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Democratizzare il sindacato

(7 Marzo 2010)

Ci si aspetta dai sindacati la difesa degli interessi dei lavoratori ma la realtà è spesso sorprendente e sconcertante. Bonanni e Ancelletti, segretari delle confederazioni UIL e Cisl, si sono affrettati a dichiarare infondato l'allarme dei giuristi italiani e dei sempre più spaventati lavoratori sostenendo che l'arbitrato è aggiuntivo e non alternativo al ricorso al giudice. Dichiarazioni del tutto menzognere smentite dalla protesta dei Magistrati ed accompagnate dalla proterva rivendicazione di una sorta di loro diritto esclusivo sulle questioni riguardanti il lavoro. Insomma il lavoro dovrebbe essere regolato da rapporti di tipo privatistico e sottratti al legislatore. Una tesi in linea con la sbornia liberista che caratterizza l'estambliscement che abita i palazzi del potere. Questa singolare tesi fu invocata anche da Epifani , quando i ministri della sinistra nel governo Prodi riuscirono a migliorare una parte dei famigerati accordi del luglio 2007. La CGIL insorse contro modifiche migliorative e meno dannose per i lavoratori e pretese il ripristino del testo che era stato concordato nella trattativa sindacale. In sostanza si vorrebbe quasi una assurda delegiferazione del diritto del lavoro a favore di normative stabilite da organizzazioni che, naturalmente, non avrebbero valore erga omnes ma varrebbero soltanto per i rappresentati degli stipulanti. Una ipotesi corporativistica!

Epifani si è affrettato a raffreddare le aspettative di lotta dei lavoratori allarmati e spaventati da una legge definita perfida ed ispirata all'odio di classe dalla cultura giuridica democratica del Paese sostenendo che la CGIL dovrà limitarsi al ricorso alla Corte Costituzionale e annunziando che non parteciperà alla raccolta di firme per chiedere un referendum. In quanto allo sciopero del 12 marzo ha ribadito nelle questioni fiscali, degli emigranti e della occupazione i suoi obiettivi, senza riconoscere alla questione dell'art.18 la stessa importanza. In sostanza Epifani non sottolinea la gravità della "controriforma del lavoro". Si limita a registrarla secondo una linea di assuefazione alle "novità" e di notarile registrazione dell'avanzata del processo demolitorio dei diritti.

Per orientarsi e difendersi dalla insidiosa e perfida legge il lavoratore dovrebbe disporre dell'assistenza di legali. Sebbene il Ministro Sacconi dichiari che il lavoratore non è minus habet sappiamo tutti che nella maggioranza dei casi non potrà permettersi una difesa e che, inoltre, ha anche problemi elementari di informazione e di comprensione. Le norme introdotte sono talmente subdole da richiedere i sensi allertatissimi di esperti frequentatori di Tribunali. Una legge fatta per aggirare e per favorire le truffe non può essere fronteggiata da persone spesso ignare e comunque riluttanti, per ovvie ragioni, di ricorrere al contenzioso della lite legale. Persone che spesso guadagnano meno di mille euro al mese non sono in grado di ingaggiare avvocati. E' chiaro che le rinuncie saranno tantissime.

Il teatro politico di oggi è occupato quasi per intero dalla questione del decreto truffaldino varato dal Governo e già firmato dal Capo dello Stato sulla questione elettorale in Lazio e Lombardia. A Bersani ed a tutti gli altri non importa per niente la ferita mortale inferta ai lavoratori dalla legge del 3 marzo. Strillano per lo scandalo di un decreto che violenta le norme elettorali. Un pasticcio procedurale creato da leggi elettorali infami ma approvate quasi tutte bipartisan che manipolano la volontà ed i diritti degli elettori. Basti pensare al listino con il quale il candidato alla presidenza della regione, se eletto, elegge per sua monocratica volontà il dieci per cento del consiglio regionale ed il fatto che questo decade se per una qualche ragione sarà impedito. Un pazzesco capovolgimento della logica democratica che di fatto mette il potere legislativo nella mani di una sola persona e delle sue vicende personali.

Mentre Bersani PD tace sull'art.18 intervengono soltanto Cofferati e Ichino il primo per denunziare la debolezza del Partito e della CGIL e l'altro per affermare ipocritamente che ci sono cose ben più gravi di quelle stabilite dalla legge del 3 marzo e parla dei contratti a partita iva passati da quattro milioni o otto milioni. Insomma, secondo la logica aberrante di Ichino, siccome ci sono situazioni assai gravi nella realtà fattuale dei rapporti di lavoro tutto sommato la legge approvata non è poi così la cosa peggiore! Occupiamoci di altro!

Quanto sta accadendo mette in luce il problema enorme del ruolo del Sindacato. Dobbiamo prendere atto che urge una riforma che attui l'art.39 della Costituzione. La natura sempre più elitaria, verticistica e spesso antidemocratica delle Confederazioni Sindacali deve essere regolamentata e sottoposta al rigore della legge. Nonostante la maggioranza dei metalmeccanici fosse sfavorevole agli accordi separati Cisl Uil e UGL questi sono stati imposti. Lo svolgimento del Congresso della CGIL solleva problemi che vanno affrontati. Il processo di americanizzazione delle strutture sindacali italiane deve essere bloccato ripristinando il potere degli iscritti sulle oligarchie interne. Lo stesso referendum del 2007 ha costituito la prova più clamorosa di quanto sia urgente una legge che offra garanzie di democrazia ai lavoratori.

Pietro Ancona

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