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Italiana Nucleare

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(28 Marzo 2011) Enzo Apicella

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(13 Marzo 2010)

Preoccupato dall’andamento delle vendite della tecnologia nucleare francese dopo lo smacco subito ad Abu Dhabi, che ha preferito ai fornitori francesi i meno mediatici (sud)coreani, Nicolas Sarkozy ha inaugurato a Parigi, lunedi’ 8 marzo, sotto l’egida dell’OCSE e dell’AIEA, la “Conferenza internazionale sull’energia nucleare civile”, facendo finta di ignorare che il possesso del nucleare civile é un paravento ideale per dotarsi del nucleare militare. Discutibili i criteri scelti per invitare i sessantacinque partecipanti dato che, mentre sono stati invitati Siria, Cina, Russia, Ukraina, Bielorussia, Emirati Arabi Uniti, Brasile, USA ed Israele, non sono stati invitati l’Iran né la Corea del Nord.

Il ministro delle Infrastrutture di Israele, Uzi Landau, ha comunicato l’intenzione del suo governo di costruire una centrale nucleare con l’aiuto della Francia, parlando dell’atomo come di « un settore di cooperazione regionale che ha lo scopo di promuovere la pace » e sorvolando disinvolto sul fatto che Israele – un paese al quale le preoccupazioni energetiche non hanno impedito di distruggere le centrali elettriche della Striscia di Gaza - non ha firmato il trattato di non proliferazione e si oppone ad un Medio Oriente denuclearizzato. La ragione ? Lo Stato ebraico, grazie alla gentile fornitura di un reattore da 18 MW proprio da parte della Francia nel lontano 1956, quando primo ministro era Guy Mollet, segretario del Partito Socialista, alla quale ne era seguita una seconda di un reattore da 24 MW, dispone da decenni di un arsenale atomico di tutto rispetto, comprendente 200 testate nucleari ed i missili a lunga gettata per trasportarle (naturalmente lo Stato ebraico ha sempre negato il possesso della bomba: avere smentito il suo governo é costato al tecnico nucleare israeliano Mordechai Vanunu diciotto anni di detenzione). La dichiarazione del ministro, che ha garantito che « ogni centrale nucleare costruita in Israele sarà soggetta alla sorveglianza internazionale » lascia perplessi, dato che il suo governo é il primo a non aver fiducia in una tale sorveglianza ed accusa l’Iran - che sostiene di volersi dotare dell’energia nucleare civile – di voler fabbricare la bomba, arrivando a minacciare di bombardarlo.

In Francia, per « giustificare » le enormi spese necessarie a fabbricare la bomba, una generazione di « scienziati » fu mobilitata negli anni 60 per preparare il programma di costruzione delle centrali nucleari « dimostrando » che l’energia nucleare non era pericolosa, bensi’ innocua (ed infatti, quando, in seguito al disastro di Chernobyl, i paesi europei presero provvedimenti per limitare le conseguenze della nube atomica che se ne era sprigionata, la Francia non adotto’ alcuna misura, ignorando l’accaduto). I governi francesi – di destra e di “sinistra” – presentano l’energia nucleare, grazie alla quale viene prodotto l’80% dell’energia elettrica consumata nel loro paese, come energia che non contribuisce al riscaldamento climatico dato che – udite, udite! – non emette CO2 nell’atmosfera.

La storia si ripete con il reattore di terza generazione EPR - che comporterebbe un rischio di « incidente del tipo di quello di Chernobyl, con la distruzione del sito e la dispersione di radionucleidi nell’atmosfera » secondo documenti confidenziali ottenuti dalla Rete « Sortir du nucléaire » da una fonte anonima interna all’EDF – di cui é dotata la centrale in corso di costruzione a Flamanville (Manica) che dovrebbe entrare in servizio nel 2012. La Rete « Sortir du Nucléaire » invita ad abbandonare la costruzione dell’EPR in Finlandia ed in Cina, oltre che in Francia, dove subito dopo l’avvio della centrale di Flamanville dovrebbe iniziare la costruzione di quella di Penly (Seine-Maritime), in servizio dal 2017, giudicando « scandaloso che la Francia continui a promuovere il nucleare in generale e l’EPR in particolare mentre la pericolosità di questo reattore é oggi dimostrata » (en passant, si tratta della tecnologia necessaria al governo Berlusconi per equipaggiare le quattro centrali nucleari che ha deciso di costruire in Italia).

A breve sarà lanciato un pubblico dibattito sul progetto del secondo reattore EPR di Penly, vicino a Dieppe, cittadina di 35.000 abitanti riconquistata dalla sinistra nel 2008 grazie ad una lista PCF-PS-Verdi : mentre, secondo France Nature Environnement, la decisione é stata già presa, Sébastien Jumel, sindaco comunista del comune di Dieppe, ha dichiarato che « la centrale offre immense opportunità in materia di impiego » purché « siano create le condizioni perché l’EPR sia un cantiere socialmente ed ecologicamente esemplare ».

« Il mio lavoro » ha proseguito il sindaco « é di fare in modo che migliaia di posti di lavoro creati dal cantiere giovino anzitutto agli abitanti della regione, colpiti da un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale. Sosterro’ l’opportunità di un progetto di formazione ».

Quanti si illudevano che lo scambio inquinamento e salute contro occupazione fosse un valore acquisito almeno a sinistra sono serviti.

Giustiniano Rossi

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