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(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

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Un biennio da dimenticare

(8 Aprile 2010)

In questi primi due anni di consiliatura, i lavoratori dei Servizi per l’impiego della Provincia di Roma, hanno dovuto affrontare “emergenze” dovute ad impegni strumentalmente utili alla loro sopravvivenza e di chi ( a qualsiasi livello ) li gestisce.
Nel 2008, la preselezione a favore di un ente di formazione privato ( centro Elis ), per implementare corsi utili all’assunzione presso l’AMA; nel 2009, la gestione delle domande inerenti il reddito minimo garantito. Migliaia di cittadini indirizzati nei Centri per l’impiego, dove, personale numericamente carente e logisticamente mal supportato, ha dovuto affrontare pubblico esasperato ed insipienza dirigenziale. Il voler privare del Serv.I ( servizi impiego ) di sue vecchie prerogative, a favore del rafforzamento del Serv. V ( osservatorio mercato lavoro ), ha favorito l’ulteriore tracollo dei Centri per l’impiego, che hanno avuto grande presenza mediatica ( anche tramite interviste radio a “consulenti” spacciati per dipendenti provinciali ), ma mediocre qualità di servizio pubblico ai cittadini. Più volte abbiamo ribadito, che offrire mediaticamente una immagine distorta, non sopperisce incapacità dirigenziali. Così come la privatizzazione, mediante l’uso massiccio di “consulenti” e l’”epurazione” di personale interno, non ha favorito minimamente la bontà dei Servizi. Potremmo addurre vari esempi, ma basta citare il sito dello sportello welfare ( sportellowelfare.provincia.roma.it/it/pages/homepage.php ), che dovrebbe offrire assistenza sulle politiche del lavoro e sostegno al reddito, inutile, ben pubblicizzato simulacro, dove, navigando nel niente, troviamo il nulla.
C’è chi, oggi, si occupa della scarsa applicazione del Testo unico sulla sicurezza, ma nessuna parola è stata profferita, quando gli spazi venivano mano a mano precarizzati per far posto a poltrone dirigenziali e loro “seguito”, privando il personale e l’utenza di ambienti adeguati alle esigenze di un pubblico servizio: vedi i cassaintegrati sbattuti in angusti ambienti, insieme agli operatori, che alla faccia della privacy, debbono provvedere alla compilazione degli inutili patti di servizio. O almeno utili, c’è da giurarci, per le prossime, ridondanti statistiche: come se aderire ad un patto, rappresentasse la soluzione in un moribondo mercato del lavoro ( vedi anche le proposte degli uffici preselezione ), tenuto artificialmente in vita con la bombola d’ossigeno dei FSE.
Un biennio da dimenticare, in cui si è toccato l’apice della privatizzazione, attraverso facili “consulenze”, lasciando il personale allo sbando, senza adeguata informazione e coerenza d’indirizzi operativi; dove le disposizioni del recentemente defunto assessorato regionale al lavoro, hanno favorito l’opzione mediatica, a scapito degli operatori, dell’utenza e della sicurezza dell’ambiente di lavoro, questa sì, cosa antica.
Le diatribe in corso, nulla aggiungono a quanto da anni andiamo denunciando: privatizzazione dei Servizi per l’impiego ( e di tutto il settore pubblico ), uso di personale precario, utilizzo di società in house che sfruttano i propri dipendenti, metodica contrapposizione fra lavoratori, impiego di “consulenti”, risparmi di spesa su sicurezza e dotazioni strumentali.

Luciano Di Gregorio
RdB Pubblico Impiego

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