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(16 Marzo 2010)
Sabato 20 marzo i comitati popolari, le associazioni, i sindacati e le amministrazioni locali che in questi anni si sono battute aspramente contro la privatizzazione dell’acqua pubblica daranno vita a Roma ad una importante manifestazione nazionale. Nonostante questa manifestazione fosse convocata da tempo, Berlusconi e i partiti del centro-destra hanno voluto per forza convocare un’altra manifestazione per lo stesso giorno nella capitale, creando così il rischio di scontri e violando lo stesso protocollo restrittivo voluto dal sindaco di Roma Alemanno contro le manifestazioni. E’ un atto di intimidazione e arroganza inaccettabile, lo stesso con cui il governo, ed anche alcune amministrazioni di “centro-sinistra” in diverse città d’Italia, intendono procedere alla privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni essenziali.
La lotta contro la privatizzazione dell’acqua è emblematica dello scontro che in molti paesi del mondo - dall’America Latina all’Europa – è stato ingaggiato dai movimenti popolari contro la rapacità delle grandi e piccole multinazionali che vogliono mettere le mani anche su beni pubblici necessari come l’acqua potabile, trasformando una risorsa necessaria in merce da vendere a caro prezzo e sui accumulare enormi profitti perché dell’acqua non si può fare a meno.
Anche in Italia, le tariffe dell’acqua sono aumentate ovunque e sono aumentate in misura assai superiore lì dove gli acquedotti e le società che li gestiscono sono passati in mano ai privati (vedi i casi clamorosi di Arezzo o di Latina). La smania di profitti è stata talmente brutale che in diversi paesi – dalla Bolivia alla Francia – chi in passato aveva privatizzato l’acqua adesso l’ha riportata sotto gestione pubblica.
Con l’approvazione del decreto del ministro Ronchi su pressione dei poteri forti dell’Unione Europea, si vogliono privatizzare non solo l’acqua ma tutti i servizi pubblici locali (rifiuti, trasporti, riscossione tributi etc). Si tratta di servizi essenziali alla popolazione che i “prenditori” privati intendono arraffare e vendere a peso d’oro (come già accade nel settore dei rifiuti). Con questo decreto il governo e le amministrazioni comunali regalano servizi e profitti a privati senza alcun vantaggio per la popolazione e le società municipalizzate che li gestiscono le quali vengono avviate verso la dismissione.
Società municipalizzate | Ricavi economici | Lavoratori occupati |
711 | 102,4 mld di euro | 240.000 |
Emerge con evidenza come, nonostante i Comuni (di destra o di “sinistra”) siano ovunque azionisti di maggioranza nelle principali società municipalizzate già sottoposte a processi di privatizzazione, gli incassi che ne ricavano – e che quindi vengono destinati alla collettività - siano talvolta meno di 1/4 di quelli che vanno ai soggetti privati (multinazionali come Suez, Veolia e prenditori come Caltagirone, Intesa-Sanpaolo etc.)
Società | Capitalizzazione di mercato (mln.) | Soci pubblici | Quota% possesso dei soci pubblici | Incasso per i comuni (mln) |
A2A | 3.979 | Comuni MI e BR | 55% | 991 |
Hera | 1.599 | Bo,Mo,Fo,Fe,Ra | 59% | 521 |
Acea | 1.509 | Comune di Roma | 51% | 336 |
Iride | 959 | Comuni To, Ge | 59% | 269 |
Enia | 566 | Comuni RE,Pr,Pc | 63% | 187 |
Acegas-Aps | 212 | Comuni TR e PD | 63% | 70 |
Totale | 9.110 mln di euro | 2,373 mln. euro |
Anche in Italia contro le privatizzazioni dei servizi e l’arroganza dei “prenditori”:
Organizzazione, Resistenza, Conflitto!
La Rete dei Comunisti
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