche può cambiare idea all'ultimo minuto, che t'arriva il giudice bolscevico che non ti ammette la lista perché gli uffici hanno ormai chiuso. E che diamine, neanche si fosse in coda alla posta per pagare un bollettino, che quando i numeri sono finiti sono finiti.
Ma insomma, siamo noi o no i padroni delle liste?
Si può sapere che fretta c'è?
Oggi, o tra un mese, ma cosa gli cambia, al giudice stipendiato con le nostre tasse, se Pinco viene cambiato con Panco o viceversa?
"Candidati nostri" e di chi deciderà di votarci, potremmo dire.
Per concludere, Sig. Presidente, non vedo l'ora di poter godere anch'io della sua lungimiranza.
Che democrazia sia fatta, anzi no, che giustizia sia fatta: lasciatemi e lasciateli votare anche per me.
Franco Ragusa for President, e che se lo mettano bene in testa quelli lì. Sì, dico proprio quelli lì: quelli di quegli uffici che vorrebbero impedire agli elettori di votarmi.
Franco Ragusa
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