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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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A difesa dell’articolo 18 e dello statuto dei lavoratori

Contro l’arbitrato e il collegato lavoro. Contro la crisi e le speculazioni, i licenziamenti e la precarieta’

(15 Aprile 2010)

PRESIDIO SABATO 17 APRILE 2010
ORE 16.00 – PIAZZA BENGASI, ANGOLO VIA NIZZA


Non è passato molto tempo da quando il ddl 1167 (cosiddetto “Collegato Lavoro” alla Finanziaria), è stato approvato: esattamente un mese e mezzo (era il 3marzo scorso). Nel frattempo il Presidente della Repubblica, Napolitano, lo ha rinviato alle Camere per l’esistenza di sospetti dubbi di costituzionalità di alcuni articoli. La discussione in Parlamento riprenderà il 26 aprile. Abbiamo da subito denunciato questo provvedimento come il tentativo, da una parte, di affossare lo Statuto dei Lavoratori, e quindi di ridurre in modo ancor più drastico i diritti sindacali e politici dei lavoratori e delle lavoratrici, di fatto cancellando l’art. 18 e liberalizzando i licenziamenti. Dall’altra il mondo delle aziende ringrazia per un provvedimento che renderà cassintegrati/e, disoccupati/e, precari/e molto più flessibili e - per dirla col ministro Sacconi - più disponibili ad accettare qualsiasi lavoro si presenti loro…
Come lavoratori e lavoratrici di aziende in crisi o a forte composizione precaria, abbiamo da subito collegato la nostra situazione con questi provvedimenti , intuendo la volontà di Confindustria e maggioranza parlamentare di renderci più mansueti e remissivi, più simili a un servo della gleba che a un lavoratore, pur sempre salariato, ma con la coscienza dei suoi diritti.

Ebbene, i fatti che si sono avvicendati in questo mese e mezzo hanno purtroppo avvalorato le nostre intuizioni:
L’imprenditoria nostrana, sempre più arrogante e becera, ha tuonato dalle pagine dei principali quotidiani e nelle assisi pubbliche (non ultimo il convegno di Confindustria a Parma), sulla necessità di andare a colpire un serie di diritti acquisiti sia in materia politico-sindacale, sia economica. Incredibili le affermazioni del presidente di Assocontact – che riunisce tutti i padroni delle società di call center in outsourcing -, secondo il quale sarà difficile non solo garantire nuove stabilizzazioni, ma addirittura l sicurezza di quelle “vecchie”. La soluzione? Tagliamo le ore di permesso, i giorni di ferie, le pause 626, e introduciamo maggiore flessibilità (fonte “Sole 24 Ore”).

Il mondo politico istituzionale è evidentemente tutto schierato a favore di industriali e banchieri. Sacconi, non contento del ddl 1167, proprio durante il convegno di Parma, ha rilanciato, annunciando il “pensionamento” dello Statuto dei Lavoratori, che sarà sostituito da uno “Statuto dei Lavori” che servirà a “completare la liberazione dall’oppressione burocratica, da tutto quello che genera conflitto e dall’incompetenza che minaccia l’occupabilità”. Su questo tema potremmo consigliare al ministro di dimettersi, ma, a parte gli scherzi, non c’è solo il governo a minacciare la nostra capacità di resistere e di fa valere i nostri diritti. Il PD non può essere da meno e, attraverso il senatore Nerozzi (ex sindacalista CGIL), propone una legge per un “contratto unico di inserimento” per i neo-assunti, che prevedrebbe il congelamento dello Statuto dei Lavoratori per 3 anni. Come dire: non c’è da fidarsi proprio di nessuno…
CISL e UIL (insieme all’UGL) hanno firmato l’avviso comune che recepisce positivamente il “Collegato Lavoro”, ma non basta. Raffaele Bonanni, segretario CISL, rilancia su un accordo che riformi la rappresentanza sindacale (già al momento tutto, tranne che democratica), sulla scia di quanto previsto dall’accordo separato sulla riforma dei contratti, accordo firmato, guarda caso, sempre da CISL, UIL e all’UGL nel 2009.

Insomma, crediamo che sia evidente, purtroppo, che l’attacco alle nostre possibilità di difesa, non si limiti solo all’art. 18, con l’arbitrato, ma sia di più ampio respiro, teso a metterci in ginocchio per molto, molto tempo, se non definitivamente.

Di fronte a questo, come Assemblea Lavoratori Autoconvocati di Torino, abbiamo lanciato una proposta: accanto al collegamento e alla mutua solidarietà nella lotta contro la crisi e le speculazioni che colpisce direttamente le nostre condizioni di lavoro e di vita, iniziamo e stabilizziamo una mobilitazione a difesa dei nostri diritti politici e sindacali che parta dal basso e che suggerisca, solleciti, pressioni le organizzazioni sindacali non apertamente collaborazioniste a intensificare e articolare la lotta, arrivando, auspichiamo, a uno sciopero generale sul tema dell’arbitrato e dei provvedimenti interni al ddl 1167. Abbiamo fin qui raccolto 500 firme, sia per via telematica, sia attraverso banchetti organizzati nei quartieri dove chi si suda un salario vive e lavora (o non lavora) o in concomitanza con eventi pubblici di natura politica o sindacale. Non abbiamo la presunzione di pensare che questa iniziativa possa determinare né un rallentamento degli attacchi che ci arrivano, né tanto meno un’inversione di tendenza. Pensiamo però che, di fronte all’assordante silenzio, fosse necessario farlo e che lo sia tuttora.

Per questo facciamo appello a tutti i lavoratori e le lavoratrici, i precari e le precarie, residenti e migranti, a chiunque sia attivo/a sindacalmente o politicamente e sia sensibile a questi temi, ad essere con noi sabato prossimo, 17 aprile, in piazza, come un primo, speriamo uno dei tanti, momento per rendere visibile alla città, a chi lavora come noi, ma anche a chi ci governa, a chi ci sfrutta, a chi ci dovrebbe rappresentare e non lo fa, la nostra insofferenza per quello che ci si sta rovesciando contro, la nostra determinazione a resistere per difendere i nostri diritti e i nostri interessi, ad affermare che finché “profitto, ricavi, utili”, saranno le voci attorno alle quali dovranno girare la politica e l’economia di questo Paese, per chi lavora non ci sarà mai né giustizia, né sicurezza.

Assemblea dei Lavoratori Autoconvocati di Torino

Fonte

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