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Nuovo attacco all'art.18. Questa volta da parte del PD.

(3 Aprile 2010)

Se non ci riesce la destra, ci penserà il PD. Infatti, mentre il cosiddetto "collegato lavoro" è stato respinto dal presidente Napolitano e tornerà all'esame del Perlamento, senatori del PD presentano un disegno di legge per aggirare, anche loro, l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Se non ci riesce la destra, ci penserà il PD. Infatti, mentre il cosiddetto "collegato lavoro" è stato respinto dal presidente Napolitano e tornerà all'esame del Perlamento, senatori del PD presentano un disegno di legge per aggirare, anche loro, l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Innanzitutto è da dire che il disegno di legge del PD si inserisce nella discussione intorno alla proposta degli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi, che si sta sviluppando in questi giorni. La proposta degli economisti, è quella di un unico contratto nazionale del lavoro, con salario minimo uguale e nazionale per tutte le categorie. L'ipotesi di Boeri e Garibaldi non prevede la cancellazione delle altre tipologie di contratto, e soprattutto rischia di livellare verso il basso i salari. Infatti, eguagliando i riferimenti salariali minimi verso l'alto, si provocherebbe il ricatto padronale che griderebbe al rischio di ricorso al lavoro nero. Non sarebbe la prima volta.
L'idea di Boeri e Garibaldi è poi quella di una tutela dal licenziamento per giusta causa, progressiva. Il contratto unico ipotizzato dai due economisti, sarebbe a tempo indeterminato, ma per i primi 3 anni, a parte che per motivazioni discriminatorie, il lavoratore può essere licenziato in qualsiasi momento ed essere risarcito di soli 5 giorni di salario per ogni mese di lavoro svolto. Considerati i 3 anni di inserimento previsti, alla fine il lavoratore sarebbe risarcito, per il licenziamento senza giusta causa, della miseria di 3 mensilità.

Qualcosa di analogo, ma peggiore, è il disegno di legge di 33 senatori del PD, primo firmatario Pietro Ichino, che potrebbe essere discussa in aula dopo la pausa di Pasqua.
Anche in questo caso, l'articolo 18 sarebbe applicato, dopo sei mesi di prova, al solo licenziamento per discriminazione o per "mero capriccio" e solo nel caso il lavoratore ne faccia denuncia. Ma qui, a differenza dell'ipoteri Boeri-Garibaldi, più che il reintegro dovrà essere privilegiato il risarcimento monetario.
In caso di licenziamento per motivi organizzativi o economici, può essere stipulato dal lavoratore un “contratto di ricollocazione al lavoro”, e cioè qualcosa di simile ad una "assicurazione contro la disoccupazione e per la riqualificazione e ricerca di nuova collocazione”. In caso contrario e cioè se tale contratto non venga stipulato, al lavoratore è riconosciuta, a fini di indennizzo, una mensilità di salario per ogni anno lavorativo.
Ma l'ipocrisia di Ichino e dei senatori del PD, maniente l'articolo 18, vincolandolo però all'anzianità del lavoratore, che giustificherebbe un'esperienza tale da non dare motivi all'azienda di licenziare per motivazioni economiche ed organizzative. Ma quanti anni occorrono per poter usufruire dell'articolo 18, nel disegno di legge Ichino? 20 anni! Non è un errore, il disegno di legge parla davvero di 20 anni di anzianità per avvalersi dell'articolo 18.

Come dire, se il "collegato lavoro", approvato dalla destra con la complicità di quella parte politica che ama farsi chiamare, non si sa a quale ragione, opposizione, venisse cacciato dalla porta del Parlamento, rientrerebbe dalla finestra. Aperta, anzi spalancata, dal PD.

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