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Salvati dal terremoto di Haiti e imprigionati negli Usa

(3 Aprile 2010)

Circa 5,3 miliardi di dollari per la ricostruzione di Haiti nei prossimi 18 mesi. E’ questo l’impegno della comunità internazionale che si è “riunita in un modo straordinario e in solidarietà con la gente di Haiti”, come ha sottolineato il segretario dell’Onu Ban Ki-moon durante la conferenza tenutasi ieri alle Nazioni Unite per discutere il futuro dell’isola caraibica dopo il terremoto che nello scorso 12 gennaio ha ucciso quasi 300.000 persone

Sono circa 50 i Paesi che si impegneranno negli aiuti, primi fra tutti gli Stati Uniti che contribuiranno con 1,5 miliardi di dollari. Ma proprio dagli Usa arriva, in concomitanza della conferenza Onu, una notizia che non parla di solidarietà ma, anzi, sembra piuttosto una drammatica beffa per chi ha già vissuto la tragedia del terremoto. La storia, riportata dal New York Times, è quella di 30 haitiani sopravvissuti al sisma, soccorsi dalle forze americane e portati in salvo su aerei diretti negli Usa. Fin qui tutto bene, sembrerebbe una storia a lieto fine, un esempio di solidarietà, e invece i 30 haitiani, toccato il suolo statunitense si sono visti arrestare e recludere in un carcere per immigrati in Florida perché senza visto. Una situazione assurda aggravata dal fatto che dopo il terremoto tutti i rimpatri verso Haiti sono stati sospesi, così i 30 superstiti si sono visti salvare la vita ma a costo della propria libertà. Senza contare il paradosso di chiedere un visto a persone aiutate durante una catastrofe naturale ed imbarcate su degli aerei di soccorso.
In seguito alle indagini svolte dal New York Times un portavoce del dipartimento dell’Immigrazione e Controllo dogane ha spiegato che i 30 haitiani detenuti in Florida sono in attesa di liberazione (un tempo di attesa non ben definito a quanto pare) e che altre 35 persone arrivate a seguito del terremoto sono detenute in altri centri. "Al fine di ridurre la probabilità che gli haitiani possono tentare di fare un viaggio potenzialmente mortale per gli Stati Uniti – ha dichiarato il portavoce - abbiamo chiarito che coloro che hanno viaggiato negli Stati Uniti illegalmente dopo il 12 gennaio possono essere arrestati”. Insomma la reclusione di più di 60 persone dovrebbe servire da deterrente secondo le autorità statunitensi! Non la pensano così naturalmente i legali dei detenuti haitiani, “la loro detenzione prolungata e inutile serve solo ad aggravare il loro trauma” . Anche i parenti dei detenuti si oppongono alle azioni del governo e chiedono la liberazione di persone che, ancora traumatizzate dall’esperienza del terremoto, dalla perdita di famigliari, dalle ferite riportate si sono trovate davanti all’ennesimo trauma, quello di una detenzione ingiusta.
Virgile Ulysse, 69 anni, un cittadino americano che tiene un poster di Obama nella sua cucina a Norwalk, riporta il NYT, ha detto di non poter spiegare ai suoi nipoti, Jackson, 20 anni, e Reagan, 25, perché sono stati portati negli Stati Uniti su un aereo militare solo per essere imprigionati.

Giovedì 01 Aprile 2010

Valentina Valentini
(DirittiDistorti)

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