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Il nuovo che torna

Il nuovo che torna

(30 Agosto 2010) Enzo Apicella
Il segretario del PD Bersani propone un "nuovo Ulivo".

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In preda al panico

Commento ad una proposta di Prodi

(14 Aprile 2010)

Prodi è stato tra i maggiori responsabili della crisi del PD. Il suo Governo bruciò rapidamente il programma che aveva concordato con la sinistra costringendola poi ad una sconfitta elettorale che le è costata la fuoriuscita dal Parlamento e difatto distrusse la stessa identità del centro-sinistra e del PD.

In che modo Prodi realizzò questo capolavoro di suicidio? Ingaggiando una gara con Veltroni a chi dei due si spostava più velocemente a destra da loro denominata "centro". Il Governo Prodi stipulò accordi con i sindacati di riduzione a livello di fame delle pensioni, consacrò per sempre il precariato santificando la legge Biagi, ridusse la contrattazione sindacale entro termini che hanno contribuito a fare dell'Italia il Paese a più bassi salari dell'OCSE. I ministri della sinistra "radicale" tentarono di migliorare gli accordi, ma le confederazioni sindacali insorsero sollevando un problema quasi di "competenza delle decisioni". La questione fu sollevata in modo assai sgarbato e perentorio da Epifani e Ferrero ha dovuto subire e chiedersi il senso della sua presenza nel governo.

In politica internazionale il governo Prodi si attestò su linee di cieco atlantismo. Non si domandò che cosa significa la presenza italiana in due grandi armate di occupazione militare una regolare e l'altra di killers contractors di oltre cinquecentomila soldati in due nazioni invase con motivi grotteschi quali la ricerca di terroristi e di armi di distruzione di massa inventati dal Pentagono e da Blair.

L'elettorato che aveva votato centro-sinistra e che era diventato maggioranza, sia pure di poco, fu deluso dalle scelte di Prodi, amareggiato e colpito nei suoi interessi vitali. Inoltre, con la nascita del PD, Veltroni minacciò concretamente gli alleati cacciandoli via dalla coalizione e, con un accordo con Berlusconi, dal Parlamento.

Bersani, Ministro all'industria fece una "lenzuolata" di liberalizzazioni che non sortirono alcun risultato oltre a quello di far lievitare il costo delle prestazioni professionali. I farmacisti conservarono i loro privilegi feudali e così i notai e le assicurazioni. Tutto si è risolto nella possibilità di comprare nei supermercati alcuni prodotti di banco. Per il resto siamo rimasti un paese rigidamente controllato dalle corporazioni e dalle imprese. Le autorità costosissime che sono state preposte ai vari settori ogni tanto elevano qualche contravvenzione con l'aria del vigile che permette tutto ma ogni tanto deve fare finta di controllare.

La linea politica del PD è stata sin dalla sua fondazione un continuo sbandamento a destra. Il PD è ossessionato dalla conquista dell'elettorato di centro-destra e si è sforzato e si sforza di ingraziarselo con qualche bel pezzo di carne. Ha donato le privatizzazioni che hanno appesantito di costi quasi insopportabili i servizi e quindi le bollette degli utenti. Le privatizzazioni hanno squartato dal di dentro la pubblica amministrazione sottraendole i migliori settori. Tre giorni fa, per segnalare alla Confindustria i suoi servizi , il gruppo PD del Senato ha presentato un disegno di legge che introduce il contratto unico di ingresso che la Francia ha rifiutato con durissime lotte. Questo contratto abbassa i salari riducendoli a minimi e abolisce l'art.18 meglio di quanto sta facendo il governo con la legge 1167 rinviata da Napolitano alle Camere e precarizza tutto.

Mentre la destra si tiene ben stretto il suo elettorato aumentandone il peso sociale e giuridico con leggi esemplari, il PD ha abbandonato a se stessi ventiduemilioni di lavoratori italiani inventandosi teorie strane come quelle della fine della classe operaia e della lotta di classe. Aborrisce il conflitto sociale che per tanti anni ha garantito prosperità e progresso all'Italia assicurando salari dignitosi e innovazione tecnologica.

Il PD non ha identità ed è in preda ad una crisi terribile. Non è più l'Ulivo che aveva un progetto di rinnovamento democratico moderato ma civile dell'Italia. Non è la Margherita e neppure il PCI. Non è niente! E' un partito ossessionato dal bisogno che si è inventato di compiacere la Confindustria ed il Vaticano.

In Sicilia collabora con Lombardo dello MPA ed ha creato al suo interno una corrente "autonomista" pronta a confluire nel partito del Sud. In Lombardia finanzia le ronde. Ha perduto il suo smalto di partito di grandi amministratori locali aumentando il costo della cittadinanza con le privatizzazioni.

Ora Prodi propone di dargli la botta finale. Farne un partito regionale con venti Feudatari che eleggono l'Imperatore come nella Germania medioevale.

Sarebbe la perdita definitiva dell'anima di sinistra tuttora vivente in milioni e milioni di compagni ma non più nella Nomenclatura, anima ripudiata da Occhetto alla Bolognina quando scelse di diventare "democratico" cioè borghese piuttosto che socialista, cioè strumento dei lavoratori.

Pietro Ancona

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