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    Genova, un Nobel con i "cervelli" precari

    articolo di Liberazione del 4 luglio 2003

    (5 Luglio 2003)

    La lunga lotta dei ricercatori dell'Istituto per lo studio dei tumori trova la solidarietà di Rita Levi Montalcini ma anche di altri lavoratori flessibili e atipici

    La notizia c'è ma scivola via tra le righe del quotidiano più letto della città, relegata nella pagina delle cultura, senza lasciare tracce nella titolazione. Rita Levi Montalcini è solidale con i precari dell'Ist. Il premio Nobel per la biologia l'altroieri era a Genova per raccogliere fondi per borse di studio dirette a donne d'Africa. A Palazzo Ducale ha trovato ad attenderla i ricercatori precari dell'istituto per lo studio dei tumori, già punta d'eccellenza prima di divenire il simbolo stesso della crisi della ricerca a Genova ma anche simbolo di nuove disponibilità a lottare, trovare luoghi e tessere alleanze.

    La lotta dei precari Ist nasce a novembre 2002 contro il blocco dei contratti che porterà alla generalizzazione dei contratti co. co. co. I precari chiedono invano cose semplici come i buoni mensa, le ferie e l'anticipo dell'indennità in caso di maternità. Per molti, intanto, perfino il co. co. co. diventa un miraggio anche per colpa dei tagli della Finanziaria. In due anni, contratti e borse di studio sono quasi dimezzati e l'Ist taglia le retribuzioni anche ai dipendenti di ruolo non laureati (caso unico nella pubblica amministrazione).

    Tornando ai fatti dell'altro ieri: fuori, sul pavè di De Ferrari, un centinaio - tra precari Ist, loro colleghi delle cooperative sociali, giovani comunisti e attivisti del Laboratorio sociale occupato Buridda - hanno presidiato la piazza, parlando alla città mentre un loro compagno leggeva un intervento collettivo al convegno del Ducale. Il giornale cittadino definisce «incontro di straordinaria intesa», quello tra la Nobel e i precari ma c'è di più: «Una nuova consapevolezza tra lavoratori che comincia a farsi strada tra tipologie di lavoratori solo apparentemente lontane tra loro», spiega Carlo Ghione del coordinamento dei lavoratori delle cooperative sociali.

    Denominatore comune nell'esistenza di uno studente, di una ricercatrice laureata e specializzata, di un educatore di strada, di un operaio è una vita precaria, sottopagata, insicura. E tutto ciò grazie alla «flessibilità globale disegnata da nuove leggi e dalle riforme del mercato del lavoro del governo Berlusconi ma secondo un disegno già concepito in tempi "meno sospetti"», prosegue Ghione indicando, però, la nascita di un «crocevia di progettualità» nello spazio occupato in un palazzo che ospitava la facoltà d'Economia, in via Bertani. E' anche da lì che ha preso forma la contestazione ai giovani industriali di S. Margherita Ligure. Sempre lì, il 15 luglio, si svolgerà un'assemblea aperta.

    Rifondazione e giovani comunisti chiedono di «recuperare il senso sociale della ricerca scientifica» pensando che i tagli peseranno sulle indagini su malattie professionali, qualità della vita nei quartieri popolari, rapporto salute/ambiente. «Invertire la rotta è necessario perché precarietà e flessibilità, nei settori di pubblica utilità sono doppiamente odiose poiché colpiscono i lavoratori e penalizzano i cittadini».

    Checchino Antonini (Liberazione)

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