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Il terrorista

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(31 Ottobre 2011) Enzo Apicella
Il ministro del Welfare Sacconi su Skytg24 criminalizza l'opposizione alla manovra economica e lancia l'allarme terrorismo

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    La scissione necessaria

    (25 Aprile 2010)

    Se Fini, dopo la reazione di Berlusconi e dei suoi pretoriani alle sue critiche e dopo l'approvazione di una mozione finale che ricorda frasi e toni da centralismo democratico di memoria stalinista, resta nel PDL rischia di ridurre e derubricare a mera questione interna le sue posizioni. Posizioni che denunziano una crescente colonizzazione della ideologia leghista del PDL sempre più condizionato e vincolato dall'agenda dettata da Bossi. Quando Formigoni propone un reclutamento su base regionale degli insegnanti fa propria una rivendicazione identitaria dei leghisti che vogliono espellere dalla scuola, dalla magistratura, dalla pubblica amministrazione i quadri di provenienza esterna alla Padania. Il processo di leghizzazione del PDL è in fase avanzata ed impregna sempre di più la legislazione e gli atti del governo. Basti pensare alle tristi vicende del centocinquantesimo dell'Unità d'Italia ed alla proposta di sottoporre ad un esame di lingua italiana i commercianti stranieri.

    Nel Pdl non c'è alcuna possibilità che si cambi linea e che i valori di cui Fini si è fatto portatore, frutto di un sofferto ripensamento di sue precedenti convinzioni, conquistino il cuore e la maggioranza del Partito. Partito espressione di una borghesia illiberale che mostra il bastone. Basti pensare alle recenti dichiarazioni di Marchionne che, senza tanti giri di parole, invita i lavoratori italiani a piegarsi alle sue richieste pena il trasferimento della Fiat all'estero. Basti ricordare il trattamento che gli agrari della valle padana (e non solo loro) infliggono ai contadini indiani o rumeni. Il Pdl è espressione di un ceto imprenditoriale che si è fatto violento e che si riconosce molto nelle posizioni di Bossi anche se vota Berlusconi.

    Il nuovo Fini non sopravviverà nel PDL. Deve uscirne subito, creare un suo raggruppamento, agire in Parlamento come forza autonoma animata da una visione di destra civile. Se non farà la scissione è destinato a deperire oppure ad andare a Canossa ammesso che il Caudillo abbia voglia di riprenderlo e di perdonarlo. Se farà la scissione costringerà il PD che oggi lo fa cuocere nel suo brodo ad apprezzare le sue posizioni e da forza marginale potrà evolvere fino a diventare una significativa forza politica.

    La politica non è soltanto l'arte di barcamenarsi in una situazione data ma la realizzazione di ideali, di una utopia. Se Fini è davvero convinto, come sembra, della necessità di estirpare dall'Italia il tumore del razzismo e del sovversivismo del movimento nazifascista della Lega, ora e subito deve lasciare Berlusconi ed i suoi cortigiani, per intraprendere il duro cammino di un recupero della Costituzione e della Repubblica democratica. E' il solo modo per liberarsi dalle gravi responsabilità di una quasi ventennale collaborazione con Berlusconi e Bossi.

    Pietro Ancona

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