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(10 Marzo 2010)
La prima campagna “elettorale” a cui partecipaiattivamente fu il referendum sul divorzio del 1974, da allora ne viste, anzi vissute parecchie, ma non ne ricordo nessuna in periodo invernale.
Non ricordo di aver fatto “tavolini” con temperature attorno allo zero, mai sono stato sorpreso da una tormenta di neve mentre affiggevo manifesti.
Le campagne elettorale si facevano con la bella stagione per rendere più agevole l'incontro dei cittadini, ora si fanno in inverno perché il fine è opposto. E' vero che i cittadini partecipano sempre meno ma anche volendo sarebbe dura fare iniziative all'aperto, si tende a stare a casa davanti alla TV.
Ai cittadini l'informazione deve giungergli dalla televisione, dalla stampa e da qualche fugace suggestione derivante dagli enormi tabelloni posti ai bordi delle strade visti mentre si transita in auto. I tabelloni elettorali preposti contano ormai poco, il tempo effettivo della loro permanenza è ridotto ad una ventina di giorni e di volta in volta sono sempre più relegati in posti marginali. A questo scenario sfugge solo internet.
Il cittadino non confronta più le proprie opinioni con gli altri, anche questa funzione è sublimata nella TV con un turbinio di “pallosi salotti” in cui le solite facce si parlano addosso.
La nostra cognizione della realtà è sempre più mediata dalla televisione, si è scritto che un albero non è mai caduto se non è stato ripreso dalla telecamera, se non sei in TV non esisti, per vedere se è bel tempo non si apre più la finestra si accende l'apparecchio. E' la televisione che forma la tua opinione il telespettatore è relegato al ruolo di un assorbente.
Meglio quindi le campagne elettorali d'inverno affinché a nessuno prenda la strana voglia di aprire la finestra e di uscire all'aperto, è magari vedere che l'albero è caduto anche se non c'era la TV a documentarlo.
Distinti saluti
Palmiro Capacci
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