Capitale e lavoro :: Lotte operaie nella crisi

Magenta, Novaceta: il padronato chiede la fine della lotta per estendere la CIG.

I confederali corrono a firmare, la CUB rifiuta l'accordo-ricatto: pace sociale in cambio dell'estensione della CIG

(1 Aprile 2010)

L'incontro presso la sede della Regione Lombardia inerente alla vertenza che coinvolge la NOVACETA di Magenta (MI) ha dato esito fortemente negativo.
L'azienda, da mesi in lotta operaia per la salvaguardia del posto di lavoro, ha tentato di fare passare un vero e proprio accordo capestro prima della scadenza dei termini della cassa integrazione in programma coincidenti con le festività di pasqua (4 aprile 2010).

La CUB, sindacato di Base maggiormente rappresentativo all'interno dell'azienda, ha rifiutato in toto le due proposte presentate dal padronato, l'una strettamente collegata all'altra. Sul tavolo la dirigenza ha proposto "la fine di ogni agitazione e lotta sindacale", condizione sine qua non per passare ad un serio "piano di rilancio produttivo ed aziendale". Si chiedeva, in buona sostanza, di alzare bandiera bianca e lasciare campo libero alle iniziative padronali: la proposta è stata sostenuta, indicata come unica condizione per riaprire possibilità di dialogo e collaborazione, anche dai rappresentanti istituzionali della Regione.

Walter Montagnoli, coordinatore nazionale FMLU-CUB, a fine incontro dichiara: “Al di là di simili richieste, del tutto al di là del bene e del male, una sostanziale modifica alla lotta portata avanti fino ad ora, o pace sociale, come la chiamano loro, potrà essere richiesta solo nel momento in cui verrà presentato il fatidico piano industriale che dovrebbe finalmente rilanciare l’attività produttiva della Novaceta”.

Parole sacrosante e totalmente condivisibili, se si considera che le maestranze non hanno ancora percepito lo stipendio relativo ai mesi di gennaio e febbraio, a causa del mancato invio da parte padronale della necessaria documentazione all'INPS competente per territorio. Di questo, così come del futuro di quasi 200 lavoratori, l'azienda non ha minimamente intenzione di tenere conto, proponendo soluzioni unilaterali che possono piacere soltanto a burocrati in giacca e cravatta, proprio come i rappresentanti istituzionali in Regione.

Il piano della dirigenza ha ottenuto, neanche a dirlo, il consenso dei tre sindacati confederali. Rosario Sergi, Segretario FILCEM-CGIL, tiene a sottolineare come "con l'accordo i lavoratori e le loro famiglie potranno beneficiare per ulteriori 8 mesi degli ammortizzatori sociali tramite la cassa integrazione in deroga". Il tutto, va ulteriormente sottolineato, accettando esplicitamente la "fine di ogni agitazione e lotta sindacale".

Il prossimo venerdì 23 aprile le parti saranno nuovamente convocate al Pirellone per la discussione dei punti in esame e la stesura nero su bianco degli accordi intrapresi (almeno, da parte confederale dei sindacalisti di mestiere).

Niente più sostegno, dunque, da parte del confederume sindacale alla Lotta Operaia della ditta di Magenta, cominciata lo scorso 12 gennaio proprio dai delegati del sindacalismo di Base. Silenzio e capo chino. Ed ancora tocca leggere di pseudo-sindacalisti, ex-iscritti od iscritti critici in CGIL, che si chiedono perchè il maggior sindacato confederale italiano non voglia collegare le Lotte anche e soprattutto con l'indizione di uno sciopero generale nazionale di 24 ore o più. Certe grottesche domande le dovete porre ai vostri dirigenti, se ancora non avete capito da che parte stanno, o state.

Mattia Laconca