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Liste per le elezioni regionali

Liste per le elezioni regionali

(5 Marzo 2010) Enzo Apicella
Il governo approva un decreto "salva liste" per permettere al Pdl di presentare la propria lista per la provincia di Roma oltre i termini stabiliti.

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I fatti e le loro responsabilità

(10 Marzo 2010)

Il TAR del Lazio ha deliberato che la lista del PdL alle elezioni regionali non poteva essere ammessa perché la sua presentazione era stata irregolare. La decisione del TAR smantella così la porcata del decreto interpretativo messo in piedi d’urgenza dal governo e l’avallo dato ad un decreto incostituzionale dal presidente della repubblica Napolitano. I fatti erano e - come vediamo - restano semplici. Il problema sono le responsabilità e le loro conseguenze sull’insieme dell’assetto sociale.

1. In primo luogo ci sono le responsabilità di una maggioranza di governo attraversata da contraddizioni interne crescenti che si sono rivelate tali in due regioni chiave come il Lazio e la Lombardia. Ci sono poi le responsabilità del Presidente della Repubblica Napolitano che si è prestato ad una operazione di legittimazione di una spregiudicata operazione politico-istituzionale da parte del governo firmando un decreto che entra in collisione con criteri fondamentali dell’assetto democratico e costituzionale di un paese. Strettamente connesse ad essa ci sono le responsabilità del PD che ad ogni occasione di crisi dell’esecutivo si allinea ai diktat dei poteri forti ed offre sistematicamente una ciambella di salvataggio per assicurare comunque la stabilità, anche a scapito delle regole democratiche. Sono sufficienti due editoriali del Corriere della Sera per vedere il PD mostrare immediatamente “disponibilità alla mediazione”o “senso di responsabilità” verso Berlusconi e prendere le distanze da ogni critica al Presidente della Repubblica.

2. L’emergenza democratica si manifesta in questi giorni in tutte le sue articolazioni: sia mostrando il carattere eversivo delle classi dominanti espresse dall’attuale governo sia rivelando la complicità delle istituzioni e delle istanze politiche del centro-sinistra con la gabbia bipolarista che intende eliminare ogni rischio di instabilità – anche schiacciando regole democratiche consolidate – e assicurare con ogni mezzo , anche quelli più impresentabili, la governabilità del sistema.

3. Ma se il decreto salvaliste del governo e l’avallo del Presidente della Repubblica si configurano come uno strappo costituzionale, appare altrettanto grave l’attacco ai diritti fondamentali dei lavoratori come l’art.18 aggirato dal disegno di legge governativo approvato dal Senato nel più totale silenzio e inerzia bipartizan da parte di partiti dell’opposizione(PD, IdV, UdC).
L’eventuale firma del Presidente Napolitano a questa legge, confermerebbe che l’avallo presidenziale al decreto salvaliste non è stata una eccezione dettata da preoccupazioni straordinarie ma una norma che introduce nel nostro paese un dualismo giuridico, politico, istituzionale, sociale. Le leggi e le garanzie costituzionali hanno valore generale quando consentono di colpire i lavoratori e i diritti sociali ma non valgono per tutti allo stesso modo se in gioco ci sono gli interessi dei poteri forti.

4. Le mobilitazioni di questi giorni contro il decreto anticostituzionale, fanno seguito a mesi di iniziative contro le leggi ad personam a favore di Berlusconi o contro i fenomeni dilaganti di corruzione e di legittimazione al potere delle holding dell’economia criminale. C’è un settore minoritario ma non irrilevante della società che non intende accettare una capitolazione bipartizan di fronte a tutto questo. Queste mobilitazioni, se offrono una alternativa alla continua resa del PD, continuano però a rimuovere completamente la dimensione sociale dell’emergenza democratica, continuano a veicolare un dogma della legalità che dentro la società entra sempre più spesso in contraddizione con la giustizia sociale, a tenere fuori dai propri appelli e interlocuzioni i lavoratori e i settori popolari privati della loro rappresentanza politica e resi vulnerabili all’egemonia delle forze reazionarie e del berlusconismo.
I movimenti di opinione che si battono contro Berlusconi e il suo sistema di potere rischiano di regalargli interi settori della società, né più né meno di quanto ha fatto il PD in questi anni.

5. Le forze della sinistra devono mettere fine ad ogni subalternità nella battaglia sull’emergenza democratica e svolgere la propria funzione di soggetto attivo e mobilitante in piena autonomia. Insistere sul terreno dell’antiberlusconismo significa individuare solo una parte dell’emergenza democratica e compromettere una reale indipendenza politica della sinistra.
Non si può non denunciare la complicità del Presidente della Repubblica quando questi avalla provvedimenti incostituzionali o antisociali. Non va consentito in alcun modo che le emergenze sociali (dal lavoro al reddito, dalla casa alle privatizzazioni dei servizi) vengano rimosse dall’agenda politica dell’opposizione al governo e rese quasi estranee alla questione democratica.
E’ venuto il tempo di affermare che oggi il “meno peggio è nemico del bene” e che il governo dei migliori di Montezemolo sarebbe meno orrido sul piano dell’immagine istituzionale ma non sarebbe diverso da quello attuale sul piano degli interessi sociali prioritari.

Non diamo tregua al governo dei poteri forti
Non facciamo sconti alla Presidenza della Repubblica
Nessuna subalternità verso chi intende separare la battaglia democratica dalla giustizia sociale

9 marzo 2010

La Rete dei Comunisti

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