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Usciamo di casa

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(28 Settembre 2012) Enzo Apicella
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    L'articolo 18 non si tocca!

    (5 Marzo 2010)

    Dev'essere sicuramente un tarlo che non fa dormire la notte i padroni e la maggioranza filo-padronale al Parlamento, questo benedetto articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, se ci riprovano sempre, ogni qualvolta che ne hanno possibilità ,ad abolirlo, oppure ad aggirarlo e a svuotarlo di significato.

    E si, perché non soddisfatti della mobilitazione sociale di alcuni anni fa, che bocciò sonoramente il tentativo delle destre al governo di eliminare l'art.18 dello Statuto dei Lavoratori, adesso ci riprovano in maniera più soft.

    Con una legge, che ha tutto il sapore amaro di una controriforma, vogliono trasportare il conflitto generato dall'applicazione dell'articolo 18 dalle aule dei tribunali agli uffici provinciali del lavoro.

    In effetti, la nuova legge votata dal Senato, è una novità assoluta per il nostro ordinamento giuridico; consente di inserire una clausola compromissoria nel contratto di lavoro sin dal momento dell’assunzione; di fatto rende obbligatorio l’arbitrato ed impedirà di far valere i propri diritti in sede giudiziaria ai nuovi assunti, costretti a rivolgersi ad un collegio arbitrale (un giudice privato) legittimato, oltre tutto, a risolvere ogni tipo di controversia a prescindere dall’applicazione delle norme inderogabili di legge e di contratto collettivo (che i giudici dello Stato sono tenuti invece ad applicare).

    E' evidente come il lavoratore, al momento dell'assunzione, rappresenti la parte debole del contratto tra padrone e prestatore d'opera, e pertanto disponibile ad accettare qualsiasi clausola contrattuale pur di lavorare.

    Come se non bastasse già questo, nel disegno di legge, il Governo inserisce anche una maxi sanatoria per le aziende che hanno violato le norme sui contratti co.co.co e a termine. Nello specifico per i lavoratori a progetto o co.co.co se viene accertata la natura subordinata del rapporto di lavoro (escluse le sentenze passate in giudicato), il datore di lavoro che abbia offerto, entro il 30 settembre 2008, un contratto subordinato, non necessariamente a tempo indeterminato, sarà tenuto unicamente a indennizzare il lavoratore, mentre invece prima era obbligato all’assunzione a tempo indeterminato.

    Per i contratti a termine, invece, nel caso di violazioni nella trasformazione del contratto a tempo indeterminato, c’è l’obbligo per il datore di lavoro di risarcire il lavoratore con una indennità che sostituisce la stabilizzazione.

    Un bel passo indietro rispetto alla vecchia normativa, non c'è che dire; un altro sostanzioso aiuto agli imprenditori che indebolisce ancora di più il lavoratore.

    Il Presidente della Repubblica Napolitano firmerà la legge o possiamo sperare soltanto nel giudizio di incostituzionalità della Suprema Corte?
    Nel frattempo noi Comunisti, da sempre a tutela dei lavoratori e dei più deboli, daremo sostegno allo sciopero generale convocato dalla Cgil per il 12 Marzo 2010.

    Campobasso, 04/03/2010

    Per Comunisti Sinistra Popolare
    Roberto Pano

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