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(21 Aprile 2010)
La tragedia delle morti per malattia professionale, contratta sul luogo di lavoro, alla Tricom di Tezze sul Brenta, si risolve in una farsa processuale nel tribunale di Bassano.
Il giudice, Deborah Di Stefano, ha disposto, (nel suo solito stile, cioè sottovoce) di procedere con il rito abbreviato semplice, sulla base di una perizia disposta a suo tempo dal GIP totalmente favorevole agli imputati, senza alcuna altra testimonianza o perizia.
Su questa base le parti lese, quelle che ancora non hanno celebrato alcuna causa civile, sono costrette a ritirarsi perché l’eventuale sentenza di assoluzione degli imputati le priverebbe della possibilità di affrontare il rito civile od anche il più semplice ricorso all’Inail per il riconoscimento della malattia professionale.
Il giudice ha poi disposto che il nostro Comitato, unitamente a Legambiente e al Comune di Cittadella, non possano costituirsi parte civile nel procedimento.
Un degno epilogo, che i ripetuti tentativi di insabbiare l’inchiesta, avevano annunciato.
Abbiamo dovuto affrontare infatti la duplice richiesta di archiviazione avanzata dal PM Parolin, contro la quale abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica perché illegittima. Successivamente, abbiamo dovuto subire l’umiliazione di una perizia ufficiale, disposta dal GIP, che indicava che la causalità del nesso tra malattie professionali e processo produttivo era irrimediabilmente compromessa a causa del vizio del fumo da parte degli operai, per cui il nesso era difficilmente dimostrabile. Non è bastata, poi, la sentenza di condanna del Tribunale di Cittadella per l’inquinamento irreversibile della falda acquifera, né la sentenza del Tribunale Civile che ha riconosciuto la responsabilità dei titolari nel decesso per tumore polmonare di un operaio.
Queste ultime vergognose disposizioni umiliano quanti hanno creduto nella possibilità di ottenere giustizia e privano di valore le istituzioni che alla sua tutela sono preposte.
In poche parole, questa è la giustizia dei padroni!
Di nuovo l’impunità è assicurata, mentre di lavoro si continua a morire, anche qui a Bassano, mentre le malattie professionali contratte per esposizione a sostanze nocive nei luoghi di lavoro continuano a mietere migliaia e migliaia di vittime. E questo per incuria, negligenza, pressappochismo o per la semplice scelta di risparmiare su ogni investimento per la sicurezza da parte dei padroni.
C’era la possibilità di celebrare un processo che mettesse al centro la tutela dei lavoratori e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Si è fatto il contrario: il processo celebrerà l’impotenza di lavoratori ed operai, l’impunità dei soliti potenti.
Questo è il messaggio: signori padroni, accomodatevi pure!
La nostra battaglia per la sicurezza non finisce comunque in un tribunale. Abbiamo l’obiettivo di perseguire il rischio zero per chi viene a contatto con le sostanze cancerogene nei luoghi di lavoro ma anche nell’ambiente.
Lo ripetiamo ancora una volta: le morti sul lavoro e di lavoro non sono mai una fatalità. Ci sono precise responsabilità da parte di chi antepone il profitto alla vita umana e continueremo a batterci per ottenere giustizia.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Tezze sul Brenta e Bassano del Grappa
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