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I lavoratori dovrebbero essere tutti antifascisti

(26 Aprile 2010)

Da 65 anni, ogni 25 aprile, si festeggia la Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista iniziata l’8 settembre 1943 dopo la firma dell’armistizio nella Seconda Guerra Mondiale. Quella “liberazione” fu molto parziale (perché i “liberatori USA occuparono l'Italia politicamente, culturalmente e anche militarmente) e si realizzò in larga parte grazie alla lotta di decine di migliaia di partigiani che combatterono sulle montagne e nelle città (rischiando, e spesso perdendo, la propria vita) e di tutti coloro che ai partigiani dettero appoggio e sostegno concreto.
Quei partigiani non combattevano solo contro l’occupazione nazista; combattevano contro il fascismo che aveva soggiogato l'Italia per 20 anni e soprattutto per un futuro migliore, per una società in cui i valori fondamentali potessero essere quelli della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà, della fratellanza tra i popoli, della lotta contro ogni ingiustizia, del rifiuto della guerra e dello sfruttamento.
Ma subito dopo il 25 aprile 1945 i lavoratori - che più di tutti avevano contribuito alla liberazione già a partire dagli “scioperi illegali” del marzo 1943 - tornarono ad essere sfruttati nelle fabbriche e nei latifondi, spesso in modo ancora più intensivo che nel passato. Il fascismo non c'era più ma disuguaglianze sociali continuavano ad approfondirsi. I partigiani e tutti coloro che avevano combattuto il vecchio regime furono emarginati. Chi aveva avuto potere al tempo del fascismo tornava ad avere potere. Chi era stato oppresso dal fascismo, veniva ora oppresso dalla “democrazia”.

E' sempre giusto celebrare la lotta partigiana e non dimenticare cosa fu il fascismo. Ma oggi non possiamo limitarci a coltivare la “memoria storica” - certamente importante - perché i nuovi fascisti, le nuove destre, non costruiscono il proprio consenso sulla “memoria”, ma sull'odio e sulla divisione tra i lavoratori italiani e quelli immigrati, soffiando sul fuoco del malcontento che cresce anche a causa della crisi economica. E' dunque su questo terreno che dobbiamo lottare mostrando ai lavoratori che votano Lega Nord e ai giovani che sostengono gruppi neo-fascisti e di estrema destra che i loro problemi non si risolveranno mai prendendosela con gli immigrati, ma che si risolveranno solo prendendosela con i padroni e con tutti quei partiti, sindacati, associazioni... che direttamente o indirettamente riconoscono la giustezza della legge del profitto e dello sfruttamento del lavoratori.

Essere antifascisti significa anzitutto costruire concretamente la solidarietà di classe tra lavoratori italiani e immigrati, perché è contro questa solidarietà che si muovono i fascisti, i leghisti, i razzisti di ogni genere... Questa è l’unica risposta efficace che possiamo mettere in campo: l’unita di classe di tutti i lavoratori, immigrati e italiani, giovani e “vecchi”, settentrionali e meridionali... partendo dalla comune condizione oggettiva di produttori e di sfruttati: o saremo capaci di vincere questa battaglia oppure, andando avanti divisi, saremo costretti ad accettare condizioni di lavoro sempre peggiori dal momento che i capitalisti, che hanno creato questa crisi, non hanno alcuna intenzione di pagarne gli effetti e cercano in ogni modo di scaricarli sui lavoratori, soprattutto su quelli precari e immigrati che sono più deboli e ricattabili, gli uni, per la natura dei loro contratti, gli altri, perché hanno il permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro.

Lo capiscono, oggi, i lavoratori questo messaggio di unità e di forza? No, o solo in parte. Molti lavoratori si lasciano ammaliare dal richiamo dell'odio e dell'egoismo, cercano la strada più facile. A chi ci dice “padroni e operai italiani - o padani - uniti contro gli immigrati” noi dobbiamo rispondere “lavoratori – bianchi, neri, gialli o “a pallini” - uniti contro i padroni”; a chi ci dice “rimandiamo a casa gli immigrati per spartirci il lavoro” rispondiamo “mandiamo a lavorare i padroni per spartirci la ricchezza”.

Fino a che i lavoratori non capiranno che la loro unica forza sta nella loro unità di lavoratori e nella comprensione pratica che gli interessi dei lavoratori non possono essere conciliati con quelli dei capitalisti; finché i lavoratori non capiranno che lottando uniti si resiste meglio di quanto si possa fare dividendosi; finché i lavoratori non capiranno che chi inneggia alla loro divisione li vuole deboli di fronte al padrone e quindi opera per il padrone... i lavoratori continueranno a lavorare per salari da fame e a morire nei luoghi di lavoro, mentre i padroni continueranno a spassarsela e a ridere della loro stupidità e della loro ignoranza.

25 aprile 2010

PRIMOMAGGIO
Foglio per il collegamento tra lavoratori, precari, disoccupati

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