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Si apre una finestra sui metodi della polizia italiana

(14 Maggio 2010) Enzo Apicella
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Un fantoccio assassino

Torino. Minacce a Borghezio: rinviati a giudizio due anarchici

(15 Marzo 2010)

Due anarchici della FAI torinese, Maria Matteo ed Emilio Penna, sono stati rinviati a giudizio – si va in aula il 18 giugno - per minacce e diffamazione nel confronti dell’europarlamentare leghista Mario Borghezio.

Il PM è Antonio Rinaudo, famoso per l’accanimento contro gli studenti della “pantera” e per imprese come la denuncia per atti osceni in luogo pubblico a due ragazzi pescati a baciarsi nei pressi dell’abitazione del prode magistrato.

Alla vigilia dello scorso 25 aprile davanti alla sede della Lega apparve un fantoccio con la faccia di Borghezio appeso a testa in giù, come Mussolini a piazzale Loreto. Manifesti analoghi vennero attaccati in città. Un gesto simbolico per ricordare che oggi il fascismo ha il volto della Lega. Dalle squadracce alle ronde, dalle camice nere alle camicie verdi, dalle leggi razziali a quelle razziste, da ebrei e rom a immigrati e rom. La musica è sempre la stessa. Come la Resistenza.

A suo tempo ne hanno parlato TV e giornali. I politici di ogni colore hanno espresso solidarietà all’esponente leghista.
Il tutto per una locandina ed un manichino, messi in città per smuovere la memoria e la coscienza sopita di chi ama credere che il fascismo sia passato e non possa tornare, che gli orrori di allora non possano ripetersi.

Era la vigilia del 25 aprile.
I manifesti con la celebre foto di Mussolini legato per i piedi a piazzale Loreto avevano fatto la loro comparsa per le strade di Torino. Con un abile fotoritocco la faccia del Cavalier Benito era stata sostituita da quella dell’eurodeputato del Carroccio. I manifesti erano firmati dalla FAI torinese.
La notte tra il 23 e il 24 aprile appeso a testa in giù, Mario Borghezio faceva mostra di se di fronte alla sede provinciale della Lega in via Poggio 23, nel cuore di Barriera di Milano.
Sui muri la scritta “Lega=fascismo”, sotto il campanello il cartello “Bossi, Maroni, Borghezio… a piazzale Loreto c’è ancora tanto posto!” Un po’ più in là una grossa A cerchiata rossa.

Naturalmente quello di Borghezio era solo un fantoccio.
L’originale è un tipo decisamente poco raccomandabile. Comincia la sua carriera politica nella Legione, poi, dopo una breve parentesi nella DC, passa ai neonazisti di Ordine Nuovo di Rauti e Maceratini. Orbita nell’area della rivista Orion e, anche dopo l’approdo leghista, mantiene stretti legami con la destra neofascista italiana ed europea. Frequenti i suoi comizi a fianco di Roberto Fiore, il capo di Forza Nuova, formazione che ha adottato il “dente di lupo”, uno dei simboli delle Waffe SS, e si ispira alla “Guardia di ferro” movimento antisemita, ultracattolico e terrorista rumeno degli anni ’30.

Vale la pena ricordare alcune delle sue più celebri imprese.
Nel 1993 viene condannato ad una multa di 750.000 lire per aver picchiato un bambino. Naturalmente la sua piccola vittima era un marocchino.
Nel 2000, a capo di un robusto e bellicoso manipolo di camicie verdi, sale sull’intercity Torino Milano. In uno scompartimento occupato da ragazze nigeriane fa partire una vera “pulizia etnica” spruzzando i sedili e le malcapitate con il disinfettante.
Il primo luglio dello stesso anno appicca il fuoco al ricovero di alcuni immigrati rumeni sotto un ponte. Per un pelo non ci scappa il morto. Dopo un’iniziale condanna a 8 mesi se la caverà in Cassazione con una multa.

L’ultima volta si è fatto beccare con le mani nella marmellata in Francia, ad un convegno della destra identitaria svoltosi a marzo dello scorso anno.
Dopo il suo intervento “ufficiale”, credendosi a microfoni spenti, Borghezio si rivolgeva ai suoi camerati neofascisti argomentando che “Occorre insistere molto sul lato regionalista del movimento. È un buon modo per non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica, eccetera eccetera… ma, dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi”. In Francia quel “fuori programma” venne discusso per settimane su TV e giornali. In Italia gira semiclandestino su youtube. Nessuno ne ha parlato. E chi oserebbe? Al ministero dell’Interno c’è il leghista Maroni. I fascisti sono al governo nel nostro paese.

I nostri due compagni sono accusati di aver minacciato e diffamato Borghezio, con manifesti, comunicati internet e con il fantoccio appeso di fronte alla sede della Lega.
Sono accusati di aver detto e scritto che Borghezio è un fascista ed un razzista.
Sono accusati di aver voluto ricordare, alla vigilia del 25 aprile, che la Lega Nord è il fascismo che torna, che il fascismo non è morto in quel lontano aprile quando nelle strade di Barriera i partigiani combattevano e morivano per la libertà e per la giustizia sociale. Senza se e senza ma.

Oggi il fascismo colpisce ogni giorno.
I CIE, centri per immigrati senza carte, stanno trasformandosi nei lager del nuovo secolo. Sono le galere che lo Stato italiano riserva a quelli che non servono più. I muri che rinchiudono le vite dei migranti, sono intrisi del dolore dei tanti uomini e delle tante donne che vi assaggiano ogni giorno processi lampo, soprusi, pestaggi, umiliazioni, stupri.
Il diritto legale di vivere nel nostro paese è riservato solo a chi ha un contratto di lavoro, a chi accetta di lavorare come qui nessuno più era obbligato a fare. Oggi i migranti, con permesso o in nero, sono i nuovi schiavi di quest’Europa fatta di confini e filo spinato. Gente la cui vita vale poco o nulla.

È scritto nelle leggi. Leggi razziste.
Ma a quelli come Borghezio non bastano certo. Il loro appetito assassino è insaziabile. Vi ricordate di Irene Pivetti? Prima di tagliarsi i capelli e mettere in mostra il culo faceva la presidente della camera dei deputati, esibendo tanto di Croce di Vandea al petto. Disse che gli immigrati bisognava buttarli a mare. Neanche un mese dopo, era il marzo del 1997, una corvetta della Marina Militare Italiana la prese in parola, speronando la “Kater I Rades”, una carretta piena di albanesi. I morti annegati furono 106. Il ministro dell’interno era il post comunista Napolitano, uno il cui nome è indissolubilmente legato all’istituzione delle prigioni per immigrati. Ricordiamolo sempre. Se non fossero stati tutti d’accordo la disuguaglianza per legge non sarebbe stata fissata nei codici.

Ogni giorno, ogni ora, qualcuno muore in mare, inghiottito dalle norme razziste che impediscono la libera circolazione degli individui.
L’Italia è in guerra. Come ai tempi di Mussolini. Quelli come Bossi, Pivetti, Maroni, Borghezio sono fatti della stessa pasta.
E gli anarchici, oggi come allora, finiscono in tribunale.

Compagni e compagne della FAI Torinese

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